Quando una persona non vuole ammettere di essere stupita dalle azioni che compiono intorno a lei, reagisce in maniera negativa.
Perché mai sembra sempre più semplice criticare piuttosto che chiedere il come e il Perché delle azioni compiute?
Quale motivazione soggiace alla malvagità gratuita?
Come rimediare alle parole che portano un dolore futile, fonte di nessuna crescita?
Ho tentato di rispondere a queste domande che però sembrano essere la causa e il nocciolo di svariati alterchi e di numerose i comprensioni.
Beh…una carrellata di risposte era legata all’invidia, alla codardia, all’ignoranza, alla mancanza di tatto, alla maleducazione e all’assenza totale di una visione che valichi i confini del quotidiano e della comprensione delle abitudini.
Altre risposte erano legate a fatti personali e con un occhio a posteriori, ritengo che siano le più futili se poi traslate su un piano superiore e generale.
Senza ulteriori descrizioni di altre risposte, giungo alla conferma che una risposta giusta non c’è e molte volte una risposta vuole solo dare spettacolo perché si è in maggioranza di consensi, oppure perché si pensa che tutti la pensino in maniera medesima su un argomento o su un’azione compiuta da altri. La risposta perfetta, giusta, unica e definitiva non c’è. Ciò che conta non è la risposta ma la domanda dopo la risposta. Se quest’ultima otterrà un responso positivo e costruttivo, allora si potrà accettare l’incomprensione e tentare di porne rimedio, ma se la seconda risposta sarà come la prima, se non peggiore, allora a quel punto non ci sarà soluzione. La comunicazione potrà proseguire, ma sarà su due livelli diversi, addirittura opposti.
Per ora concludo così. Quando il mio bagaglio di esperienze e di studi aumenterà, tornerò con nuove risposte.