– Dai! Continuando così, arriveremo in ritardo-, esclamò Gio scocciato. L’orologio segnava le sedici e trenta e l’appuntamento era alle diciassette.
– Come sto?-, chiese Iona. Il vestito verde smeraldo fasciava il corpo statuario, forgiato da ore e ore di palestra e di dieta ferrea.
– Benissimo come sempre-, ribatté facendole segno di muoversi.
– Insostenibile…-, sibilò, – voglio truccarmi e farmi i capelli-.
– Vai bene così Iona, non dobbiamo andare a una sfilata. Non abbiamo motivo di metterci in ghingheri-.
– Ma guardati tu. Sei abbigliato di tutto punto. Perché io non posso prendermi il mio tempo?-.
– Ti capisco ma adesso non ne abbiamo di tempo-.
– Guido io. Arriveremo in orario-.
– Hai trovato cosa metterti, Va bene così-.
– Non è il vestito il problema. Lo so di stare bene con qualsiasi cosa io voglia indossare. Però voglio essere armonica. Farmi dei bei capelli e truccarmi. Una versione di me da mettere ogni tanto, accompagnata da un bel vestito-.
Gio sbuffò. – Le tue parole non mi convincono. Sei bella. Non puoi abbellire una bellezza come la tua, è giusta e riconoscibile senza orpelli-.
– Non necessito che qualcuno riconosca la mia bellezza. Oggi voglio che la mia bellezza assuma certe forme che ho nella mente, quindi agirò in modo da vederla anche con questi occhi, non solo con l’immaginazione-, esclamò scocciata, – quindi non farmi perdere tempo. Voglio indossare un tipo di bellezza che ho in possesso-.
Gio alzò gli occhi al cielo. – E va bene!-, esordì sconfitto.
Iona sorrise compiaciuta, gongolando. – Meraviglioso! Ho bisogno che tu mi faccia una bella treccia. Con le mani che ti ritrovi sei migliore di me-.
– Ok-, disse trascinandosi verso il bagno con Iona, – non capisco ancora perché ogni tanto ti saltino in mente queste considerazioni-.
– Ritengo di pensare in maniera bizzarra, ma le idee che ogni tanto spiccano sono delicate e armoniose. Esaltano una parte di me, una bellezza che il corpo non è in grado di esprimere se non con oggetti materiali-.
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