Marco aprì la porta con estrema lentezza e la richiuse in altrettanta maniera. La sacca, per gli indumenti da usare in palestra, cadde a terra con un tonfo. Sentii il fiocco delle scarpe sciogliersi e vennero lanciate a caso sul tappeto dell’ingresso. Odiavo il suo disordine, ma lo amavo con altrettanta intensità.
– Ciao-, esclamai dallo studio. Le ricerche mi stavano sfinendo e le mie giornate erano incorniciate dai waffles e dal caffè.
– Ti fai un bicchiere? -, esclamò saltando i convenevoli.
– Sto bene anch’io, grazie-, ribattei sarcastica.
Sentii la sua risata. Arrivò con due calici di rosso. Li poggiò accanto alla catasta di libri aperti, dalle pagine segnate da bigliettini e appunti. – Come sta andando?-. Bevvi un lungo sorso di vino. Marco aveva buon gusto. – Tra un mese dovrò consegnare la prima ricerca e tra due mesi, più o meno, la seconda. Sono già in panico-.
– Catastrofica come al solito. Goditi il vino con me, sul divano. Solo mezz’ora-.
– Va bene-, risposi falsamente sconsolata.
– So che ti piace ogni mio ritorno-.
– Per questo sono altrettanto compiaciuta quando vai via. So che ritornerai, berremo assieme un calice di vino, godremo dei nostri abbracci e poi condivideremo la notte-.
Una risposta su “Il ritorno quotidiano”
[…] Articoli precedenti dei Dialoghi: Arhirl: il mondo caduto, Il ritorno quotidiano. […]