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Arcani poteri in ‘Iris. Il crollo dei confini’ di Gabriele Moltrasi

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Iris. Il crollo dei confini

Di Gabriele Moltrasi

Recensione

Benvenuti o bentornati su La scrivania letteraria!

Nella rubrica Aedifico spazio autori accolgo Gabriele Moltrasi e il suo romanzo ‘Iris. Il crollo dei confini’ edito Bookabook.

Presento con vero piacere la recensione di ‘Iris. Il crollo dei confini’!

Le amicizie e le ancestrali differenze in Iris, il crollo dei confini, pongono i protagonisti di fronte ad ardue scelte: continuare a erigere muri oppure superare antichi limiti posti dalla paura e dall’avidità?

Recensione

Un romanzo in cui i punti di vista dei diversi protagonisti rappresentano nodi da sciogliere nell’orchestra poliedrica dei giochi di potere dei regni costituiti nella penisola di Iris.

In questa terra, in cui il passato entra in conflitto con il presente e disegna dei contorni confusi del futuro, alcuni esseri umani, gli Atian, sono dotati di un potere antico, grazie al quale possono plasmare e gestire uno degli elementi naturali. Inizialmente, come viene narrato in flashback e nelle pagine iniziali, scopriamo subito che la società edificata sulla base di un pacifico rapporto con gli Atian, prospera florida e ricca. Purtroppo però non tardano a sopraggiungere le problematiche legata all’inettitudine e alla miseria individuale: accidia, invidia, brama di potere e intrighi politici prendono il sopravvento sul benessere della società e i popoli della penisola di Iris non in grado di manipolare un elemento naturale entrano in conflitto con gli Atian, accusandoli di essere la causa di ogni male che imperversa nelle loro terre.

Il conflitto genera una ristrettezza mentale e quotidiana tale che le persone, piuttosto che cercare di comprendere, si chiudono nell’odio smisurato. La portata emotiva e bestiale del malcontento viene argutamente utilizzata dai regnanti, i quali, chi più chi meno, si vede costretto ad accettare i venti di guerra che porteranno allo scontro e alla distruzione.

Nel clima bellicoso e ormai tempestato dal caos non vi è più una regola morale o etica che possa in qualche modo risvegliare i sentimenti di umanità e di fratellanza che prima accomunavano le genti della penisola di Iris. Le uniche leggi che vigono sono quelle politiche, oppure dettate dalla necessità di sopravvivere agli infausti eventi che pare non abbiano fine. L’indolenza, i sotterfugi, l’incapacità di ripensare agli Atian come esseri umani non colpevoli, sono tre delle caratteristiche ravvisabili durante l’intera narrazione. Se, da una parte abbiamo l’inettitudine, la violenza, l’ignoranza e la codardia, dall’altra parte abbiamo i protagonisti della storia, i quali, in maniera corale, permettono una totale immersione in una realtà diversa, in cui la voglia di combattere non dipende dalla quantità di potere che si può acquisire, ma dalla giustezza delle azioni e soprattutto, vengono prese in considerazione le conseguenze, non solo per se stessi, bensì anche per gli altri, proprio per quei popoli che disprezzano gli Atian stessi.

Il primo dei protagonisti, anche colui che trova più spazio nella narrazione, è Nikrìo Hìver, Atian dell’acqua in grado di plasmare il ghiaccio, proveniente dal Regno di Liod. Il suo carattere duro e cinico, con una sfumatura di tristezza, deriva da un’infanzia dettata dalla solitudine, dal conflitto e dall’assenza di figure in grado di educarlo alla benevolenza. Se, in prima battuta appare arido, rancoroso e poco propenso alla difesa della vita altrui, la sua esistenza gli pone davanti delle sfide per le quali dovrà compiere scelte fondamentali e ribaltare così i valori e le convinzioni che gli avevano sussurrato all’orecchio quanto fosse inutile combattere per il proprio regno, Liod, e per gli altri sette regni in cui la penisola di Iris si è sfaldata dopo la guerra. Ma non solo, man mano che proseguiamo nella lettura, ci troviamo di fronte un giovane in grado di prestare aiuto, leale, degno di onore e di gloria, dotato di una ferrea forza di volontà in grado di spazzare via, letteralmente, muri e confini che i pregiudizi, il dolore e il male innervato nelle anime delle persone, avevano eretto. Nikrìo e la sua storia sono un viaggio attraverso il male, sia all’esterno che all’interno di se stesso. Tutte le dualità e le categorie che lo avevano imprigionato, vengono spazzate via con l’aiuto degli altri protagonisti e dei comprimari. Egli, insieme ai diversi personaggi, compie un percorso di sofferenza in cui viene redento dagli elementi naturali incarnati e pregni dell’antica magia che gli Atian sono in grado di manipolare.


Come per le chiamate più eroiche, Nikrìo percepisce un ancestrale richiamo che lo conduce in un regno appena sorto e dotato di una vista lungimirante sugli eventi futuri. Nikrìo si ritrova quindi ad affrontare per la prima volta la diffidenza nei confronti di un percorso che lo porterebbe su una rotta nuova, mai segnata. L’insicurezza, il timore del fallimento e la rabbia derivante dagli anni passati a maledire la vita che gli si prospettava, aprono però a una profonda riflessione sui principi che guidano la sua vita e le persone, la quale verrà condotta in tutto l’arco narrativo. La richiesta d’aiuto che si era palesata in maniera onirica e trascendente, risuona e riverbera in Nikrìo, tanto che poco dopo lo vediamo unirsi ad altri Atian che hanno risposto alla chiamata.

Qui vediamo Nikrìo alle prese con la solitudine e la differenza. Ebbene sì, egli entra in contatto con altri Atian e non sono di certo tutti in grado di plasmare l’acqua e il ghiaccio, bensì sono padroni di altri elementi, come il fuoco, i fulmini, oppure sono dei guaritori. Avrei volentieri apprezzato una digressione sulle capacità e le specifiche dei diversi Atian, per comprendere come nella penisola di Iris sia sviluppato il concetto di natura e in relazione a esso di naturale. Nikrìo decide di accettare il compito che gli viene dato e insieme ad alcuni degli Atian parte per un viaggio che lo condurrà in ogni regno, come una fiaccola portatrice di cambiamento e rinnovamento.

Trama

Nella penisola di Iris un potere arcano consente ad alcuni esseri umani, gli Atian, di entrare in contatto con gli elementi naturali, fino a comandarli e farli propri per edificare una civiltà fondata sulla prosperità. Non appena l’attenzione da parte loro cala, montano dai recessi oscuri degli umani la fame di potere che porta allo sfruttamento degli Atian per la guerra e per produrre il caos.

Nikrìo Hìver ha vent’anni, è un Atian dell’acqua e del gelo originario del Regno di Liod, uno degli otto in cui Iris si è frammentata per via dei conflitti. Malgrado e forse proprio grazie ai suoi primi anni di vita difficilissimi, Nikrìo affronta la rabbia, l’odio e il rancore, il tutto per prodursi nell’ascolto dei sussurri del suo cuore forte e coraggioso. Come il cuore anche i sogni gli parlano e una misteriosa richiesta d’aiuto lo condurrà su una strada nuova e sconosciuta, che gli offrirà l’opportunità di vivere un viaggio all’insegna dell’integrità, dell’amore e della forza di volontà.

Il seme di una rinascita è stato gettato, toccherà ora farlo germogliare.

