La Scrivania Letteraria

Sull’essere – II

Mi hanno detto che “sono” il lavoro che faccio.

Ti possono dire che sei studentessa, cameriera, avvocatessa, attrice, scrittrice, impiegata, manager e tanto altro. Ma siamo quello per cui lavoriamo? Non credo. Il lavoro è parte integrante della vita, ma non è la vita. Molte persone lavorano solo per denaro, altre per comprare oggetti, altre ancora per mantenere il proprio nucleo famigliare…insomma, le persone usano il lavoro come riescono.

Il lavoro di per sé stesso credo che sia inscindibile dalla vita di ogni individuo. Con il lavoro si è parte di qualcosa, di un gruppo, di un’azienda e ci si può identificare come soggetto attivo, dinamico e degno.

Essere è molto di più invece. Non si può usare essere per indicare un lavoro, una professione. Non bisogna rendere possibile una critica totalitaria nei confronti di un soggetto a seconda della professione che fa se la professione è giusta, non lede ad altri, è legittima e misurata secondo le proprie necessità, che non vadano ad influire in maniera distruttiva su altri e altro.

Essere è un verbo che bisogna usare con attenzione nei confronti delle persone; siamo individui dinamici ed essere porta una certa staticità, una costante, una regolarità, che è presente nell’uomo, ma non ne è l’unica parte.

Vivere per essere una persona sarebbe un traguardo se per persona si intende essere umano, dotato di ragione, intelligenza, sentimenti, in grado armonizzare mente e corpo, capace di comunicare pienamente e in maniera legittima, nel rispetto della vita e delle condizioni altrui, con empatia, curando l’amor di sé, consistente nell’amore per la propria vita e sopravvivenza e curando la pietà, la capacità di immedesimarsi in altro da sé.

Difficile è, essere umano.

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2 risposte su “Sull’essere – II”

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