
Preparatevi per una scrittrice pronta a farvi sognare!
Alabaster mi ha colpita, è frizzante, pieno di insidie individuali, tratta di amore, odio, eternità, immortalità e segreti. Non lascia spazio ai ripensamenti e infervora la passione. Non me lo lascerei scappare e attendo l’uscita del secondo Volume. Una talentuosa Nevis da non perdere.
Buona lettura!
Nevis Menegatti, nata a Trento nel 1990. Fin da piccola colleziona libri di ogni genere e si è affacciata al mondo della scrittura da giovanissima, scrivendo racconti brevi, passando poi a progetti di veri romanzi, alcuni lasciati incompiuti, fino alla saga Alabaster, per il quale è stata segnalata al concorso letterario “Armonia” nel 2015.
Istruttrice di equitazione in formazione, porta avanti il suo progetto di stesura del romanzo fantascientifico Event Horizon. Alabaster, Guerra, è il primo volume della sua quadrilogia.
Alabaster, romanzo di esordio di Nevis Menegatti, è una piacevole e sorprendente lettura, dettata da elementi creepy, romantici e horror con una base fantastica ben delineata. In questo romanzo ho trovato figure che da sempre mi affascinano: licantropi e vampiri, i quali non hanno esaurito la loro vivacità letteraria con romanzi best-seller, bensì nella penna di Nevis sono riusciti a rendere brillante la loro identità e con nuova linfa vitale mi hanno conquistata.
Non solo vampiri e licantropi sono i protagonisti di Alabaster, ma anche coloro che decidono di rimanere nel mistero e per tutto il romanzo rimangono nell’ombra, ad attendere che un personaggio prenda coraggio e li faccia entrare in scena.
L’opera tocca diverse tematiche, quali l’identità personale, la percezione del mondo e della realtà, il dolore delle esperienze personali e la metabolizzazione del cambiamento, contando anche la presa di coscienza e poi l’accettazione dell’impotenza e dell’impossibilità di scelta.
Tema ricorrente è la mancanza di informazioni che permette al lettore di immergersi nei pensieri e nelle considerazioni dei diversi personaggi e provoca in essi turbamenti tanto grandi che saranno la chiave di volta di alcune delle parti migliori del romanzo. Da ognuno di loro ho tratto emozioni continue e travolgenti, unite all’incalzante ritmo delle azioni e dei dialoghi organicamente completi.
Sono presenti diverse parti con domande retoriche che sono state poste in maniera fluttuante e non appesantiscono la lettura, bensì la rendono per certi versi comica e incalzante. Ti senti uno di loro!
I personaggi:
Eleanor: la protagonista indiscussa. La sua crescita è esponenziale e dettata da motivi che a lei sembreranno sconsiderati e altrettanto mirabolanti.
François: storia dannatamente affascinante, figura altalenante, eccitante descrizione e contestualizzazione. Il flashback della sua vita è degno di nota e fondamentale per immergersi nelle sue complesse dinamiche mentali.
Daniel: travolto da un evento sconvolgente, colui che è combattuto tra la sua nuova identità e i sentimenti che lo avvolgono e lo turbano.
Alaric: l’antagonista eccezionale. Famelico, disinibito, violento e privo di qualsivoglia freno.
La trama in pillola:
Alabaster si svolge tra Galway, Dublino e il Castello di Leeds, in luoghi sia comuni che celati ad occhi indiscreti. La vita di Eleanor verrà scossa prima da un incontro nel luogo in cui lavora, la libreria del Signor Peterson, in seguito si troverà di fronte la figura di Alaric che, incalzato da Daniel, darà sfogo alle sue ire e farà capitolare la tranquillità di Eleanor a favore di un mondo a lei totalmente imprevedibile.
Lo stile, la penna e la tastiera:
Quale scrittrice esordiente, mi immedesimo negli autori nel momento in cui, durante la lettura da parte di altri, vengono informati degli errori… prima di tutto gli errori si fanno, sia volontariamente che involontariamente e seconda cosa, non bisogna averne timore. Con il tempo, la lettura, la scrittura e lo studio, l’arte viene affinata e ciò per cui prima si era ciechi, dopo si vede come un fulmine a ciel sereno.
Dopo questa breve introduzione, sottolineo la presenza costante di alcune parole, tra cui “imbarazzante” e “così”, che non pregiudicano la lettura.
Da leggere con un’armonia tutta sua, Alabaster susciterà in voi la voglia di vedere se davvero esista questo mondo.
La penna di Nevis è volenterosa e pronta a nuove sfide, in cerca di ispirazione a cui attingere e dettata dall’amore per i personaggi e per la storia che ad ogni capitolo si infittisce. Lo stile è articolato in forma diretta e indiretta, domande retoriche, commenti del narratore e alcune parentesi che toglierei. Ho notato con piacere la bravura nelle descrizioni dei sentimenti e delle emozioni.
Intervista a caldo appena terminata la lettura!
1) Il background generale della collana, ti sei ispirata in qualche modo alla tua vita?
