La Scrivania Letteraria

#ifruttolosi – 1, Romanzo autoconclusivo, Progetto Banana

Ieri ho dovuto prendere una decisione importante che mi ha fatto sentire, senza tracotanza nel paragone bensì una stolta tenerezza, un po’ come Simone Weil nel momento in cui ha deciso di entrare a lavorare in fabbrica per provare la vita nelle sue condizioni materiali di realtà. Come ripeto e straripeto, Simone Weil è una filosofa e scrittrice superba, davvero, se non sai cosa sia la trascendenza lei può darti una mano, Hyllesum anche, ma conosco meglio gli scritti di Weil, quindi sul serio, è un consiglio che darei anche tra dieci anni.

Di fatto ho agito in un senso contrario, di certo diverso, rispetto a Weil per un semplice motivo che riporto qui: la scrittura. La scrittura richiede tempo, energie, investimenti, un patto col Diavolo (nah!), ma soprattutto costanza e nuove esperienze. Ecco perché un lavoro al di fuori del mio settore mi aveva sollazzato i neuroni per i una decina di giorni. Un nuova esperienza! Eppure

In questi dieci giorni ho preso anche un’altra decisione ed è stata la sicurezza con cui ho intrapreso quest’ultima che mi ha fatto capire il valore del mio lavoro, di quello che sto costruendo con anni di studio e formazione. Ai primi di aprile, “praticamente domani!” come dice il papi quando parla di Natale, inizio il corso online di scrittura di racconti. Ho già scritto e pubblicato una raccolta di racconti Fervore, sull’ironia e l’imprevedibilità, ma la possibilità di seguire un corso tenuto da Alessandro Forlani (I senza-tempo, 2011, Mondadori, Premio Urania. “Insomma Premio Urania! Accidenti!” ho esclamato senza un granché senso quando mi è giunta la notizia) mi ha fatto accendere non una, ma dieci lampadine in testa. Che occasione!, ho pensato dopo la prima, poco brillante, esclamazione. Una notte di accurata riflessione mi ha permesso di chiarirmi le idee in un brain storming così riassunto: nuova esperienza – racconti – fascino – apprendere – destino – si scrive! – vita – amore La parola amore nel mio prontuario letterario salta fuori spesso nelle ultime settimane. Sarò troppo innamorata in questo periodo? Ci rido su… Non saprei dirlo, forse sull’orlo della follia è più probabile.

Prendere le proprie scelte fa bene al cuore, all’anima e alla mente. Le idee sbocciano e sono a primavera!

Se sei arrivato fino a qui a leggere, prima di tutto ti ringrazio perché questo è il primo articolo dedicato agli aggiornamenti di scrittura. Ora parto in sesta e mi dedico alla novità di fine marzo 2021.

La suddetta ha iniziato a prendere consistenza sotto forma di una poesia dedicata all’Amore (non ci posso proprio fare niente, sono innamorata dell’Amore mi sa) a gennaio 2021, danzante in una parte del mio corpo, tra il cuore e la mente. Girovagava tra le costole, su per la gola, vicino alla corteccia prefrontale e faceva il solletico all’ipofisi: non mi lasciava dormire! Aveva necessità quindi delle mie attenzioni. Armata di santa pazienza nei miei confronti ho lasciato da parte gli altri manoscritti – utilizzo questo termine come sinonimo di “libri in stesura” per affetto nostalgico alle care carta e penna; troverai entrambe le forme negli articoli). Ho preso i primi due mesi e mezzo del 2021 per scrivere una bozza dei primi sei capitoli, scegliere il genere e i sottogeneri, gli argomenti, la protagonista e il suo viaggio dell’eroina, la trama, la modalità di scrittura, il tempo della narrazione, il punto di vista; ho pensato al world building e ho stilato una lista dei libri che possono essere di supporto alla ricerca che dovrò compiere per completezza e realismo della vicenda. Vera è un’altra novità: ho già scelto il titolo!

Riassunto? Due mesi e mezzo di faticosissimo sollazzo fantasioso, con il quale andava a braccetto la domanda: quando sentirò di essere pronta per scrivere?