 

Biografia

Gabriele Moltrasi, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, nella quotidianità si occupa di affari istituzionali e regolazione dei mercati dell’energia.

Eclettico, viaggiatore per studio, lavoro e passione nei confronti del folklore dei popoli.

“Ricorda, figliolo: non puoi scegliere cosa porterai con te oltre quelle porte, ma puoi scegliere cosa lasciare alle persone che ami, ciò che ti renderà unico, eterno e parte imprescindibile del tutto.”

— Iris. Il crollo dei confini, Gabriele Moltrasi

Scheda Libro

  • Titolo: Iris. Il crollo dei confini
  • Autore: Gabriele Moltrasi
  • Genere: romanzo – Fantasy
  • Editore: Bookabook (Aprile 2021)
  • N. Pagine: 423
  • Prezzo: 19,00€ cartaceo – 6,99€ ebook
  • ISBN: 978-8833234281

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L’appuntamento ideale di Mattia Russo – Estratti

estratti-lascrivanialetteraria-lappuntamentoideale-blogUna buona giornata Lettrici e Lettori. Oggi vi propongo in lettura cinque estratti dedicati al romanzo L’appuntamento ideale di Mattia Russo, in campagna Crowdfunding su Bookabook! 

Oltre ai brani qui presenti, sul mio profilo instagram @la.scrivania.letteraria, troverete nel corso di questi giorni, a partire da oggi, degli estratti brevi dedicati a L’appuntamento ideale e non scordatevi di andare sul sito di Bookabook per ottenere la vostra copia e partecipare così alla campagna crowdfunding!

 

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Vorrei tante cose.

Vorrei scoprire di essere il migliore.

Vorrei che ogni ambito che mi appassiona aprisse le braccia e ringraziasse di aver trovato un talento del mio calibro.

Vorrei saper boxare come i più grandi. Vorrei avere muscoli pronti e addestrati ad un unico scopo. Vorrei poter permettermi di avere la sicurezza della macchina da combattimento nello sguardo. Vorrei poter proteggere le persone a me care non solo con le parole.

Vorrei essere più intelligente. Riuscire a scoprire la prossima rivoluzione del nostro secolo ed entrare nella storia. Vorrei fare così tanti soldi con il mio cervello da non dovermi più preoccupare di usarlo.

Vorrei essere ricco.

Vorrei essere più bello. Colpire al primo sguardo, lasciare quel velo misterioso che rende tutto più affascinante. Vorrei non aver bisogno di aprir bocca per piacere. Vorrei poter scegliere di riprendermi da una rottura semplicemente puntando il dito nella folla femminile di un locale.

Vorrei essere più simpatico. Essere divertente per gli amici e irresistibile per le ragazze. Vorrei avere la facoltà di piacere a tutti, lasciar loro un ricordo unico di me. Vorrei che dopo avermi conosciuto mi ricerchino perché attratti dai miei modi.

Vorrei essere in grado di capire al volo le situazioni. Vorrei sapermi adattare, non dovermi mai alterare e riuscire a vedere sempre il fine ultimo.

Vorrei possedere quell’acume che travalica il semplice cervello. Avere la vista del detective. Vorrei saper osservare, analizzare, capire e infine spiegare.

Vorrei avere classe. Quella che non si fermi semplicemente al saper vestire, ma che sia insita nel tuo essere, nel tuo portamento, nella tua gestualità e dialettica.

Vorrei sapere dar consigli che vengano ascoltati. Vorrei essere la spalla sulla quale chiunque si senta sicuro ad adagiarsi. Vorrei essere sempre presente per ogni persona a me cara. Vorrei poterli difendere anche dal male interiore.

Vorrei essere in grado di riuscire a far avverare i miei sogni. Vorrei essere in grado di alzarmi e cambiare davvero la mia vita con gesti concreti. Vorrei smetterla di crogiolarmi dentro immagini e possibilità che la mia pigrizia ucciderà.

Vorrei essere un bravo scrittore. Vincere numerosi premi ed essere riconosciuto a livello mondiale. Vorrei riuscire a vivere della mia scrittura. Vorrei creare personaggi così vividi che rimangano nell’immaginario di più persone possibili. Vorrei che dalla loro eventuale tragica fine mi vengano mosse accuse di crudeltà.

Vorrei capire ed essere capito. Vorrei usare meno parole possibili, ma riuscire a dire di più.

Vorrei essere di più.

Vorrei essere meno condizionali e più imperativi.

Vorrei riuscire a vivere di meno vorrei.

Vorrei desiderare meno vorrei senza che l’animo mi venga scosso in continuazione.

Vorrei, ma non potrei vivere così.

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I dettagli ci fregarono. Le piccole cose incrinarono il rapporto tra i miei. Senza catastrofi questi dettagli si infilarono nella nostra quotidianità, piantando i loro semi. Nutriti da incomprensioni, silenzi, ritardi, discussioni, orgoglio, paura, frustrazione e stanchezza, questi semi germogliarono. E più essi crescevano, più il rapporto tra i miei cedeva, pezzo dopo pezzo, pietra dopo pietra. Quando infine crollò del tutto decisero di costruire il muro. Come una scomoda infezione quel muro tagliò di netto la loro camera da letto. Era abbastanza grande per essere divisa, senza che nessuno dei due dovesse scendere a patti con la scomodità del divano. Il divorzio era ad un passo, leggermente sussurrato.

Mi ricordo bene il giorno in cui gli operai finirono il muro. La parete di mamma era color beige, mentre quella di papà era un bianco spartano. Le due stanze profumavano di vernice fresca. Fui il primo a salire le scale, il primo a vederle e fui il primo a piangere. Realizzai la fine di un’adolescenza felice, tranquilla, normale. Realizzai la fine della famiglia per come la conoscevo. Realizzai la fine di quella stanza, scheletro in un cimitero senza polvere. Avevo perso una discussione che non sapevo neanche di aver intrapreso e non c’era nessuno su cui potermi rifare. Da quel giorno quel muro iniziò a puzzare. Un odore così nauseante da non farmi più avvicinare.

Pian piano lasciai perdere ogni forma di battaglia in casa. I miei genitori erano stati i primi ad arrendersi e io ero troppo inesperto.

I loro orari ormai non combaciavano più. La mattina facevano a gara per uscire prima e la sera per tornare tardi. Raramente si fermavano nella stessa stanza, e quando parlavano era solo per discutere. La piccola luce familiare era diventata lavoro per loro. E io ero lì nel mezzo, coccolato da due estranei che volevano ancora il titolo di genitori, incapaci di esserlo.

Scoprii di non avere la tempra che andavo millantando. Non ero un pugile, ma un codardo.

Iniziai ad evadere da una condizione che non era la mia, una situazione che non riconoscevo come casa. Trovai altri luoghi dove sentirmi sicuro, dove ridere in compagnia. Provai a investire le mie energie in un’altra famiglia, che fossi in grado di scegliere, di cambiare. Abbandonai la casa per i parchetti, le strade e i bar. Mi sentivo me stesso soltanto fuori, lontano da quel muro freddo che testimoniava la mia sconfitta. Riscoprii il sorriso e le risate. Il calore di un gruppo di amici su una panchina in inverno spazzò via la tristezza di ricordi felici. Sopravvivevo in casa, vivevo fuori.

