Oggi do la parola a Maria, creatrice del blog Get lost in Maria’s world, la quale offre la sua opinione di Prime luci del mondo, la mia silloge poetica pubblicata a dicembre 2019 da S4M Edizioni.
Prime luci del mondo, Giulia Coppa, S4M Edizioni, 2019.
Recensione
Leggi la recensione completa di Prime luci del mondo a cura diMaria sul suo blog cliccando sul pulsante qui sotto!
“Era da tempo che cercavo un libro di poesie che mi trasmettesse emozioni forti e finalmente l’ho trovato. Gli autori che ci riescono non sono molti, tante volte mi è capitato di leggere poesie che non avessero senso, ma questo non è il caso di Giulia.”
La poesia esprime l’anima e il cuore di coloro che si prodigano nella ricerca delle tormentate ispirazioni e della gioia che il mondo cela agli occhi meno indagatori. Con un sottofondo di musica dolente e costante che ognuno di noi incontra nel lungo viaggio delle emozioni e dei sentimenti della vita. La sensibilità del cuore viene elevata nella natura, nei misteri dell’essere umano e nella gloriosa alba della luce sulla terra. Tormenti, pace, felicità, dolore e rinascita sono alcuni degli elementi che si incontrano nella libertà naturale che i versi permettono di far sbocciare nell’animo selvaggio e celato dell’essere umano. La natura è l’inizio di una ricerca lunga e tormentata in cui lo svolgersi del tempo si trasforma, da lineare e circolare, donando al pensiero, all’azione e al gesto umano un’immediata consapevolezza di morte, vita, amore e rinascita: una sostanziale epifania delle emozioni recondite incarnate in metafore, narrazioni ermeneutiche e interpretative.
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Una buona giornata a tutti! Siamo a metà settembre, mese dei nuovi inizi, di nuovi progetti, di riflessioni e di momenti di quiete, come se anche noi fossimo in procinto di spogliarci delle nostre foglie “vecchie” e prepararci a nuovi germogli per l’anno che verrà. I mesi estivi sono stati lunghi e pieni di vicissitudini nonostante l’estate voli sempre via troppo velocemente. Oggi vi parlo e vi propongo la recensione del romanzo d’amore di Diego Galdino, intitolato Una storia straordinaria. Diego è un autore italiano best-seller, noto come lo scrittore barista; ha pubblicato diversi libri, tra cui Il primo caffè del mattino e L’ultimo caffè della sera.
Quando mi approccio a un nuovo autore voglio scoprire nel suo libro i piccoli particolari che mi fanno riflettere e che mi portano, sempre ed è ciò che adoro della lettura, ad abbracciare e sentire meglio le parole che utilizza per esprimere e costruire la sua storia. Non nego assolutamente una certa mia fortuna anche nel trovare i libri giusti al momento giusto, soprattutto quando sono intenta a riflettere e approfondire le mie ricerche (sono piena di quaderni personali) su un determinato argomento, ecco che arriva un libro inaspettato ad accompagnarmi con altra sensazioni nel percorso di ricerca. Quindi, Diego, ti ringrazio.
Passo ora a parlarvi nel dettaglio di questo tenero e dolce romanzo, Una storia straordinaria. Per prima cosa la trama, che non guasta mai. Luca e Silvia sono due ragazzi che vivono placidamente le loro vite, tra lavoro, abitudini, passioni e famiglia. Una gioiosa quotidianità in cui sono immersi nelle loro esperienze personale. Pur senza essersi incontrati volontariamente, le loro vite si intrecciano attraverso i sensi…si sfiorano, si ascoltano, si vedono, riescono a percepire addirittura il proprio profumo. Due eventi però sconvolgono le loro vite: Luca perde la vista e Silvia viene aggredita e derubata nel parcheggio sotterraneo del palazzo in cui lavora. Entrambi, in maniere diverse, si chiudono in una realtà alternativa, in cui si sentono persi, dimenticati e sofferenti per ciò che il destino ha loro riservato, ma non sanno che proprio per il destino, per i casi, grazie ai sensi si riscopriranno assieme e soprattutto grazie all’amore si ritroveranno seduti alla prima di un film romantico, in cui uno scambio accenderà una scintilla che li unirà e li renderà forti e straordinari.
