Ho aspettato mesi per decidermi se acquistare o meno questo romanzo…aveva bisogno di tempo. Ieri, impegnata a fare commissioni, ho intercettato il banchetto di libri usati sulla via principale della città. “Adesso vado a vedere cosa c’è”, ho pensato. L’ho visto lì, in mezzo a tutti gli altri, millemila titoli. Ora posso dire di averlo in mio possesso e lo leggerò.
A proposito di un libro intitolato Lolita: tratto dall’edizione di riferimento della Libreria di Repubblica, Vladimir Nabokov, 12 novembre 1956.
“Ogni scrittore serio, a mio parere, sente questo o quel libro pubblicato come una presenza assidua e confortante. La spia luminosa di quel libro brilla senza interruzione in cantina, e basta sfiorare il proprio termostato privato per scatenare istantaneamente una piccola, silenziosa esplosione di familiare tepore.”
Incipit: “Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta. Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. ma tra le mie braccia era sempre Lolita.”
Ad apertura di libro: “E ora prendete nota dell’importante osservazione che segue: ho lasciato che in me l’artista prendesse il sopravvento sul gentiluomo. È con grandissimo sforzo di volontà che sono riuscito in queste memorie, a conservare nello stile il tono del diario che tenevo quando la Haze era per me soltanto un ostacolo.”