Passai la mia adolescenza come un tossico di tempo a desiderarne sempre di più, lontano da quelle mura. Trascorsi la mia adolescenza scappando da quella situazione, finché non venne il giorno del mio primo addio.

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«Non sei stanco di fingere?» disse lei.

Alzai il sopracciglio per la sorpresa e un sorriso di circostanza fece il suo ingresso sul mio viso.

«Fingere cosa, Ana?»

Si chiamava Ana, era sud americana, dalla pelle bruciata dal sole quanto basta per risaltarne le giuste ombre, e mi fissava con quegli occhi neri, che potevano essere sia condanna sia assunzione. Il mio istinto mi suggeriva la prima. Era il nostro primo appuntamento e fino alla domanda iniziale pensai stesse andando tutto bene. Un locale post cena, buona musica in sottofondo, cocktail all’altezza dell’occasione e due persone che parlavano tranquillamente.

Non avevo previsto Ana però.

Aveva dei lineamenti dolci, un sorriso naturale e un naso che i più definirebbero “un po’ troppo grosso”. Nell’insieme era davvero carina e oltretutto era anche intelligente. Mai banale, sapeva ridere alle battute e conduceva dei signori discorsi. Era evidente chi tra i due avesse fatto bingo quella sera.

«Tutto questo. Il posto, gli abiti eleganti, i cocktail, le chiacchere, io, te. Tutto questo teatro che abbiamo messo su soltanto per poi ritrovarci a letto nudi, a sudare per il piacere. Entrambi sappiamo che stiamo recitando questa sera. Da quando ti ho detto di si è iniziato tutto. Hai iniziato a fantasticare sulle diverse scene che avresti, o dovresti, rappresentare per far colpo. E io che penso alle stesse cose. Siamo su un palco, illuminati da una luce così forte che non ci fa vedere che non c’è pubblico. E recitiamo per colpire ognuno l’altro. Se io ti dicessi, qui e ora, che non importa cosa farai, tanto a fine serata verrò a casa con te, scommetto che ti sentiresti più leggero. E io lo stesso. Perché non saremmo più obbligati a recitare una parte, la miglior versione di noi, ma semplicemente ad essere noi. Sarebbe come uscire tra amici, ridere, parlare e, a fine serata, riscuotere un bonus. Ci potremmo conoscere davvero e non aspettare mesi, finché non ci sentiremmo pronti a rivelare i segreti che celiamo ai più. Perché devo aspettare mesi per conoscere il vero te? Soltanto perché vuoi infilarti tra le mie gambe? Guarda, Arturo, raccontami chi sei veramente, raccontami i tuoi sbagli, raccontami quello che stasera non avresti detto e probabilmente il gioco è già vinto. Davanti ad una persona vera allora sarò libera di essere vera anch’io, senza sembrare strana o pazza. Dimmi che non ti accontenti delle apparenze. Dimmi che non sei uno di quelli che spreca tempo a dar loro peso. Dimmi: non sei stanco di apparire la miglior versione di te?»

Il whisky aveva colpito duro, ma anche l’uscita di Ana non scherzò. Secca, diretta, quasi come se il Martini Dry le avesse dato qualche consiglio. E non lo aveva neanche finito.

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Sono un sognatore.

Avevo otto anni quando l’ho realizzato. Bagnato, in canottiera e pantaloncini abbinati, sotto un temporale estivo di una forza inaudita. Chiudendo gli occhi riesco ancora a sentire il rumore della pioggia, il suo profumo, i suoi colori. E io, nel grosso cortile di casa, con Black che abbaia come i cani dell’Inferno e nonna Rosa che urla come un’ossessa, sono lì a ridere, testa al cielo, mentre ruoto su me stesso nel tentativo di fermarla. Una piccola peste rossa che disobbedisce. Ho imparato a farlo in giovane età.

Da piccolo condivo le mie giornate con le classiche bugie da pischello. Mi tiravano fuori da guai, o almeno così pensavo, e mi facevano fare bella figura. Quante ne ho toppate. Un raccontaballe non è tanto diverso da un sognatore. Entrambi non si accontentano della realtà, ma immaginano un mondo dietro la siepe talmente vasto da prendere lezioni da Leopardi.

Lo ammetto: sono ancora un raccontaballe.

Una volta detto risulta più simpatico. Se prima condannavo questo mio lato, oggi invece credo di averne capito il perché. Le bugie colorano il grigio della realtà. Non è una semplice giornata se viene arricchita di fantastici dettagli, sensazioni, impressioni. E anche se non erano vere chi può dire che lo sguardo della signora accanto a me al semaforo non fosse di desiderio.

Una bugia, se innocente, non fa del male a nessuno e rende tutto più interessante. Questa è la scusa che uso quando vengo beccato. Un potrebbe essere al posto di quello che è. Un sogno, un’illusione, una presa in giro insomma.

Un sognatore porta con sé anche il fardello degl’altri. Perché quando ti guardi attorno non c’è che la realtà, e i realisti. Nonna Rosa me ne diede tante per la mia bravata. Lei è una realista, di quelle che seguono la lista studio, lavoro, ragazza, casa, matrimonio, figli, pensione e morte. Ripetere.

I realisti guardano a quello che hanno e non a quello che potrebbero avere, e se puntano al secondo non hanno fantasia. Sono grigi impiegati della vita.

E li capisco. Una bugia, come un sogno, non è all’altezza della realtà. Suvvia, viviamo nel presente e nel presente non si vedono i sogni. Per questo una bugia risulta una felicità effimera e un sogno un traguardo irraggiungibile. Eppure mi chiedo perché.

Perché checché se ne dica in giro un sognatore ha notevoli vantaggi rispetto agli altri. Riesce a vedere i colori nel grigio della giornata, nella routine e sente il profumo della positività. È un arcobaleno in mezzo a tante nuvole. Lo considero un’ottimista degli sbagli. E se un raccontaballe può diventare un sognatore, perché non possono farlo gli altri, quelli più onesti?

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Tu sei veleno.

Distillato di bellezza liquida che tenta e uccide.

Tu sei veleno.

Iniettato pian piano nel mio corpo, forte baluardo da abbattere, per poi vederne le rovine sorridendo dall’alto.

Tu sei veleno.

Stupendo, limpido, del colore della vita che poi regala morte.

Tu sei veleno.

E io ti ho bevuto. In piccoli sorsi, bagnando le labbra e leccandole, ancora sporche del pericolo. E non me ne sono reso conto, o si? Lo sapevo e ho continuato a bere. Che stupido.

Tu sei veleno.

Hai dichiarato fin da subito le tue intenzioni. Ti ho ascoltato? Forse all’inizio ma poi la tentazione è andata crescendo. La tua bellezza mi ha vinto, mi ha fatto avvicinare al tavolo e ti ho afferrato.

Com’eri morbida, liscia e profumata. Le mie mani scivolavano sulla tua pelle con innaturale dolcezza. Quella stessa dolcezza che non mi appartiene ma che con te mi obbligavo ad usarla. Non volevo romperti, volevo berti.

Tu sei veleno.

Le regole nella mia testa era ben chiare eppure non le ho seguite. C’era scritto di non bere e io ho disobbedito. Perché? Perché? Perché?

Tu sei veleno.