Gettarsi in una storia d’amore è sempre difficile per ogni persona, soprattutto quando la paura, la sfiducia in se stessi ed eventi traumatizzanti della vita si rincorrono rendendo confuso anche il cuore. Così accade sia a Luca che a Silvia; la cecità del giovane e l’aggressione che la ragazza ha subito sono frutto della medesima marea profonda che sbatte e riverbera nelle loro azioni, annegandoli nella disperazione. Se da una parte Luca, appassionato di film e immerso nel mondo della settima arte, è riuscito a reinventarsi dopo la sua disgrazia creando un sito in cui vengono raccontati i film, dall’altra parte Silvia ha deciso di esporsi al mondo solo tramite la voce, lavorando in un programma radiofonico intitolato solo cose belle.
Sembra che entrambi abbiano trovato la propria bolla di gesti artritici, dettati non dal loro volere più puro, bensì spinti da un perenne senso di colpa instillato dai timori e dalla tristezza costante per ciò che è stato perso. Eppure il loro cambiamento, avvenuto tramite la sofferenza, porterà a sfide più grandi, più importanti e a una irrimediabile presa di coscienza che l’amore e il destino assieme posso muovere e intessere reti di perle in cui entrambi si riflettono, si ricercano, inconsapevolmente tramite ciò che ancora possiedono, i sensi. Se Luca ne ha perso uno, gli altri si sono affinati, se Silvia li ha tutti, non ha ancora avuto modo di conoscerne i lati più teneri e dolci, come la vista del tramonto su Roma, città in cui è ambientato il romanzo, o il viso di Luca davanti a un frappè condiviso.
L’amore, il più nobile dei sentimenti, immenso ed espletato fin nei più piccoli gesti, arriva a bussare alla loro porta in maniera inaspettata, rifulgendo di una splendida forza che li trascina, li scorta e li porta a conoscersi, comprendersi e amarsi. Silvia ritrova in Luca la bontà dell’essere umano, riscopre la fiducia in se stessa, la bellezza della realtà che la circonda. Luca riscopre come la sua disabilità non sia un muro per ciò davvero conta nella sua vita: una persona al suo fianco che possa condividere con lui le gioie dei giorni che si susseguono, i luoghi che lo hanno fatto innamorare di Roma, la sua bontà d’animo, che come un’aura luminosa riverbera intorno a lui. Luca e Silvia riescono a provare una passione travolgente, senza limiti, in cui i loro corpi si uniscono e percepiscono la loro mancanza, che coltivano quando non sono insieme e che ravviva ancora di più ogni loro unione. La complicità si ricrea nel tatto, nell’udito, nel gusto, nell’olfatto e…anche nella vista.
Ho apprezzato davvero tanto questo romanzo; mi ha fatto ricordare la tenerezza degli abbracci, mi ha fatto immaginare la città eterna. L’amore tra Luca e Silvia è una luce, una volontà realizzatasi in un attimo, in un soffio di vento che ha fatto incontrare i due protagonisti. Le descrizioni danno modo al lettore di immedesimarsi in entrambi, senza distinzione e lo stile di Galdino, semplice e incisivo, coglie quanto è necessario perché il lettore possa vivere appieno l’esperienza della lettura. Ci sono momenti nel libro in cui ci si sente immersi in Roma e altri in cui il modo di parlare di Luca e la passione di Silvia per il cinema vi faranno davvero ridere di gusto e pensare come la settima arte riesca bene a inserirsi nei momenti bui, luminosi e tragicomici della vita.
Estratti
«Non ti sta mai bene niente. Dai, prima che soffochi, svelami dove stiamo andando.» A quel punto intervenne il tassista. «Sì, sarebbe il caso che lo svelasse anche a me. Quando è salito in macchina è rimasto un po’ sul vago, mi ha detto solo ‘vada verso via di Villa Giulia’ e ormai ci siamo quasi.»
