La Scrivania Letteraria

Sara e i burattinai dai fili di ferro

Sara ha ventinove anni, fa la commercialista, è la migliore del suo studio. Oltre al lavoro si dedica alla pittura e da un anno fa mostre in tutta Italia, dove riesce e dove può. Perché per lei non è così semplice farsi accettare, non per l’arte o per il carattere, ma perché è costretta ad avere a che fare con persone che, quando lei difende i suo ideali, i suoi meriti e il suo lavoro, la additano come acida, come aggressiva, come priva di capacità di giudizio e non riconoscono per niente la sua vita come piena e realizzata, bensì la vedono come se in ogni caso mancasse qualcosa.

Sara ha ventinove anni e ha molti amici. Pensava di potersi fidare dei loro giudizi, della loro voglia di crescere, di migliorarsi, di aiutare e supportare gli ideali di altre persone. Pensava che fossero persone brillanti e piene di energia e di forza di volontà, di buoni propositi per il loro futuro e il futuro delle prossime generazioni.

Sara pensava e rifletteva sui mille discorsi che affrontavano ad ogni loro incontro; erano lucidi, ben strutturati, basati sulla teoria, sulla pratica e sull’esperienza. Cosa volere di più se non comunicare e produrre assieme qualcosa di meraviglioso per loro stessi e per altri? Beh…un pomeriggio, Sara ha visto come sotto quelle belle parole, le domande interessate, le battute, le considerazioni e le discussioni proficue, si nascondesse lo stesso ipocrita volto che vedeva sempre troppo bene quando aveva a che fare con uomini d’affari, con acquirenti, venditori, colleghi e superiori. Il volto dell’infamia, il volto dell’ignoranza, il volto della cupidigia, il volto di coloro che, prendendo per universali e necessarie delle caratteristiche prive di qualsivoglia importanza nel metodo di giudizio morale e quotidiano di un individuo, screditavano, rendevano inferiori, minavano la dignità e l’integrità.

Sara se n’è accorta pienamente solo il giorno seguente, a seguito di uno scontro con un collega di lavoro. Ha preso il telefono, ha scorso la rubrica, ma non ha trovato nessuno che in quel momento potesse parlare con lei. Sara sapeva di non essere sola, sapeva che altre persone sentivano ed erano trattate in tal maniera, ma era anche conscia del fatto che molte persone, credendosi rispettose ed “evolute”, in realtà non si rendevano conto che anche loro erano come i mostri ignoranti che additavano.

Sara sa di essere circondata dai burattinai dai fili di ferro, prodotti da un perverso ideale di superiorità. Sara sa che per far arrugginire le corde con cui intessono i movimenti di persone poco lungimiranti, dovrà rovesciare su di essi cascate di acqua pura di conoscenza, di rispetto, di vivacità mentale, di autodeterminazione, di dignità ed empatia. Sara sa che l’acqua dovrà scorrere per secoli, imperterrita, non dovrà essere mai convogliata in una diga, non dovrà mai essere bloccata.

Sara si augura che ci siano altre migliaia di persone come lei mentre scrive sul suo diario dell’episodio che l’ha tanto scossa nell’animo e ha incrinato la fiducia nei confronti di coloro che credono di fare del bene, ma che in realtà nascondono e non sanno gestire il loro male, la loro malvagità ingiustificata.

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