Rimani ancora un po’ con me, senza avere timore di perdere tempo. Leggi nei movimenti la tensione palpitante che i miei occhi celano con disprezzo e gelo. Abbracciami, cosicché nemmeno l’aria ci possa separare e ascoltiamo il nostro tremulo respiro che invano scalpita quando arranca.
Però, pensi che sia tutto questo, ciò di cui una persona necessita? No. La gola è rinsecchita come le parole che ormai non vogliono più graffiare l’aria e penso a te, mentre tento di trovare un modo per volerti ancora bene, per amarti ancora.
Il corpo si rifiuta di accettare gli unti spauracchi di bellezza che tentano di propinare gli obesi inetti del tempo. Non se capirai, non so se capirete, ma dovreste prendere la vostra testa, aprirla e scoprire quanto sia spoglia di foglie vive di ideali, priva di connessioni e di radici, svuotata della verità e ingozzata di luoghi comuni e costruzioni, di questo branco di vermi vestiti da farfalle, prese per giuste e legittime.
Dovresti svegliarti, vorrei che tutti aprissero gli occhi. Non vedete il gradino che dobbiamo salire. Ripido e sdrucciolevole, ma altrettanto fertile di possibilità e ripieno della crema più deliziosa della vita: la dignità.