Lei l’aveva già salvato: altro che riportarlo a riva, Silvia l’aveva riportato in vita. Mai come in quei giorni, come in quel preciso istante la vista gli era sembrata un dettaglio.
Come sempre Franco nascose con la solita ironia il suo malessere nel tornare a casa dei genitori. Anche per questo motivo faceva il tifo affinché Luca non sprecasse l’occasione che il destino aveva voluto regalargli. «La chiamerai, vero?»
Estratti del romanzo Il nostro amore…Infinito, di Marilena Brassotti Ziello, edito S4M Edizioni. Sul blog è presente anche la segnalazione!
Per restare vivi, bisogna respirare ogni minimo di ossigeno che la vita ci offre. Godere di tutti i momenti che essa ci regala. Beati quelli che in questa vita credono ancora all’amore, che lottano ogni giorno per realizzare i loro sogni, le loro ambizioni! Che credono nello spirito della loro passione. Che inseguono ancora un angelo maledettamente innocente come l’amore!
Beati quelli che hanno ancora ideali da seguire, in questa società sbagliata a disumana. Beati quelli che ogni giorno riescono a concedersi alcuni attimi per assaporare l’alba o per stringere qualcuno dinanzi a un tramonto.
Beati quelli che non mentono e non si vergognano di amare e rivelare il loro amore, di sentirsi perdutamente innamorati di qualcuno…loro custodiscono tra le mani il segreto per vivere profondamente. Perché se oggi credete che l’amore vi leghi, non fate altro che legarvi con la vostre convinzioni, le vostre stesse paure.
Beati quelli che preferiscono verità libere alle menzogne, che ormai distruggono ogni cosa tocchino. Beati quelli che amano qualcuno ma non lo confesseranno mai, soprattutto loro… Vivono il dolce gusto di un dolore… Perché talvolta, per proteggere l’amore, si rende necessario negarlo.
Beati quelli che vedete passeggiare da soli, che guardano gli innamorati e si dicono: “No, io così mai!” e poi nelle notti più scure, quando la vita fa davvero paura sperano in un abbraccio, in una donna che li ami e in fondo… Sì, magari ci sperano anche che l’amore arrivi, che tolga tutta quella sete, che dia tutta quella forza che a volte manca. Essere da soli ci rende autosufficienti. Essere in due… Rende il viaggio più spettacolare.
I peggiori sognatori del mondo, i più caparbi, quelli più convinti… Sono quelli che non lo ammetteranno mai.
C’è sempre una storia pronta a sbocciare dalla crepa di una strada asfaltata. C’è sempre qualcuno che anche se non voleva, se aveva giurato di non innamorarsi o di non innamorarsi mai più, tornerà ad amare! Ad assaporare nuove labbra, a respirare nuovi profumi, ad eccitarsi come un bambino al tocco della mano di una donna. Sentirà nuovamente il cuore battere forte nel petto, quasi a voler uscire dalla gabbia toracica. L’amore cammina tra i marciapiedi di un giorno distratto.
Siamo genuini, sconsiderati. Orgogliosi.
Siamo come una tempesta di sabbia scatenata dallo Scirocco e ci calmiamo alla carezza rovente del sole. A volte viviamo di pericoli per il gusto di assaporare pura adrenalina. Siamo nati per vivere di attimi, per godere di momenti, per cibarci di emozioni. Talvolta moriamo di delusioni, ma siamo nati anche per amare!
Siamo la generazione X, quella a cui nulla fa paura, ma tutto… Tutto può metterci a dura prova. Siamo realisti per non scontrarci con la delusione dell’irrealizzabile ma sappiamo anche perderci nel nostro animo sognatore. Abbiamo paura che mostrando le nostre virtù in pubblico, il mondo possa considerarci deboli. Questo basta a giustificarci…Forse.
Il rimbombo del nome di chi l’aveva portata via diede così tanta rabbia a Valerio che prese quella maglietta dal letto, con disegnato sul petto l’orsetto dei cartoni animati che tanto piaceva a lei e la strappò. Spietato. La guardò tra le mani divisa in due e poi ritornò a guardare la valigia aperta sul letto.