Ti ho permesso di entrarmi dentro. Ti ho lasciato via libera per ogni vena del mio corpo e adesso mi ritrovo a terra, con un rivolo di bava che tocca il pavimento a soffocare nella mia colpa. Ti sento dentro, in ogni attimo della mia giornata e mi fa male. Mi fa male pensare che forse non potrò liberarmene mai più, mi fa male pensare che potrei morire sotto questo peso e non vedo uscita. Il mio sguardo viaggia in ogni possibile direzione a cercare la cura: gli amici, lo studio, il lavoro, gli hobby eppure sei sempre dentro di me.

Tu sei veleno.

Che stupido sono stato. Ho commesso il mio primo errore in amore. D’improvviso fermo davanti a quel tavolo, un’ampolla luccicante domina il circondario e io non ho minimamente pensato a leggerne l’etichetta. Mi sono avvicinato, l’ho afferrata e ho bevuto. Io stesso ti ho permesso di avvelenarmi il fisico e l’anima.

Tu sei veleno.

Cosa pensavo di aspettarmi? L’hai dichiarato al mondo come eri fatta. Sei stata chiara sulla tua pericolosità eppure io ti ho ignorato. Fa così male perché potevo non berti, potevo avere quella flebile speranza che fossi immune, eppure così non è stato. Mi ritrovo ad essere una tacchetta tra i morti per mano tua.

Tu sei veleno.

E ho paura. Paura di non sopravvivere, paura di non riuscire ad alzarmi, paura di essere cambiato. Una paura oscura che mi attanaglia all’improvviso nelle giornate di sole più luminose. È questo il tuo effetto. È questo che mi hai fatto.

Tu sei veleno.

Un’azione stupida vale tale dolore?

Tu sei veleno.

Trama del romanzo L’appuntamento ideale

Un ragazzo di ventitré anni apparecchia il suo appuntamento con la morte. La vasca da bagno è pronta, le sue ultime volontà sono sul tavolo e le vene sono aperte, lasciando scorrere il rosso. Si addormenta rimpiangendo la sua vita piena di delusioni ed essendo convinto di non mancare a nessuno. Si risveglia in una bianca stanza d’ospedale dove, ancora confuso, fa la conoscenza di un enigmatico interlocutore che lo invita a raccontarsi. Inizia così il viaggio attraverso la sua giovane vita, passando per tutti i momenti che l’hanno caratterizzata e che l’hanno portato al gesto estremo. L’appuntamento ideale è un romanzo introspettivo dove a flashback di vita vissuta si intervallano considerazioni sociali, accompagnati dall’odore di una sigaretta tra amici. Non rivela verità universali, ma racconta quei piccoli dettagli che molto spesso diamo per scontato e che in realtà rappresentano le basi su cui crescere.

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L’appuntamento ideale, di Mattia C. Russo – Segnalazione

Lettori e Lettrici del mio blog, oggi vi propongo in segnalazione il romanzo di Mattia C. Russo, intitolato L’appuntamento ideale, in campagna Crowdfunding su Bookabook.

Qui si seguito trovate il link alla campagna crowdfunding!

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Trama

Un ragazzo di ventitré anni apparecchia il suo appuntamento con la morte. La vasca da bagno è pronta, le sue ultime volontà sono sul tavolo e le vene sono aperte, lasciando scorrere il rosso. Si addormenta rimpiangendo la sua vita piena di delusioni ed essendo convinto di non mancare a nessuno. Si risveglia in una bianca stanza d’ospedale dove, ancora confuso, fa la conoscenza di un enigmatico interlocutore che lo invita a raccontarsi. Inizia così il viaggio attraverso la sua giovane vita, passando per tutti i momenti che l’hanno caratterizzata e che l’hanno portato al gesto estremo. L’appuntamento ideale è un romanzo introspettivo dove a flashback di vita vissuta si intervallano considerazioni sociali, accompagnati dall’odore di una sigaretta tra amici. Non rivela verità universali, ma racconta quei piccoli dettagli che molto spesso diamo per scontato e che in realtà rappresentano le basi su cui crescere.

Estratto

“Il suicidio non è qualcosa d’improvviso, sai Freud. Uno non si sveglia la mattina e decide di togliersi la vita. No, è diverso. È qualcosa di pensato, voluto, messo a macerare in un barattolo e poi rispolverato quando è pronto. A volte il barattolo regge e si riesce a rispettare i tempi; altre volte si rompe e avviene l’incidente. Una volta messo nel barattolo però non c’è modo di levarlo da quel liquido, da quel processo, di levarselo dalla testa. Per me il suicidio è stato un barattolo.”

Biografia

Sono nato un sabato di novembre nel giorno più sfortunato per eccellenza. L’infanzia è trascorsa felice tra la scuola-parco giochi, la televisione-schiavista e il polveroso campo dell’oratorio dove ho conosciuto gli amici di una vita. In prima media arriva il fatidico anno X. Il nome è dovuto all’innumerevole quantità di radiografie e lastre fatte. Ho un’innata predisposizione ai guai, non ho mai pensato alle conseguenze delle mie azioni e l’ho fatta franca più volte di quanto avrei dovuto. Finito il liceo ho perso cinque anni tra università sbagliate e lavori a vicolo cieco, prima di trovare la mia strada, laureandomi con il massimo dei voti. Mi piace leggere, scrivere e viaggiare. Ho continuato ad allenare il primo fin da piccolo; il secondo lo pratico in un periodico e in un web magazine, mentre il terzo è più recente, scoperto grazie ad un’associazione di volontariato internazionale.

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Dunwich di Emmanuele Vercillo – Segnalazione

Segnalazione del romanzo di Emmanuele Vercillo, intitolato Dunwich, thriller ambientato in Inghilterra nel XIX secolo, in campagna crowdfunding su Bookabook, di cui trovate qui il link diretto.

Il titolo del romanzo è ispirato al maestro H. P. Lovercraft, come sottolinea Emmanuele e non potrei essere più d’accordo! Lovercraft, di cui conservo (dopo svariate letture) la raccolta completa di tutti i racconti, è tutt’ora per me un maestro e un’ispirazione.

Sinossi

Nell’Inghilterra del XIX secolo, il medico Devon Wilson trova una una lettera di un suo avo nascosta nella biblioteca di famiglia. Il manoscritto parla di un misterioso segreto celato dai Wilson in una vecchia magione di provincia. Incuriosito dalla scoperta, Devon si reca a Dunwich per saperne di più, finendo per rimanere bloccato nel paese. Lì, facendosi largo fra oscure superstizioni e segreti a lungo sepolti, cercherà di scoprire cosa si nasconde sotto l’antica dimora.

Biografia

Nato a Cosenza e diplomato al liceo classico, Emmanuele è laureato in comunicazione d’impresa presso l’Università IULM di Milano. Fin da subito ha lavorato nel mondo dei media, prima come consulente e giornalista (conseguendo l’iscrizione all’Albo professionale nel 2017) e in seguito come speaker radiofonico. La scrittura è da sempre una sua passione, che ha coltivato prima con piccoli racconti e storie brevi, in seguito con lavori più articolati. Dopo le prime pubblicazioni ha deciso, complice anche la quarantena, di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura.

