La vita della mente
Hannah Arendt
“È questo non solo l’ultimo libro di Hannah Arendt ma anche il coronamento finale della sua vita activa. Rimasto incompiuto, si sarebbe dovuto comporre di tre parti: restano le prime due e un abbozzo della terza. La prima, dedicata al Pensare, si domanda dove si trovi l’io che pensa, quali siano il suo spazio e il suo tempo, concludendo che esso di pone tra passato e futuro, tra la memoria del non più e l’attesa del non ancora. Qui, nel presente del pensare, l’angelo della storia ferma talvolta il suo volo e ci fa essere liberi. Ed è proprio alla libertà che è dedicata la seconda parte, quella che studia una nozione sconosciuta ai greci antichi: il Volere. Solo il cristianesimo si pose infatti il problema di come conciliare la fede in un Dio onnipotente con le esigenza del libero arbitrio. E dal cristianesimo tale questione arriva sino all’epoca moderna, allorché la volontà si scontra con la legge di causalità, o quando ci si sforza di farla convivere con le leggi della storia. In appendice gli appunti della terza parte, dedicata al Giudicare.”
Incipit della prefazione all’edizione americana: “Hannah Arendt si è spenta improvvisamente il 4 dicembre 1975. Era un giovedì sera; stava ricevendo degli amici. Il sabato precedente aveva portato a termine la seconda parte della Vita della mente, dedicata al <Volere>. La vita della mente era progettata in tre parti, come The Human Condition, opera che idealmente la precede. Mentre The Human Condition, che recava il sottotitolo di La vita activa, era divisa in Lavoro, Opera e Azione, La vita della mente doveva suddividersi, secondo il progetto, in Pensare, Volere e Giudicare, che costituivano ai suoi occhi le tre attività fondamentali della vita spirituale. Hannah Arendt era certamente consapevole della distinzione, tracciata dal Medioevo, tra la vita attiva dell’uomo nel mondo e la solitaria vita contemplativa, benché il suo uomo che pensa, che vuole, che giudica non fosse un contemplativo, tratto in disparte da una vocazione monastica, ma chiunque, in quanto capace di esercitare la sua facoltà specificatamente umana di ritirarsi di quando in quando nell’invisibile regione della mente.”
Incipit dell’introduzione alla parte prima – Pensare: “Il titolo che ho dato a questa serie di conferenze, la vita della mente, appare pretenzioso, e parlare del Pensare mi sembra a tal punto un atto di presunzione che sento di dover cominciare non tanto con un’autodifesa, quanto con una giustificazione.”
Incipit dell’introduzione alla parte seconda – Volere: “La seconda parte della Vita della mente sarà dedicata alla facoltà della Volontà e, di conseguenza, al problema della Libertà, che come affermò Bergson, <è per i moderni ciò che i paradossi degli Eleati erano per gli antichi>. I fenomeni di cui dobbiamo trattare sono ricoperti da uno spesso strato di ragionamenti e di argomentazioni, per nulla arbitrari e quindi da non trascurare, scissi però dalle esperienze reali dell’io che vuole a beneficio di dottrine e di teorie non necessariamente interessate a <salvare i fenomeni>.”
Ad apertura di libro: “In un’epoca di transizione – agli albori del quattordicesimo secolo – quando il Medioevo stava trapassando nel Rinascimento, egli avrebbe potuto benissimo affermare ciò che Pico della Mirandola diceva di sé alla fine del quindicesimo secolo, in pieno Rinascimento: <Non avendo prestato giuramento alla dottrina di alcun uomo, ho spaziato attraverso tutti i maestri della filosofia, ho consultato tutti i libri, sono giunto a conoscere tutte le scuole>. Eppure, Duns Scoto non avrebbe condiviso l’ingenua fiducia dei filosofi posteriori nella forza persuasiva della ragione.”
3 risposte su “La vita della mente”
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