Senza andare troppo sul personale, ho cominciato scrivere “Alabaster – Guerra” in un periodo difficile dell’adolescenza, durante il quale avevo sofferto una separazione e la morte di una persona che è stata un faro fin dai miei primi giorni di vita; nonostante la storia di Eleanor, la sua condizione familiare intendo, non sia identica alla mia, posso dire che le difficoltà che stavo affrontando all’epoca hanno, almeno in parte, influenzato il background del personaggio.
2) L’ambiente sociale dei licantropi e dei vampiri; perché i vampiri sembra che proteggano gli umani? E’ solo per una questione utilitaristica?
Quando ho pensato all’ambientazione del ciclo narrativo di Alabaster, ho fatto della sua coerenza un punto di forza. Prendendo in considerazione la possibilità che esistano delle creature che vivono in un perenne stato di non-vita, le quali, per sopravvivere, devono trovare sostentamento da una razza a mortalità più breve, mi è parso logico che uno dei motivi per i quali i vampiri di Alabaster avessero “a cuore” l’esistenza degli esseri umani fosse, come dici tu, utilitaristico. Così come noi umani foraggiamo, alleviamo e ci cibiamo di animali d’allevamento, la tutela della razza umana è di fondamentale importanza per la sopravvivenza dei vampiri. C’è, tuttavia, da mettere in chiaro un punto fondamentale quando si getta un occhio sull’ambientazione di questo libro: in Alabaster non ci sono bianchi o neri, e considerare tutti i vampiri come protettori assoluti del genere umano sarebbe un errore. Si tratta di una specie i quali esponenti, a prescindere dalla loro stirpe o dalla magnitudine dei loro poteri, si credono superiori all’essere umano e, di conseguenza, lo vedono come ciò che è, e nulla più di questo: una fonte di cibo.
In cima alla scala gerarchica dei vampiri si trova l’Organizzazione, un gruppo elitario comandato dai purosangue, i quali compiti sono mantenere il segreto politico fra vampiri ed esseri umani, contenere il numero di licantropi, ma allo stesso tempo sbarazzarsi e uccidere gli elementi dannosi della loro stessa specie.
Per concludere quest’analisi, senza andare a rovinare gli sviluppi che troveremo nei prossimi libri, per quanto ci siano sicuramente vampiri “buoni” che hanno a cuore l’esistenza della specie umana (o si siano legati a degli individui della suddetta razza) e di conseguenza combattano per preservarla, la protezione del genere umano da parte loro è, per l’appunto, principalmente una questione di sopravvivenza.
3) I vampiri e i licantropi hanno gli stessi sistemi di percezione dei sentimenti degli umani? Oppure per loro è uno sforzo provare emozioni come le provano gli umani?
In Alabaster, vampiri e licantropi non provano gli stessi sentimenti degli esseri umani, perché le specie hanno e/o sviluppano dopo la mutazione mentalità differenti da quelle di una persona comune, cominciando a vedere il mondo sotto un punto di vista diverso.
Prendiamo in analisi i vampiri: stiamo parlando di individui che non possono morire per cause naturali, sopravvivendo per molteplici vite umane. Possono conoscere un bambino in fasce e vederlo morire di vecchiaia e, grazie al tempo a loro concesso, possono accumulare livelli di conoscenza molto più alti di quelli che un umano riuscirebbe ad immagazzinare in una vita. A causa di queste premesse, i sentimenti dei vampiri, per quanto sicuramente esistenti, vengono plasmati e diventano più o meno intensi, o instabili, dalle esperienze che ogni singolo individuo sviluppa durante la sua non-vita.
Legarsi ai loro simili è molto più facile per loro, in quanto non dovranno crucciarsi del dolore che altrimenti proverebbero nell’assistere all’inesorabile scorrere del tempo; una sofferenza tale, un senso di colpa che potrebbe portarli alla pazzia.
Questo distacco, che comincia a svilupparsi in un vampiro una decina di anni dopo la sua trasformazione, o viene radicato nell’infante purosangue dalla sua famiglia, spesso e volentieri si trasforma in superbia, superficialità più o meno fittizia, o arroganza, perché su questa terra sono poche le creature che possono accumulare i loro livelli di potere ed esperienza.
Per quanto riguarda i licantropi, la loro situazione è diversa. Nonostante non vivano più a lungo degli esseri umani, il loro modo di pensare ed agire è basato molto di più sull’istinto, per quanto non pecchi eccessivamente di razionalità. Sono creature territoriali, vanno molto “a pelle” e a causa di ciò, spesso e volentieri, peccano di impazienza, ossessività e possessività.
Vivendo tanto quanto un umano, tuttavia, al contrario di un vampiro, un membro di questa specie risulta immediato, caldo e passionale, perché non ha molte ragioni di frenare i propri sentimenti, anzi: essendo più vicino al comportamento animale, qualsiasi emozione o sentimento provato è di solito nettamente più intenso rispetto a ciò che un umano proverebbe nella stessa situazione, rischiando di rasentare l’eccesso.