Estratto dall’anteprima di Dunwich

dunwich-thriller-romanzo-segnalazione-scrivania-letterariaEra quasi l’alba quando il treno si fermò sbuffando vapore alla stazione di Dunwich. L’aria era gelida e, oltre a Devon, nessun altro passeggero scese dalla bestia di metallo a quella fermata. Sulla banchina s’intravedeva una sola persona: un uomo anziano, seduto su una panchina di legno e avvolto dalle spire del sonno, con un rivolo di bava che scendeva giù dalle labbra. Devon s’incamminò lungo il marciapiede, stringendosi nel cappotto di stoffa che a stento lo riparava dal soffio del vento. Il treno ripartì fischiando, lasciando dietro di sé solo il silenzio. Erano trascorse già due settimane da quando aveva trovato la lettera, nascosta in un vecchio libro della biblioteca di famiglia. In realtà non aveva idea di quale suo parente l’avesse scritta, ma fin dalle prime righe ne aveva intuito il soggetto. “Scrivo questa lettera per lasciare una traccia della mia ricerca”, iniziava così “una ricerca difficile che ho portato avanti nella magione Taylor, ricevuta in dote dal matrimonio di William Wilson e tramandata fra le generazioni che mi hanno preceduto”. Nessuno di quei nomi aveva acceso in Devon un campanello, ma la storia della magione, seppur riassunta in poche parole, aveva facilmente rievocato il ricordo di una vecchia residenza di proprietà della sua famiglia da generazioni, nel piccolo paese di Dunwich.

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Dunwich è disponibile in formato cartaceo e e-book pre-ordinabile tramite questo link! 

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L’Equilibrio, di Martina Tasso – Recensione

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Buon venerdì a tutti i miei lettori! Oggi su Aedifico c’è la recensione di L’Equilibrio, di Martina Tasso, in campagna Crowdfunding su Bookabook!

L’Equilibrio: pagina Ufficiale della campagna Crowdfunding

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Buona Lettura!


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Biografia

Martina Tasso è nata il 16 novembre del 1995 e vive da sempre in un minuscolo paesino della provincia di Padova.
Dopo il liceo artistico, si è diplomata in un’accademia di musical e ora scrive e dirige spettacoli per il teatro.
Ha mille hobby, dal disegno alla cucina, dal teatro alla scrittura; ama Victor Hugo e Ken Follett e si ritiene orgogliosamente una nerd del mondo Disney.
Chi la conosce non sa quanto lei scriva, ma la verità è che ha più di 15 libri iniziati, in una cartella del pc che è un cantiere in continuo sviluppo. Passa da un progetto all’altro, interrompendosi solo per documentarsi o per trovare una soluzione originale per poter proseguire.
Per un periodo ha pubblicato racconti a puntate sul sito “TheIncipit”. Il suo “Su strada” le è valso il 3° posto in classifica.
“L’Equilibrio” è il primo romanzo che ritiene finito e lo offre al pubblico.

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Trama

Martha, crescendo, non ha perso la capacità che hanno i bambini di vedere le fate. L’incontro con Mirko, un ragazzino testardo quanto enigmatico, la porterà proprio per questo in un luogo fuori dal tempo e dal mondo. Si tratta di un’isola abitata dagli Wanduts, tribù di indigeni dove Martha riscopre il gioco, la spensieratezza, l’ingenuità di quand’era bambina.
Ma forse l’isola non è il paradiso che sembra e nemmeno lì si può sfuggire alle responsabilità, alla violenza, al dolore della vita “da grandi”. L’omicidio improvviso di un bambino riaccende un conflitto che sembrava essersi spento da tempo, tra gli Wanduts e gli Invasori Bianchi. Cosa vogliono, dopo anni di tregua?
In una tavolozza di personaggi e ambienti che si accostano come in un sogno, Martha dovrà capire da che parte schierarsi, se con l’inarrestabile Mirko o con l’affascinante Capitano James; se cedere all’attrazione per il bellissimo Gabe o rinunciarvi in partenza; se restare o ritornare a casa.

Un incantevole inizio

I bimbi comunicano con la fate nel periodo in cui non sono in grado di interagire con le persone. Martha Brook, ventiquattro anni, è ancora in grado di vedere e sentire le fate. Felì è la fata che ha accompagnato Martha per l’intero corso della sua vita con il suo allegro scampanellio.

Accudiscono le piante e i fiori. Martha la indica come fata domestica, invisibile tranne che a lei. Martha aveva tentato di rendere partecipe un’amica in prima liceo, ma la rivelazione non aveva portato a nulla di positivo. Così Martha aveva deciso di non rendere partecipe nessun altro della sua capacità. Martha vive in un appartamento con un’amica, Kate e con Felì, la fatina, è con lei da quando aveva sei anni e giocavano insieme sotto una magnolia nel giardino di casa.

Un dipinto di una vita segreta tanto minuscola che viene ingrandita dai sentimenti, dall’amicizia e dal cuore.

Personaggi S(piccanti)

Martha: una ventiquattrenne che vede le fate e si ritrova in un mondo fantastico in cui deve avere a che fare con se stessa e con personaggi affascinanti. Il suo cuore era già stato terreno fertile di scontri amorosi, ma qui, sull’isola, dovrà raccogliere tutte le sue energie e affrontare la gelosia, l’invidia, la rabbia e la superbia. Avrà modo di viaggiare con la mente verso un roseo futuro, ma sarà costretta ad affrontare situazioni terribili in cui le persone si riveleranno fameliche, selvagge e malvage. Il suo carattere è definito dal coraggio e dall’amore per il prossimo e il senso di sacrificio per le persone a lei care. Temeraria e indomita persino davanti alle situazioni più difficili non si tirerà indietro. Il tessuto amoroso e sentimentale gioca un ruolo importante e dovrà riuscire a non soccombere, ma a rinascere nelle sue scelte.

Mirko: bimbo dal cipiglio deciso, dagli ineffabili sorrisi e pieno di risorse. La sua spensieratezza è velata dal senso di mistero che avvolge la sua figura.

Gabe: garzone sulla Corallo Grigio del Capitano James; ragazzo enigmatico, coraggioso, indomito e pieno di sorprese. Il suo passato fa pensare a una persona che ha corso rischi, è cresciuta in fretta e senza pensare troppo alle conseguenze. Il suo cuore è aperto al mondo, ma un ricatto lo imprigiona nelle spire del passato e della sua unicità.

Capitano James: uomo dalle mille occasioni e dai molteplici sotterfugi. Il suo fascino non passa inosservato come i tranelli che sembra voler tirare da un momento all’altro.

Gli sciamani degli Wanduts: Hesutu e Urika; lui è un guaritore mentre Urika è in contatto con gli spiriti e vede nel futuro. Le parole della mistica saranno importanti nelle vicende di Martha perché veicoleranno significati ed eventi di grande rilevanza.

La ciurma del Capitano James: due soli personaggi, in una fugace scena, riescono a smuovere una carica di rabbia nei loro confronti che subito l’idea della marmaglia salta nella mente, con le qualità (spregevoli) che le si addicono: gretta, ignorante, violenta, animalesca, il parossismo del sessismo. Esseri umani malvagi e riprovevoli sotto ogni singolo punto di vista. Eccola presentata la gentaglia del Corallo Grigio, l’imbarcazione del Capitano James.