Doveva terminare le valigie, tra poche ore sarebbe partito per le vacanze estive ma… Non sarebbe più ritornato a casa a settembre. Sarebbe rimasto a casa degli zii almeno fino a quando non sarebbe riuscito a mantenersi dal solo in quel paesino dove abitavano loro, meta di molto turismo. Avrebbe avviato un’attività con l’aiuto di suo zio, perché ormai aveva iniziato a programmare la sua vita.
Valerio era pronto, deciso, sicuro a realizzare i suoi sogni in qual posto incantato che sperava gli avrebbe cambiato la vita, facendogli dimenticare il ragazzo scapestrato che era stato e soprattutto doveva fargli dimenticare Eleonora. Doveva restare lì…Legata al ricordo del suo paesino, al suo Dino, al suo passato.
È giunto settembre. È arrivato il 2 settembre. Ventidue giorni mi separano dall’inizio delle ultime lezioni della triennale che sto frequentando. Ieri ho consegnato La Relazione. Il libro da cui è sorta è tanto piccolo quanto ricco di sentimenti contrastanti e di esperienze umane dirette e indirette.
Che dire…ho iniziato a leggere questo libricino, dall’aria innocente e ingenua, con una sottile cornice black and white floreale e lo sfondo giallino. Ad una descrizione simile, qualche tempo fa non avrei nemmeno avuto il coraggio di aprirlo. In realtà, ora, dopo qualche anno di esperienza con meravigliose copertine e altrettanto affascinanti volti umani, la copertina la osservo ma il mio sguardo rimane privo di giudizio fino a quando non giungo a chiuderlo, oppure non stringo un’amicizia nel secondo caso.
Proseguendo nel primo incontro con le parole racchiuse in quella manciata di pagine, noto come le prime righe mi rapiscano immediatamente. Stanno parlando della mesta e molte volte deludente sensazione che ho provato negli anni precedenti e che di tanto in tanto mi stritola. Continuo, incuriosita dalla possibilità che un libro letto “per forza”, possa essere piacevole nella sua totalità. Dopo tre pagine il dubbio è già stato superato e giunge la consapevolezza che sarà arduo leggere quelle 65 pagine.
Il motivo che mi ha spinto a continuare con lui è derivato principalmente dal senso del dovere derivante dall’impegno preso con uno di quei rarissimi professori che ti fanno amare ciò che studi e ciò che puoi raggiungere studiando. Un idolo, detto in maniera spiccia. Avrei potuto scegliere altri libri, anche dopo mesi. No. Lo avevo scelto e lo avrei letto tutto, fino all’ultima parola.
Ho impegnato poche ore per leggerlo, ma centellinate in tre mesi estivi. Ogni volta che lo vedevo, coricato su altri libri, oppure su qualcuno dei miei disegni, fugavo la copertina e la mancanza di forza di volontà. A ferragosto, dopo più di dieci ore di lavoro, sono andata nella Mansarda e ho letto le venti pagine che mancavano al termine. L’ho chiuso e sono andata a dormire. Il 16 agosto non ricordavo assolutamente nulla. L’altro ieri l’ho riletto, tutto, interamente, in poche ore. La vera lettura è stata quest’ultima. Ho letto ogni parola e mai bibliografia fu più dettagliata e cenni biografici furono più utili.
La relazione è esplosa da sola. Ha raggiunto l’ascesa in poche ore e non ha subito una discesa in nessuno dei paragrafi. Tanto è stato emozionante leggerlo che non avrei nemmeno voluto rovinare con una relazione i significati racchiusi in esso. Ho tentato di trattenerli e abbracciarli tutti in poche pagine. Lo rileggerei ogni giorno se non fossi tanto amante delle novità e del progresso profumato di antico rigore.
Un libro del genere cambia da persona a persona. Lo amerete e lo terrete con voi fino alla fine e oltre.
Non rivelerò il Suo none. Sarebbe scontato e deludente in quanto ognuno di noi possiede una sensibilità mai pienamente corrisposta né totalmente compresa. Nemmeno da sé stesso.
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