4) La componente eterna non viene argomentata totalmente nel primo romanzo, verso quali considerazioni baserai il suo sviluppo?
Difficilmente viene data la possibilità al lettore di comprendere la complessità e vastità del concetto di immortalità; i pregi, i difetti e i benefici che questa può portare e quello che essa può togliere ad un individuo.
Nel primo libro di Alabaster viene data la chance di affacciarsi alla finestra che da sul passato remoto della figura di François, senza tuttavia spaziarvi eccessivamente; quella è stata una mia scelta personale, in quanto v’è molto da dire a riguardo. Essendo “Alabaster – Guerra” il primo libro di una quadrilogia, ho preferito introdurre l’ambientazione in maniera dettagliata, ma non troppo, e lasciare le considerazioni profonde e articolate per un capitolo futuro, dove potrò portarle sul piano narrativo in maniera pratica ed efficiente, senza rischiare di trasformare una storia a ritmo costante, come quella di questo libro, in un’antologia.
Questo vuol dire che, nei prossimi capitoli della saga, vi sarà dato il giusto spazio. Tutto a tempo debito, mia cara. Tutto a tempo debito!
5) La figura di François non è identificabile con la parola “responsabile”; pensi che l’eternità lo renderà più coerente?
Quando si parla di François, le cose sono destinate a complicarsi parecchio. Il personaggio in sé è, infatti, estremamente complesso. Prendendo in considerazione quanto ho detto prima riguardo la visione, l’esistenza e i sentimenti dei vampiri, partiamo dal presupposto che lui non è a conoscenza del suo passato, in quanto il primo ricordo che possiede lo vede già come un membro della sua specie fatto e finito, apparentemente indipendente e allo stato “brado”. Non ha memoria della sua vita mortale o della formazione ricevuta da un casato. Non sa se è stato creato o se il suo sangue lo collega alla più prestigiosa linea genetica dei purosangue. Di base, quindi, il co-protagonista di “Alabaster-Guerra” ha fondamenta instabili.
Cresciuto poi da un Lord omicida e senza scrupoli, lui dimostra di essere tutt’altro che irresponsabile; scala rapidamente la gerarchia dell’Organizzazione non solo grazie ai suoi poteri innati, ma anche grazie alla sua estremamente razionale efficienza. Come abbiamo visto, però, ha compiuto un errore che ha pesantemente segnato la sua non-morte, che è stato causato dalla sua mancata “mortalità”, diciamo, o esperienza in merito. Ne ha custodito la ferita schermandosi dietro un muro di freddezza, omertà, superficialità e senso di colpa.
Durante la trama del primo libro, per la prima volta dopo centinaia di anni, questo personaggio viene messo alla prova dalla presenza di Eleanor, dalla sua non-umanità, ma anche da ciò che lei è in realtà. Lui, al contrario di noi, sa a quale destino la ragazza va in contro e i suoi trascorsi lo conducono a cercare compromessi lì dove non è possibile trovarne.
La storia di François è tutt’altro che finita, anzi: il suo sviluppo ricomincia, dopo secoli, dalle ultime pagine del primo capitolo della saga.
6) La figura di Daniel ricopre un ruolo importante nell’esistenza di Eleanor; lo ritroveremo nel prossimo libro, oppure ricomparirà in un futuro molto prossimo?
In tanti sembrano essersi affezionati alla figura di Daniel e non potrei che esserne felice. Ho speso parecchie energie a costruire la sua personalità, soppesando con attenzione i cambiamenti che questa avrebbe sofferto a causa del dipanarsi degli eventi interni al ciclo narrativo. Il fratello adottivo di Eleanor non è svanito nell’etere, e soprattutto non finirà la sua esistenza come uno dei tanti nomi di background, destinati a rimanere tali per far brillare la relazione fra i due protagonisti principali di “Alabaster – Guerra”. La complessa relazione fra di loro, infatti, è parte della narrazione, non il fulcro attorno a cui ruota tutto il resto.
La sparizione del nostro amatissimo biondo era voluta e narrativamente necessaria per gli sviluppi prossimi del personaggio. Nonostante io non voglia fare alcun spoiler, posso assicurarvi che lui avrà un ruolo sempre più centrale nel secondo e nel terzo capitolo. Lo rivedrete molto presto e soprattutto saprà sorprendervi.
7) La storia d’amore c’è, ed è maliziosa e succulenta! Le tue prossime mosse a riguardo?
Dire qualcosa a proposito di ciò che accadrà sarebbe rovinare la sorpresa, pertanto devierò questa domanda con estrema eleganza, dicendoti quanto segue: ogni personaggio interno alla narrazione della saga di Alabaster dovrà affrontare sviluppi inaspettati, belli o brutti, che spesso e volentieri metteranno in discussione ciò per cui questi hanno lottato.
Nulla è statico e io ho il vizio, pregio o difetto, di essere realista.
Riusciranno François ed Eleanor a vedere la fine del tunnel ed uscirne a testa alta? Forse sì, forse no. Lo sapremo solamente all’ultima pagina del quarto libro.
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