La Scrivania Letteraria

Tabula Rasa, di Stefano Guglielmo – Recensione

Oggi con mio grande piacere vi propongo la Recensione di Tabula Rasa, di Stefano Guglielmo, che verrà pubblicato da Bookabook!

Vi lascio il Link QUI per supportare Stefano nel raggiungimento del secondo traguardo per la sua pubblicazione!

Una lettura da non perdere, adatta a tutti gli amanti della vita, dell’amore e delle vicissitudini di ogni giorno, con un eccellente tocco di tagliente ironia. 

Una sorpresa letteraria ricca di ironia e di una pennellata di emozioni tanto immediate quanto costanti nel tempo!

Buona Lettura!


 


Biografia: 

Lavoro come capotreno da 16 anni e non riesco a prendere sul serio la vita, forse perché la vita non mi ha mai preso sul serio a sua volta. Questo modo di osservare dall’esterno le cose, unito al fatto di incontrare sui treni migliaia di (strane) persone ogni settimana, non poteva che influenzare il mio modo di scrivere: descrivere con sano british humor argomenti anche profondi per provocare una riflessione, ma senza posare mai un giudizio.


Trama:

Riccardo ha perso la memoria. Il guaio è che non solo non ha ricordi delle persone attorno a lui, ma ha anche dimenticato tutte le nostre convenzioni sociali. Non sa più a che distanza deve mettersi quando parla con qualcuno, come ci si saluta né che è poco carino dire a una persona che le puzza l’alito. Mentre si annoterà in una lista le istruzioni per stare al mondo, rimarrà sorpreso da come conduceva la sua vita precedente. Scoprirà in maniera tragicomica che tutto ciò che lo circonda e che stava vivendo fino ad allora è molto lontano da cosa gli suggerisce l’unica guida che ha deciso di seguire: la sua coscienza.

Lo stile, la penna, la tastiera

In tabula rasa il lettore viene immediatamente lanciato nella situazione tragica e tesa del protagonista; egli si trova in un bar e non ricorda più nulla della sua vita, non sa come agire e nemmeno cosa pensare. Le emozioni e le sensazioni che prova sono forti e vertiginose.
Fin da subito si comprende che il protagonista ha dimenticato il codice di comportamento sociale, non ricorda più quali sia i componenti della sua famiglia o chi siano; è completamente perso nell’andirivieni di persone intorno a lui che non fanno altro che porgli domande a cui non può dare una risposta perché non ricorda più nulla.
Dopo la visita in ospedale e l’incontro con il dottore con cui Riccardo seguirà una terapia, entra in gioco il fratello Giacomo che lo accompagna a casa. Per Riccardo entrare in casa sua è un vero e proprio trauma, non si riconosce, come non riconosce il suo amico Fritz e nemmeno i suoi genitori.
Ma non finisce qui, Riccardo deve fare i conti con tutte le azioni che ha compiuto nel corso degli anni, tra cui tradimenti, menzogne e comportamenti riprovevoli nei confronti dei familiari e degli amici. Si ritrova in mezzo a un turbinio confuso di emozioni, di sentimenti ed è incapace di interiorizzarli perché ha perso la capacità di comprendere come ci si comporta, come ci si relaziona e soprattutto non sa definire le emozioni, in quanto il suo corpo, la sua mente e il suo corpo sono in grado di percepirle, ma non di comprenderle.
D’altra parte, aver perso per lui la memoria rappresenta un momento di riscatto perché può tornare a vivere in una maniera completamente diversa dalla precedente; non avendo più ideali preconcetti, né pregiudizi, può riscoprire i pregi e i difetti degli eventi, delle situazioni e delle persone che lo circondano.
Oltre all’importanza che l’evento ha per il protagonista, ricopre un ruolo di grande interesse anche per il dottore che segue la terapia di Riccardo, il Dott. De Rosa; egli è fermamente convinto che Riccardo possa rappresentare la coscienza pura, libera, priva di rimpianti, risentimenti, sensi di colpa e paure nei confronti delle verità. La figura di Riccardo viene trasfigurata con lo pseudonimo Mister R. iniziale appunto di root, la radice della coscienza umana, intendendola come coscienza sia individuale che comune, una radice dalla quale l’essere umano può svilupparsi e migliorarsi nella consapevolezza delle percezione del mondo che lo circonda, il mondo esterno e interpersonale e il mondo personale, il mondo interno.
Riccardo affronta le persone della sua vita privo di un substrato coscienziale offuscato dai giudizi, dai ricordi e dagli eventi e ciò gli permette di riscoprire non solo il mondo esterno, ma anche il suo mondo, il mondo personale; l’utilizzo della coscienza in lui sembra muovere verso l’ascesa della conoscenza di una consapevolezza “pulita”, che permette di dire ciò che più di tutto le persone temono: la verità, la stessa verità che fa male a tutti almeno una volta nella vita, la verità che sfonda i limiti e le speranze fittizie erette dalla mente dell’individuo. La verità che provoca rabbia, repulsione, paura e timore, che riesce ad annichilire la stessa mente che vorrebbe rifuggire da essa per il semplice fatto che essa sia ineluttabile, incontrollabile e priva di una forma modificabile.
Oltre alla verità, l’elemento di riscatto per Riccardo sarà la conoscenza, la voglia di conoscere, di sapere, non per vantarsi della sapienza stessa, ma per alimentare la sua coscienza e riprodurla per il bene degli altri, di chi lo circonda, per eliminare le menzogne e promuovere rapporti interpersonali basati sulla fiducia, la collaborazione e la semplicità.

