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Prime Luci del Mondo

Recensione di Prime luci del mondo a cura di Maria, Get lost in Maria’s world

Oggi do la parola a Maria, creatrice del blog Get lost in Maria’s world, la quale offre la sua opinione di Prime luci del mondo, la mia silloge poetica pubblicata a dicembre 2019 da S4M Edizioni.

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Prime luci del mondo, Giulia Coppa, S4M Edizioni, 2019.

Recensione

Leggi la recensione completa di Prime luci del mondo a cura di Maria sul suo blog cliccando sul pulsante qui sotto!

Estratto della recensione di Maria

“Era da tempo che cercavo un libro di poesie che mi trasmettesse emozioni forti e finalmente l’ho trovato. Gli autori che ci riescono non sono molti, tante volte mi è capitato di leggere poesie che non avessero senso, ma questo non è il caso di Giulia.”

©Estratto dall’articolo Recensione: Prime luci del mondo di Giulia Coppa, di maria, Get lost in Maria’s world, 2020.

Presentazione di Prime luci del mondo

La poesia esprime l’anima e il cuore di coloro che si prodigano nella ricerca delle tormentate ispirazioni e della gioia che il mondo cela agli occhi meno indagatori. Con un sottofondo di musica dolente e costante che ognuno di noi incontra nel lungo viaggio delle emozioni e dei sentimenti della vita. La sensibilità del cuore viene elevata nella natura, nei misteri dell’essere umano e nella gloriosa alba della luce sulla terra. Tormenti, pace, felicità, dolore e rinascita sono alcuni degli elementi che si incontrano nella libertà naturale che i versi permettono di far sbocciare nell’animo selvaggio e celato dell’essere umano. La natura è l’inizio di una ricerca lunga e tormentata in cui lo svolgersi del tempo si trasforma, da lineare e circolare, donando al pensiero, all’azione e al gesto umano un’immediata consapevolezza di morte, vita, amore e rinascita: una sostanziale epifania delle emozioni recondite incarnate in metafore, narrazioni ermeneutiche e interpretative.


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Critica del giudizio – Immanuel Kant

Critica del giudizio

Immanuel Kant

Traduzione di Alfredo Gargiulo – Introduzione di Paolo d’Angelo

Pubblicata nel 1790, la Critica del Giudizio è l’opera in cui Kant analizza in maniera critica il Giudizio di tipo estetico. Kant si occupa della facoltà del giudizio, da cui derivano il giudizio estetico e il giudizio teleologico. Viene poi considerato il sublime e viene sostenuto che il giudizio teleologico consiste nell’attribuire una finalità alla natura.


Incipit: “Allorché col considerare la filosofia in quanto essa contiene i principii della conoscenza razionale delle cose mediante concetti, come si fa comunemente, in teoretica e pratica, – si ha perfettamente ragione di condursi in tal guisa. Ma allora è necessario…”


Ad apertura di libro: “Per comprendere che una cosa non è possibile se non come fine, vale a dire che la causalità della sua origine deve essere cercata non nel meccanismo della natura, ma in una causa il cui potere è determinato ad agire da concetti, è necessario che la sua forma non sia possibile secondo…”

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Edizione di riferimento per l’articolo, Economica Laterza

 

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Critica della ragion pratica – Immanuel Kant

Critica della ragion pratica 

Immanuel Kant

Traduzione di Francesco Capra – Introduzione di Sergio Landucci

Pubblicata nel 1788, la Critica della Ragion Pratica è la seconda in ordine cronologico nella serie delle tre critiche; rispettivamente la Critica della Ragion Pura nel 1781 e la Critica del giudizio nel 1790.


Secondo Kant, la “ragione pratica” è ciò che guida l’agire, quindi è esclusa la razionalità teoretica e la razionalità tecnica. Nelle trattazione Kant afferma che un’azione è moralmente valida quando soddisfa il criterio di universalizzazione e quando viene compiuta nella interiore adesione alla legge morale. La critica parte della constatazione del fatto che in ogni uomo è presente una legge morale e sostiene che il senso ultimo della ragion pratica è il sommo bene, cioè l’insieme di virtù e felicità.


Incipit: “La seguente trattazione spiega abbastanza il motivo per cui questa Critica non è intitolata Critica della ragion pura pratica, ma semplicemente Critica della ragion pratica in genere, benché il parallelismo di essa con la ragione speculativa sembri richiedere il primo titolo.”


Ad apertura di libro: “Certamente, nell’esperienza di date azioni come eventi del mondo sensibile, noi non potevamo sperare di trovare questa connessione, perché la causalità mediante la libertà deve sempre esser cercata fuori del mondo sensibile, nell’intelligibile.”