La risposta è arrivata il 23 marzo 2021! Ho scritto le prime 27 pagine!

Alla cinquantesima pagina scritta inizierò a snocciolare un paio di particolari del romanzo per fare un po’ di bisboccia letteraria e districarmi tra spoiler e presunti tali, i quali mi fanno sempre sorridere d’ironia, di delizia e di perfidia.

Per dare ordine agli articoli e darti la possibilità di orientarti da un aggiornamento all’altro, sia di libri di cui è già stato pubblicato il primo volume (vedi La gloria del sangue e Memorie di Taenelies) che di nuovi progetti, intitolerò i manoscritti con il nome di un frutto, da qui l’hashtag #ifruttolosi (ovviamente lo troverai anche sui social, sono ovunque, come il prezzemolo). Il progetto relativo a questo articolo ho deciso di chiamarlo Progetto Banana.

Fine dell’inizio!

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progetto-banana-ifruttolosi-giulia-coppa-scrittrice-aggiornamento-scrittura
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#ifruttolosi #romanziinscrittura #aggiornamentoscrittura #giuliacoppascrittrice,#progettobanana

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6 risposte su “#ifruttolosi – 1, Romanzo autoconclusivo, Progetto Banana”

Occhio a non strutturare troppo, la fine di un libro fa comunque da feedback al suo inizio. Un castello troppo rigido, crolla da solo.
Inoltre, la coerenza non è degli umani, di questo quando si parla di personaggi credibili, ne va tenuto sempre conto.
I testi letterari hanno una componente artistica che deve superare quella puramente linguistica.

Qual è il soggetto del tuo “non strutturare” troppo? Se ti riferisci all’universo diegetico, esso fa parte dell’Atto 0: prima di scrivere costruisci tassello dopo tassello il mondo in cui i personaggi agiscono, pensano, vivono. Il suddetto universo verrà mostrato con l’occhio dei personaggi e anche con le istanze narrative.
Lo sviluppo in maniera coerente di cui parlo è sempre riferito al mondo diegetico, per rendere più chiaro: un personaggio compie X azione al mattino, ricorda Y esempio e poi vi è una descrizione del paesaggio notturno tramite il suo sguardo. Vedi bene che il mattino e il paesaggio notturno sono incoerenze diegetiche, non linguistiche.
Concordo sull’incoerenza degli umani, però occhio a non esagerare con le incoerenze per cercare uno spessore che esula dai personaggi; mi è capitato di correggere dialoghi in cui il personaggio X rideva gioioso e subito dopo piangeva disperato senza un motivo di qualsivoglia entità, essendo un personaggio privo di disturbi ecc.

Sono curiosa di sapere cosa intendi per componente artistica di un testo.
(Iva Zanicchi è sempre Iva Zanicchi XD)

Qual è il soggetto del tuo “non strutturare” troppo? Se ti riferisci all’universo diegetico, esso fa parte dell’Atto 0: prima di scrivere costruisci tassello dopo tassello il mondo in cui i personaggi agiscono, pensano, vivono. Il suddetto universo verrà mostrato con l’occhio dei personaggi e anche con le istanze narrative.
Lo sviluppo in maniera coerente di cui parlo è sempre riferito al mondo diegetico, per rendere più chiaro: un personaggio compie X azione al mattino, ricorda Y esempio e poi vi è una descrizione del paesaggio notturno tramite il suo sguardo. Vedi bene che il mattino e il paesaggio notturno sono incoerenze diegetiche, non linguistiche.
Concordo sull’incoerenza degli umani, però occhio a non esagerare con le incoerenze per cercare uno spessore che esula dai personaggi; mi è capitato di correggere dialoghi in cui il personaggio X rideva gioioso e subito dopo piangeva disperato senza un motivo di qualsivoglia entità, essendo un personaggio privo di disturbi ecc.

Sono curiosa di sapere cosa intendi per componente artistica di un testo.
(Iva Zanicchi è sempre Iva Zanicchi XD)

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