METODI DELL’OSSERVAZIONE, DEDUTTIVO E INDUTTIVO
Il 500 è il secolo della contestazione e della ribellione, nel quale diventano chiare e inconsistenti le insussistenze di ogni limite posto alla conoscenza umana. Si sviluppa l’osservazione particolare ed estrema, molto variegata e non si riconosce più l’autorità dei grandi scienziati del passato.
In questo periodo però il metodo di fare scienza non viene rinnovato e nemmeno stravolto, bensì le ricerche si moltiplicano senza freno e gli scienziati che operano nei diversi campi e discipline della conoscenza della natura, oscillano tra l’assunzione e il rigetto di due diversi metodi, diametralmente opposti:
1. Il metodo deduttivo: elaborazione di teorie generali dirette a cogliere i principi primi della realtà, da cui si deduce la spiegazione di tutti i fenomeni naturali.
- ruolo essenziale della ragione che pone i principi primi e poca importanza dell’osservazione
- metodo degli antichi
2. Il metodo induttivo: non si ha la pretesa di stabilire i principi primi, ma si ritaglia una categoria parziale, in cui compiere osservazioni e ricavare delle indicazioni pratichi per compiere azioni
- ruolo essenziale della fantasia
- ritaglio di ambiti di fenomeni naturali, moltiplicazione delle osservazioni e ricavo di concetti: osservazione preminente e costruzione di una teoria
- metodo particolarmente in auge nel ‘400 e nel ‘500
LE SCIENZE DEL 500 E IL TERZO METODO
I progressi scientifici sono avvenuti soprattutto in:
- astronomia
- meccanica
- matematica
- anatomia
- più in generale le scienze dure e le scienze della vita
Nel ‘500 entra in gioco la nuova cosmologia copernicana che priva la terra della posizione centrale e indica la via giusta allo scienziato. L’astronomia contesta la cosmologia del passato e il movimento di ribellione agli antichi metodo scientifici di indagine anima le scuole anatomiche, in particolare due, Padova e Bologna, in cui il bersaglio è Galeno. Il risultato è il medesimo: la scienza deve essere libera da ogni sorta di imposizione. In ambito matematico vengono dettagliatamente studiati Euclide, Archimede e Apollonio. Gli algebristi del ‘500 dimostrano soluzioni atte a proseguire e superare le difficoltà che avevano bloccato i progressi degli antichi.
Come esposto in precedenza, i metodi deduttivo e induttivo erano gli unici usati per fare scienza e sembrava non esistesse una terza via, ma la nascita della nuova scienza nel ‘600 dimostrerà la possibilità di un terzo metodo, in cui l’osservazione e la ragione si intrecciano in maniera inscindibile. Non vi è la preminenza di uno dei due livelli, ma una convivenza fatta di intreccio inscindibile e sinergia.
Il terzo approccio affermatosi con la nuova scienza del ‘600 è relativo ai fenomeni della realtà naturale, in cui l’elaborazione teorica e l’osservazione si intrecciano in un apparato razionale che si lega alla verifica sperimentale: il metodo ipotetico-deduttivo o matematico-sperimentale, che non si sottrae all’osservazione dell’esperienza sensibile. I risultati sono teorie di forte razionalità, diverse da quella aristotelica e sono derivate e garantite dalla struttura matematica. Le teorie si legano all’osservazione e alla prova sperimentale.
Un altro carattere segna le nuove teorie: la provvisorietà. L’emergere di fatti nuovi può in ogni momento costringere alla modifica della teoria elaborata. Teorie vere ma mai assolute.
Essendo provvisorio, il sapere è così esposto alla necessità di essere corretto e grazie alla razionalità è costituzionalmente capace di affrontare la correzione. In questo quadro generale si inserisce la nozione di progresso.
Riferimenti: Appunti universitari – Storia della scienza
Considerazioni personali
Per completezza e per saperne di più sulla Storia della Scienza, pubblicherò altri articoli e consiglio i testi che ho utilizzato per completezza di studio e di conoscenze: L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, Milano, Garzanti, ed. economica. – Paolo Rossi, Dalla rivoluzione scientifica all’età dei lumi, Milano, TEA, 2000.