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Edizione di riferimento per l’articolo – Economica Laterza

 

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Critica della ragion pura – Immanuel Kant

Critica della ragion pura 

Immanuel Kant

Prima e più conosciuta opera di Immanuel Kant, la Critica della ragion pura è stata pubblicata per la prima volta nel 1781 e poi successivamente rimaneggiata e ripubblicata nel 1787. La seconda edizione è suddivisa in due parti:

  • dottrina trascendentale degli elementi
  • dottrina trascendentale del metodo

Nella critica della ragion pura, Kant si domanda cosa l’individuo possa conoscere. La trattazione si occupa di scienza e metafisica, analizza i giudizi e tripartisce un’ulteriore indagine in estetica trascendentale, logica trascendentale e dialettica trascendentale.

Da ricordare che in questo senso, per trascendentale si intende lo studio della possibilità a priori della conoscenza.


Incipit: “La ragione umana, in una specie delle sue conoscenze, ha il destino particolare di essere tormentata da problemi che non può evitare, perché le son posti dalla natura della stessa ragione, ma dei quali non può trovare una soluzione, perché oltrepassano ogni potere della ragione umana.”


Ad apertura di libro: “L’intelletto, pertanto, limita la sensibilità, senza perciò estendere il suo proprio campo; e, ammonendola che non presuma di raggiungere cose in sé, ma unicamente fenomeni, si foggia in se stesso un oggetto, ma soltanto come oggetto trascendentale, che è la…”

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Edizione di riferimento per l’articolo – Laterza, Economica

 

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Della Storia

Filosofia Politica – I

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Introduzione

In via generale, la filosofia politica si occupa delle questioni della politica concernenti l’organizzazione, la gestione del potere, i confini, il monopolio dell’autorità e la legittimità.

Max Weber fu il sociologo che coniò e diede definizione della politica.
La politica è una sfera specifica della società e riguarda il fatto che nella società sia presente una asimmetria tra chi ha l’autorizzazione a emanare le leggi, cioè i governanti e chi a quelle leggi deve obbedire, cioè i governati. La forma specifica politica del potere è l’autorità. Il potere esercitato istituzionalmente ha un effetto di comando coercitivo. L’autorità politica consiste nelle misure, nelle scelte e nelle disposizioni che riguardano l’intera cittadinanza, sostenute da sanzioni, di carattere imperativo. L’autorità è il potere che è autorizzato, sostenuto dalla coercizione e l’asimmetria tra governanti e governati differenzia la politica da tutte le altre sfere di potere non politiche.

Nello stato moderno, l’autorità possiede tre caratteristiche:

  • La legittimità
  • L’elemento territoriale
  • Il potere coercitivo nella misura in cui all’interno dell’unità politica considerata, ci sia il cosiddetto monopolio della forza: solo gli organi dello stato sono autorizzati a utilizzare la forza

Nelle strutture premoderne il monopolio della forza non è presente, sono presenti invece diverse forme di autorità, sovrapposte su un determinato territorio, in cui l’elemento dell’autorità è presente, ma chi la gestisce non sempre possiede il monopolio della forza.

La filosofia politica si occupa di indagare sulle questioni legate alle peculiarità dello stato moderno e sulle questioni inerenti alle strutture premoderne. Per semplificare, tra le diverse teorie e definizioni, da prima di Platone in avanti, è utile raggruppare i molteplici approcci sotto due categorie, denominate, con il termine di approccio, e sono comprensive e ampie:

  • Approccio realista: coloro che ritengono che la distinzione tra governanti e governati e l’esistenza di un potere politico nella società, sia un dato di fatto. Può essere spiegato nella sua genesi ma non richiede un’analisi sul perché ci debba essere:
    • In ogni società c’è chi governa e chi viene governato e obbedisce: la divisione autoritativa non viene messa in discussione
    • Analisi del potere così com’è, come funziona, quali siano le contraddizioni, le inefficienze…
    • Funzionamento del potere, la sua esistenza e scomposizione. Vivisezione della realtà politica senza porsi domande sul perché dell’essere della politica
  • Approccio normativo: coloro che mettono in discussione la divisione tra governanti e governati. Si pongono delle domande sulla necessità della divisione tra governanti e governati, se sia necessaria la presenza di un’autorità. Ha come obbiettivo l’argomentazione di giustificazioni sul perché dell’esistenza delle autorità e se ci sono delle giustificazioni, quale tipo di autorità è giusto che esista.
    • I filosofi, politici normativi, prendono sul serio la sfida anarchica, secondo cui ogni forma di potere politico sia ingiustificata in quanto restrizione di libertà dei cittadini. La società giusta dovrebbe essere quella anarchica, senza capi che governano; una società che si auto-organizza
    • Perché la politica risulti giustificata è quindi necessario mostrare che la riduzione della libertà naturale che l’autorità implica per i suoi soggetti non è coercizione ingiustificata, e che l’obbedienza alle leggi non è abdicazione dell’autonomia dell’individuo.

In sostanza, il piano di analisi della politica normativa, chiarisce cosa sono e cosa si sta facendo in relazione all’analisi. La politica può essere analizzata su vari piani; il primo piano è la conoscenza dei fatti, il piano empirico con la loro ricognizione. