La tazza era piena di caffè. Il calore saliva in aria e abbracciava la ceramica della tazza. Era una di quelle comprate in vacanza; il profilo nero di New York risaltava sullo sfondo bianco e rosso.
Anna strisciò le mani sulla faccia, schiacciandola, come se potesse eliminare la stanchezza e il profilo disegnato dalle labbra sporgenti e il naso adunco.
– Ehi…lo bevi?-, chiese Davide entrando in cucina. Lo osservò e si lasció scivolare sul tavolo. – Sì. Poi chiamo-.
– Non avresti dovuto fare la telefonata mezz’ora fa?-.
– Sì. Ma dovevo preparare la mia voce. È importante. Non posso parlare come una sbandata-.
– Come credi-. Davide versò il caffè in un’altra tazza, quella di San Marino, e lo gustò amaro e bollente. – Vado a mettere a posto la camera. Abbiamo lasciato un disastro-.
Anna lo fissò. – Bene, perchè non ho voglia di farlo io-.
Il ragazzo ticchettò sullo stipite della porta. – Ah, puoi ben dirlo. Tu sei mia ospite e non dovrai muovere un dito-. Sorrise dolcemente uscendo dalla cucina. I passi risuonarono sulle scale.
Il cellulare vibrò; si trattava di un messaggio del nuovo capo: il “quarantenne”.
Mi auguro solo che non sia viscido, pensò Anna, prima di selezionare il numero tra i contatti e chiamarlo. La voce accesa riverberó al di sopra di una notevole quantità di tipici rumori da ufficio.
– Finalmente! Ghinin Anna! L’ultima collaboratrice con cui ho il piacere di parlare! Sono Duregoni Federico e un ritardo del genere non è accettabile. Dovrà dimostarmi quanto vale. Le ho inviato una mail con il termine ultimo per la consegna-. Anna fece per rispondere, ma dalle sue labbra poté uscire solo una parte della parola Buongiorno, perchè Federico riprese immediatamente il dominio. – Le ripeto, così le entrerà bene nel suo arrogante cervello, che non tollero ritardi. Il mio compito non è solo pubblicare libri, ma pubblicare dei libri che valgano. Buona giornata-.
La linea venne chiusa senza nemmeno permettere ad Anna di rispondere al saluto. Anna poté congedarsi solo con se stessa e lo fece con un’imprecazione. – Fallalà!-, esclamò Davide utilizzando l’azzardato nomignolo, – che rapidità-.
– Sarà l’inizio di un odioso febbraio-.
– Pensala in un altro modo. Spera che sia solo febbraio. Il nuovo capo ti darà filo da torcere anche se lavori da casa-.
– Puoi ben dirlo. Vediamo un po’…-. Anna accese il pc ed entrò nella casella di posta elettronica. Scartabellò tra le mail in entrata e selezionò quella che le interessava. Attese che il documento venisse totalmente scaricato e poi lo aprì.
-Cosa dice?-, chiese Davide dopo il silenzio prolungato e l’espressione basita di Anna.
– 918 cartelle in dieci giorni-.
– Ah. Da correggere?-.
– Sì. E dagli errori che sto notando, direi da riscrivere-.