Lo stile, la penna, la tastiera 

La vicenda è calata nella contemporaneità prima di essere trasportata in un mondo solo in apparenza bucolico. Nelle primissime pagine del romanzo sono presenti alcune caratteristiche della vita di tutti i giorni e la presenza dei social; viene posto l’accento sulla freddezza e la grettezza dei rapporti sociali odierni; disillusione, amarezza e cattiveria; d’altro canto Martha dimostra di essere più umana degli altri personaggi per la gentilezza che dimostra nei confronti della natura e per la sincerità, anche la verità, che vorrebbe vedere realizzata e presente negli altri.
Martha, nella solitudine della scogliera, incontra un bambino di nome Mirko, non più di dieci anni e alto quasi quanto lei che ne ha ventiquattro e subito dopo, i presentimenti sulla malvagità dei suoi compagni di viaggio, ottengono conferma e Martha non solo si sente ingiustamente umiliata, ma capisce come le persone siano superficiali, ingrate e incapaci di conoscere prima di sproloquiare.
Mirko e Martha si ritrovano il giorno successivo e lei entra in contatto con la famiglia di Mirko, che si rivela una tribù, gli Wanduts, abitante su un’isola.
Lo scorrere del tempo, dal momento in cui Martha inizia a vivere con gli Wanduts, si perde e la sua mente viene rapita dalla magia che sembra imperare sulle terre floride dell’isola.
Non solo la giovane incontra la tribù degli Wanduts, ma incontra anche colui che è per eccellenza l’Invasore Bianco, il Capitano James.
Dall’incontro con il Capitano James, Martha inizierà un viaggio all’interno del suo cuore, dei sentimenti e delle emozioni che impereranno durante tutto il resto del romanzo. La vicenda alle volte sembra fare da sfondo alla storia sentimentale di Martha senza però perdere il tono avventuroso che è stato ben sviluppato.
In un luogo inaspettato come l’isola, dovrà fare i conti con il passato che le ha dato modo di ripensare al futuro, dovrà sforzarsi di prendere decisioni difficili e capirà quanto una singola vita possa essere importante e fondamentale per ricreare eternamente l’equilibrio.

Il viaggio nel romanzo è utilizzato e reso dinamico in maniera differente a seconda delle situazioni senza scadere nel classico:

  • Il viaggio: la gita in baita con Kate e i colleghi e amici di corso: Charlotte, Henry, Joy e Lucas. Qui Martha, a dispetto del carattere dipinto inizialmente, si sente a disagio in mezzo a persone nuove che sembrano giudicarla in base a convenzioni sociali, non troppo “classiche” e lei percepisce il loro distacco dopo una giornata alla baita; ripensando poi anche al viaggio compiuto, nel quale solo un personaggio spicca su tutti: Lucas.
  • Il viaggio di Martha: la vita con gli Wanduts, l’incontro con il Capitano James e con Gabe. Viaggi personali ed emotivi, che permetteranno a Martha di crescere, di creare e di trovare se stessa per il presente e per il futuro.

A differenza di altri romanzi, in cui la scoperta dell’esistenza delle fate è uno dei topos della narrazione e il panorama fantastico fa da padrone, qui le fate entrano subito a far parte della narrazione perché sono anch’esse protagoniste, in particolare Felì, insieme a Martha e la fantasia, unita alla magia, è tanto fondamentale quanto serpeggiante negli eventi; non vi è una preponderanza magica, bensì la narrazione di vicende umane drammatiche tinte di magia.
Stile narrativo scorrevole, in grado di ricreare ciò che c’è scritto su carta nella mente immaginifica del lettore, evocativo nelle parti in cui vengono raccontati gli incontri tra i personaggi e le descrizioni dei luoghi e dei personaggi sono ben inserite nel testo. Alcune parti narrative, relative a situazioni di tensioni, sono poco dettagliate; questa scelta permette alla lettura di essere rapida e incisiva.
Parti dialogiche ben strutturate che però necessitano a parer mio di un approfondimento emotivo-psicologico.


intervista-autore-autrice-parole-confronto

La sezione dedicata alla creatività di Martina, accompagnata da una breve intervista. 

1 – Come ti sei sentita quando hai deciso di pubblicare questo libro tra i tanti che hai nel cassetto?

Molto in ansia, quasi angosciata in realtà. È molto personale e parlo di persone reali, alcune delle quali non sanno nemmeno di essere nel libro.

2 – Cosa ti ha spinta a scegliere proprio questa storia?

Credo sia per il desiderio inconscio che abbiamo tutti di “essere scoperti”. Ho camuffato, nella storia, dei segreti che non avrei mai rivelato. Per condividere qualcosa di me, forse.

3 – Per Martha e la sua capacità di far fronte alle avversità, a chi ti sei ispirata? 

Martha sono io, con tutte le sue insicurezze e le sue convinzioni. Lei in realtà non è davvero capace di affrontare le avversità, ma ci si trova dentro e in qualche modo deve fare. Quindi si ispira a me, a come sono ora e a come mi immaginavo di essere a quest’età (rossa, tra le cose). Tant’è che molti di quei dialoghi sono realmente avvenuti, in certe situazioni Martha mi ci sono trovata io per prima, per poterle raccontare.

4 – Un romanzo tanto bucolico quanto profondo per la vicenda in sé. Ti sei ispirata a degli autori in particolare?

Per lo stile sento di esser stata influenzata da Sophie Kinsella. La drammaticità l’ho acquisita del fatto di esser cresciuta a pane e Victor Hugo.


E per concludere, una riflessione personale su L’Equilibrio:

Libro piacevole con una narrazione semplice e incisiva. La componente emozionale riverbera in ogni pagina e solo le scelte, l’amore e il coraggio riusciranno a far crescere tutti i personaggi, per portare alla risoluzione e alla comprensione di un eterno equilibrio, perso nella memoria, ma vivo nelle pagine di una meravigliosa storia.

Giulia Coppa

Vi ricordo che L’Equilibrio di Martina Tasso è disponibile per il pre-ordine su Bookabook!

L’Equilibrio, pagina ufficiale della campagna Crowdfunding

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L’Equilibrio, di Martina Tasso – Segnalazione

Equilibrio-Martina-Tasso-Segnalazione-Aedifico

Una buona giornata a tutti i lettori! Oggi, apro il 2020 con la segnalazione del romanzo di Martina Tasso, intitolato L’Equilibrio, in campagna Crowdfunding su Bookabook.

Equilibrio si trova su Bookabook (qui sotto il link diretto!), la campagna è in corso e ci sono quaranta giorni disponibili per pre-ordinarne una copia.

Pagina della Campagna Crowdfunding di Equilibrio

Trama-Equilibrio-Martina-Tasso-Romanzo-Crowdfunding

Martha, crescendo, non ha perso la capacità che hanno i bambini di vedere le fate. L’incontro con Mirko, un ragazzino testardo quanto enigmatico, la porterà proprio per questo in un luogo fuori dal tempo e dal mondo. Si tratta di un’isola abitata dagli Wanduts, tribù di indigeni dove Martha riscopre il gioco, la spensieratezza, l’ingenuità di quand’era bambina.

Ma forse l’isola non è il paradiso che sembra e nemmeno lì si può sfuggire alle responsabilità, alla violenza, al dolore della vita “da grandi”. L’omicidio improvviso di un bambino riaccende un conflitto che sembrava essersi spento da tempo, tra gli Wanduts e gli Invasori Bianchi. Cosa vogliono, dopo anni di tregua?

In una tavolozza di personaggi e ambienti che si accostano come in un sogno, Martha dovrà capire da che parte schierarsi, se con l’inarrestabile Mirko o con l’affascinante Capitano James; se cedere all’attrazione per il bellissimo Gabe o rinunciarvi in partenza; se restare o ritornare a casa.

