La tazzina era bollente quanto il caffè e dovette aspettare un momento prima di bere. Appena poggiò la tazzina sul piattino, l’amica, seduta al suo fianco, le toccò il gomito. -Ehi, guarda quello-, disse con un filo di voce e gli occhi attraversati da una vena malevola.
Lei alzò lo sguardo in direzione di quello dell’amica. Era lui, il ragazzo del locale notturno. Era uno dei baristi da qualche mese. La sua amica lo sfotteva sempre, soprattutto per i tatuaggi. A lei invece piacevano molto ed erano particolari, un agglomerato di simboli, di cui solo di qualcuno conosceva il significato.
– Non dirmi che lo stai volutamente scrutando-, le disse l’altra, sghignazzando mentre prendeva il bicchiere contenente il centrifugato, di un verde spento.
– Mica è peccato…-, disse con poca enfasi, – é strano. Sai che li osservo quelli come lui-.
– Osservi sempre tutti. Ma non ti capisco. Fa schifo quel ragazzo. Tatuaggi a parte, guardalo la faccia. Secca, gli zigomi nemmeno fossero due promontori e quelle sopracciglia nere e giganti. Due cespugli che nemmeno un vecchietto ha. Orribile-, sussurrò perfida.
La ragazza non osò controbattere, se non con un’alzata di spalle, ma sapeva che quel ragazzo era interessante. – Ho deciso-, esclamò all’improvviso.
– Che cosa? Inizierai anche tu con i centrifugati? Non so come facciate a bere il caffè-, prendendola in giro.
Lei la fissò, per la prima volta da quando si conoscevano. Quella ragazza era sì sua amica, ma spettegolava fin troppo e giudicava le persone senza conoscerle, le metteva alla porta senza scambiarci la benché minima parola, senza contare lo smodato senso di superiorità che sfoggiava con chiunque. – No. Te li puoi tenere, come le tue parole pesanti e i tuoi insulti-, replicò gelida.
La ragazza si impietrì. – Come ti permetti. Insulsa amichetta approfittatrice-.
– Al massimo sarà il contrario-, ribatté lei infervorandosi. Scattò dalla sedia e se ne andò.
Il caffè non si era ancora raffreddato. Era ancora caldo come la mano del ragazzo che lei strinse mentre si presentava. Con non poca timidezza si sedette al suo fianco, insieme agli altri presenti al tavolo, sconosciuti e incuriositi.