Estratti dal romanzo Tornerà primavera di Marilena Brassotti Ziello, edito S4M Edizioni. Trovi la segnalazione qui!
“Sussurri”
Notte. Notte di stelle e di caldo soffocante. Notte di Luglio, precisante settecentotrenta giorni dopo. Chissà perché questa notte riesco a ricordare. A pensare senza soffrire. In fondo credo che prima o poi arrivi per tutti il momento in cui i ricordi del cuore cessano di far male. Questa notte mi dona la sua clemenza. Dalla terrazza di casa mia è proprio bello vedere la luna e le stelle riflettersi sul mantello calmo del mare.
Mi sta perfino compiacendo, il mare. Se ne resta in silenzio sul suo letto, senza disturbare il viaggiare dei miei pensieri.
Lascia che io ricordi. Sono settecentotrenta giorni dalla fine della mia storia con lui. Settecentotrenta che a contarli, a riviverli, mi sento così fragile ai sussurri dell’anima.
Questa notte è talmente bella quanto spietata. Potrei smettere di ricordare, cercare di difendermi da tutte le immagini che riaffiorano. Ma a cosa servirebbe? Non è forse vero che nel momento in cui cerchi di non ricordare, stai già ricordando?
Ma alcune storie, per quanto intense possano essere non durano che un’estate o qualche mese in più. O magari non ricordo bene quanto tempo avesse rubato alla mia vita, quell’amore. Un anno, un anno della mia vita, credo. Che strano riuscire a pensare a tutto questo in modo quasi scostante. Ho praticamente un’agenda piena di pensieri e di sfoghi che scrivo di tanto in tanto, mentre sono in viaggio per lavoro. Armata della consapevolezza di raccontare a un foglio un pensiero, un po’ di me, traccio segni spesso con rabbia, contro un destino sbagliato. Anche contro me stessa, continuando a ripercorrere la mia storia d’amore con lui. Ci sono milioni di pensieri da rimettere in ordine e milioni di colpe, che mi attribuisco, da cancellare.
Rimanemmo sedute a lungo sotto quella torre, mentre guardavamo il cielo all’orizzonte e il suo incontro con il mare. La mia rabbia svanì a cavallo delle nubi. Elisa si appoggiò alla mia spalla e sembrava turbata e triste da quel racconto. Era un misto di emozioni, un po’ come me, che ormai sapevo di aver avuto il coraggio di lasciar andare una parte di me che non riuscivo a cacciare via. Tutta la mia storia era rimasta chiusa in quel regalo. Quel cerchietto di metallo prezioso che alla fine aveva rappresentato un valore superiore al nostro amore, svenduto e rivalutato. Avevo lanciato tutta la mia rabbia tra le onde del mare, che l’avevano ingoiata. Iniziavo a calmarmi. Anche se triste, era quella la verità.
Alle diciotto e trenta io ed Elisa passeggiavamo in spiaggia. Lontane da quella torre. Ogni tanto la vedevo alzare la testa e guardarla. Rimaneva in silenzio di fianco a me. Poi a un tratto la sua voce spezzò il rumore delle onde.