Equilibrio-Martina-Tasso-Biografia-Romanzo-Crowdfunding

Martina Tasso è nata il 16 novembre del 1995 e vive da sempre in un minuscolo paesino della provincia di Padova.
Dopo il liceo artistico, si è diplomata in un’accademia di musical e ora scrive e dirige spettacoli per il teatro.
Ha mille hobby, dal disegno alla cucina, dal teatro alla scrittura; ama Victor Hugo e Ken Follett e si ritiene orgogliosamente una nerd del mondo Disney.
Chi la conosce non sa quanto lei scriva, ma la verità è che ha più di 15 libri iniziati, in una cartella del pc che è un cantiere in continuo sviluppo. Passa da un progetto all’altro, interrompendosi solo per documentarsi o per trovare una soluzione originale per poter proseguire.
Per un periodo ha pubblicato racconti a puntate sul sito “TheIncipit”. Il suo “Su strada” le è valso il 3° posto in classifica.
“L’Equilibrio” è il primo romanzo che ritiene finito e lo offre al pubblico.

Equilibrio-Martina-Tasso-Anteprima-Estratti

Grazie alla campagna crowdfunding di Bookabook possiamo godere dell’anteprima di una parte di Equilibrio! La prossima settimana uscirà la mia recensione, sempre qui, su Aedifico e approfitto della segnalazione per condividere dei brevi estratti!

Pagina dedicata all’anteprima di L’Equilibrio di Martina Tasso

Estratto-Equilibrio-Martina-Tasso-Romanzo-Crowdfunding

 

“Volando sopra la culla, le fate vegliano sul bambino, cercano di farlo ridere, cantano per farlo ad-dormentare; oppure, più infantili e capricciose di lui, lo svegliano nel cuore della notte per giocare.”

Prefazione – L’Equilibrio di Martina Tasso

Estratto-Equilibrio-Martina-Tasso-Romanzo

“Lei mi sorride, con la bocca sdentata che le inghiottisce le labbra all’interno. La abbraccio e sto per congedarmi, ma c’è un’altra cosa che mi preme chiederle e non ne ho il coraggio.”

Capitolo 13 – L’Equilibrio di Martina Tasso

Estratto-Equilibrio-Martina-Tasso-Romanzo-Crowdfunding

“Prendo a fissare la sua mano. All’inizio non avevo sospettato che sotto quel guanto si nascondesse una protesi, ma ora che lo so, riesco a vedere solo quanto sia immobile, rigida e innaturale.”

Capitolo 14 – L’Equilibrio di Martina Tasso

Equilibrio-Contatti-Martina-Tasso-Romanzo-Crowdfunding

Seguite il Link qui sotto per trovare L’Equilibrio di Martina Tasso e ottenere anche voi una copia in pre-ordine! Disponibile in formato cartaceo e e-book.

Pagina della Campagna Crowdfunding di Equilibrio

Qui sotto troverete i link ai profili social di L’Equilibrio

Profilo di Martina Tasso su Facebook

Profilo di Martina Tasso su Instagram


Mare-amore-romanzo-equilibrio-martina-tassoRingrazio Martina per avermi inviato il romanzo e per avermi permesso di entrare nel suo mondo d’inchiostro!

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Efemenide, di Tommaso Gallo – Segnalazione

Giornate di novembre uggiose accompagnano buone letture tanto quanto l’aria marina in pieno agosto sotto l’ombrellone!

Oggi segnalo con piacere il libro di Tommaso Gallo, Efemenide, in campagna crowdfunding su Bookabook, QUI IL LINK ALLA CAMPAGNA

A breve uscirà la recensione!


Trama

Da pochi mesi l’Impero di Feundor è crollato sotto l’attacco delle tribù nomadi di Bruor. Bregar, primo pléfore sotto lo scomparso Impero, si muove in queste terre prive di ordine, senza cercare una vita più tranquilla a dispetto delle esortazioni di Silena, ragazza che lo segue nei suoi vagabondaggi.

Per liberare Frenil, catturata dai bruoriani, Bregar rivela al mondo di essere vivo, ritrovandosi immediatamente una taglia sulla testa.

Bregar e Silena iniziano così a fuggire dal Cacciatore, un nobile insofferente alla vita di palazzo, che dopo il crollo di Feundor era diventato un cacciatore di taglie. I due si ritrovano coinvolti nell’assedio di Coastal da parte dei bruoriani. Qui Bregar sarà nuovamente costretto ad affrontare il proprio passato, dovendo decidere se nascondersi o se scendere in campo, rivelando la propria presenza.


Biografia autore

Tommaso Gallo è nato a Segrate nel 1989, ma ha sempre vissuto a Saronno. Ha frequentato il liceo scientifico, per poi laurearsi in Storia e in Scienze Storiche presso l’Università Statale di Milano nel 2015. Dal 2015 lavora a Milano in campo amministrativo.

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Estratto

“Dopo aver fermato gli assalitori, le quattro pareti di terra si sgretolarono fino a diventare polvere, creando un cerchio attorno a Bregar. Nel giro di un minuto le fiamme e la terra iniziarono ad intersecarsi, creando un tornado, il cui centro era il guerriero. I bruoriani nella piazza ne furono travolti ancora prima di poter contrattaccare o di poter scappare.”

EfemenideTommaso Gallo


Non vedo l’ora di finire la lettura di Efemenide e scriverne la recensione!

E voi lo avete già letto?! Se non lo avete ancora fatto, andate al link sopraindicato e…cliccate!!

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Cronache di un Mesotes. La guerra del Portatore, di Alberto Grandi – Recensione

Recensione di Cronache di un Mesotes. La guerra del Portatore, di Alberto Grandi, in campagna Crowdfunding su Bookabook!

Trovi il link alla campagna QUI

Buona Lettura!


 

 


 

Biografia

Alberto Grandi, classe 1994, nato e residente a Milano. Laureato in Filosofia e istruttore di Arti marziali, che pratica da tutta la vita, è appassionato di letteratura fantasy e videogames. Nel suo romanzo d’esordio, “Cronache di un Mesotes”, riunirà le sue più grandi passioni.


 

Trama

Leon, un giovane praticante di arti marziali, viene scelto per unirsi a un grande esercito composto da diverse specie aliene, contro un nemico comune: il Portatore. Durante il suo viaggio conoscerà diverse figure importanti, dalle imponenti e guerriere Cheimatos, ai piccoli e ingegnosi Psykines, ognuna pronta ad insegnargli qualcosa. Dovrà addestrarsi ed essere pronto a combattere il famigerato esercito nemico mentre imparerà a confrontarsi con il più grande avversario della sua vita… Se stesso. Un viaggio avventuroso e introspettivo che lo porterà a visitare i più disparati mondi, da un morente imperialismo romano, al classicismo greco, passando per la libertà piratesca e la tecnologia psykines. In un percorso interiore verso la battaglia più difficile di tutte, quella per conoscere se stessi e migliorarsi.


Personaggi s(piccanti)

Leon: il protagonista di Cronache di un Mesotes, ragazzo che si riscopre formidabile guerriero e pensatore; si interroga sui mondi in cui viene inviato per difenderne i popoli dalle armate del Portatore. Non solo si sofferma su ciò che vede e su ciò che sente, bensì elabora ogni informazione e la accresce con la consapevolezza che un giovane può coltivare in una situazione tesa e di pericolo come i campi di battaglia. Ironia, interrogativi, dubbi e speranza (contando un’ottima dose di forza di volontà) sono gli ingredienti della personalità di Leon, visibili all’inizio del romanzo in maniera intermittente e poi più presenti nelle pagine successive.