Il romanzo riesce ad accogliere nella semplicità dei termini utilizzati concetti dotati di una forza comunicativa non comune, ricchi di spunti di riflessione stimolanti riguardanti l’esistenza dell’essere umano, la relatività dell’importanza delle cose materiali, la perspicacia delle persone nel riconoscere i cambiamenti, la capacità di adattamento e soprattutto la volontà, una volontà dedita al miglioramento nonostante le conoscenze pregresse, nonostante le vicissitudini, nonostante una memoria che sembra non essere fonte unica e indivisibile di gioia e di armonia con se stessi, nonostante il sacrificio, il dolore e l’amore.

La storia d’amore all’interno del romanzo è un mezzo e un modo per comprendere i sentimenti che appaiono irrazionali ed egoisti nella vita umana; oltre ad essere l’amore il centro di innumerevoli dialoghi ed eventi nel romanzo, ho percepito una parabola sottostante alle vicissitudini amorose intrigante rispetto a un semplice, seppur turbolento, têtê a têtê relazionale: cos’è l’amore, cos’è un’emozione, cosa sono le sensazioni? Siamo per natura pronti ad amare oppure si tratta di un enorme sodalizio tra emozioni e convenzioni creato ad hoc per fuorviare le menti? Il viaggio introspettivo di Riccardo toccherà, abbraccerà e lo porterà a odiare, amare e accettare l’amore come concetto universale, non solo individuale e direzionato verso una persona. Come l’universo è frutto dell’individuo, anche l’individuo è frutto dell’universo e l’interdipendenza involontaria nonché necessaria, implica un viaggio di conoscenza della coscienza ripiegata su se stessa e aperta al mondo.


Estratto

Mi sfiora l’idea di dar retta alla voce. Per un millisecondo ne sono tentato. Ma ciò in cui credevo fino a poco fa mi sbatte addosso, inconfutabile come solo una coscienza pura lo diventa, severo come solo la verità può esserlo. Mi prende per i capelli e mi porta muso a muso con la mia immagine allo specchio.
Sta in silenzio, non urla.
Non è arrabbiata né giustizialista ma non mi fa muovere da li. Ha lo stesso sguardo di un felino, attento, senza ira, senza odio. Non c’è verso di uscire dalla morsa, è ineluttabile. Il suo silenzio è peggiore di una folla inferocita
So che cosa vuole, ma io non voglio. Non voglio guardarmi negli occhi, non lo posso fare.
Mi sembra di sentire il respiro della mia coscienza in attesa della mia mossa. Lo richiede, lo esige.

Tabula Rasa, Stefano Guglielmo

 

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