13 09: appartenente alla razza dei Ropodarth, rappresenta l’assoluto di un sistema di governo totalitario, in cui l’uno viene surclassato dalla comunità eretta sulla gerarchia di tipo militare. Il viaggio di 13 09 rappresenta l’abnegazione, l’ordine superiore inderogabile, ma possiede una componente libertaria e ascendente che segue la crescita di Leon. I due personaggi infatti sono legati da un rapporto di amicizia, che viene sviluppato nella seconda parte dell’opera.

Il Portatore e i Creati: e qui si apre un grande punto di domanda che soggiace a tutta l’opera ed è questo il punto vincente per cui ritengo che Cronache di un Mesotes sia una lettura non solo piacevole ma anche intrigante: non sai chi è il Portatore. La figura dell’antagonista è ammantata di domande e informazioni frammentarie, solo i suoi scagnozzi, i Creati, sono conosciuti perché sono l’esercito del Portatore. Il personaggio celato alle conoscenze di Leon riempie di trepidazione e di interrogativi le menti delle forze alleate. Chi può celarsi dietro alla figura del Portatore?

Atena: proprio lei, la Dea Atena, è presente nell’opera; la sua figura porta con sé l’ideale della saggezza, della conoscenza e del sacrificio, unita alla componente emotiva che la sua presenza provoca in Leon; egli prova un misto di ammirazione e rispetto per Atena, che sarà altro punto fondamentale nella seconda parte dell’opera.

Tenendo conto dei ruoli degli altri personaggi, ho notato una contestualizzazione dei suddetti dopo un centinaio di pagine, inizialmente l’autore si focalizza sullo sviluppo di dialoghi e azioni che fanno da padroni.

Lo stile, la penna, la tastiera

Lo stile dell’autore è leggero, dinamico, preciso, non lascia spazio a dubbi di coerenza o a interrogativi senza uscita. L’opera è ben strutturata, dotata di una consecutio temporum ben definita, che non cade in incomprensioni o in incoerenze temporali, sempre nemiche degli autori!

Senso del dovere, morale, strutture di governo, coraggio, cooperazione, amicizia, rispetto delle diversità, abbandono, paura, crescita e consapevolezza. Potrei continuare con la lista, ma questo elenco rispecchia alcune delle grandi tematiche trattate nell’opera. Quale studentessa di Filosofia, non ho potuto fare a meno di sorridere, vedendo temi trattati durante gli anni di studio; ciò che mi ha colpita in particolare è stata l’aria di cambiamento che portavano i dialoghi in cui sono state evidenziate correnti e sistemi di pensiero; un modo apprezzabile per vivificare temi filosofi, etici e morali, che a parer mio, avrebbero dovuto essere sviluppati con maggiore precisione, legandoli al protagonista e agli avvenimenti in maniera stringente.

La contestualizzazione delle razze, dei popoli e dei pianeti sembra essere lasciata da parte, in realtà, man mano che il lettore prosegue, inizia ad affezionarsi ai luoghi; le descrizioni sono precise, stimolano la fantasia e permettono alla mente di penetrare nella storia.

Ciò che ho amato in particolare sono i combattimenti; tutto sta nella descrizione dell’evento senza… la descrizione! Alberto descrive attraverso le azioni, le sensazioni dei personaggi, i momenti di rabbia, gioia, dolore, gli attimi che coinvolgono in battaglia i personaggi sono carichi di patos, sono cruciali per la trama e per la definizione dei personaggi stessi.

L’autore è riuscito a gestire molto bene le componenti sociali e culturali proprie di ogni razza appartenente all’Alleanza, coloro che combattono il Portatore. Interessante la capacità di promuovere l’eguaglianza mantenendo le differenze, il rispetto reciproco e la forza delle comunità unite; non mancano gli screzi, le lotte interne e gli intrighi che pian paino Leon scopre e a cui cerca una spiegazione, una soluzione, fin dal primo momento.

Cronache di un Mesotes è un’opera appassionante, capace di far riflettere su tematiche legate al pensiero e alla consapevolezza individuale e universale; questi temi sono sviluppati nell’opera come germogli figli di un’antica quercia; il dialogo tra il passato, il presente e il futuro è espresso nei personaggi, nelle tradizioni e nelle usanze dei popoli che Leon incontrerà durante le sue missioni in nome dell’Alleanza, in nome della libertà. 

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Cronache di un Mesotes. La guerra del Portatore, di Alberto Grandi – Segnalazione

Ciao a tutti! Cari amanti dei libri, quest’oggi vi propongo la segnalazione del romanzo di Alberto GrandiCronache di un Mesotes. La guerra del Portatore. Il romanzo, di genere fantascientifico/fantastico, è in campagna crowdfunding su BOOKABOOK, quindi accorrete numerosi tramite il LINK QUI , verrete subito reindirizzati alla pagina di Bookabook.


Curiosi? Me lo auguro!

Trama:

Leon, un giovane praticante di arti marziali, viene scelto per unirsi a un grande esercito composto da diverse specie aliene, contro un nemico comune: il Portatore. Durante il suo viaggio conoscerà diverse figure importanti, dalle imponenti e guerriere Cheimatos, ai piccoli e ingegnosi Psykines, ognuna pronta ad insegnargli qualcosa. Dovrà addestrarsi ed essere pronto a combattere il famigerato esercito nemico mentre imparerà a confrontarsi con il più grande avversario della sua vita… Se stesso. Un viaggio avventuroso e introspettivo che lo porterà a visitare i più disparati mondi, da un morente imperialismo romano, al classicismo greco, passando per la libertà piratesca e la tecnologia psykines. In un percorso interiore verso la battaglia più difficile di tutte, quella per conoscere se stessi e migliorarsi.

COPERTINA PROVVISORIA 1


Sulla pagina dedicata a Cronache di un Mesotes. La guerra del Portatore, a cui puoi approdare dal link qui , trovi un’anteprima del romanzo, la trama, il perché Alberto abbia deciso di scrivere questo libro e soprattutto la possibiilità di acquistare l’opera sia in formato cartaceo che e-book.


COPERTINA PROVVISORIA 2

Ancora più curiosi? Certo! Io ho già iniziato a leggere Cronache di un Mesotes!

∞ Trovate l’autore su Instagram come Cronache di un Mesotes e su facebook alla pagina Cronache di un Mesotes

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Tabula Rasa, di Stefano Guglielmo – Segnalazione

Buona giornata a tutti! Oggi vi segnalo il libro di Stefano Guglielmo, Tabula Rasa, in crowdfunding su bookabook!

Accorrete rapidi per hé manca poco al termine della campagna! QUI IL LINK ALLA CAMPAGNA

Trama

Riccardo ha perso la memoria. Il guaio è che non solo non ha ricordi delle persone attorno a lui, ma ha anche dimenticato tutte le nostre convenzioni sociali. Non sa più a che distanza deve mettersi quando parla con qualcuno, come ci si saluta né che è poco carino dire a una persona che le puzza l’alito. Mentre si annoterà in una lista le istruzioni per stare al mondo, rimarrà sorpreso da come conduceva la sua vita precedente. Scoprirà in maniera tragicomica che tutto ciò che lo circonda e che stava vivendo fino ad allora è molto lontano da cosa gli suggerisce l’unica guida che ha deciso di seguire: la sua coscienza.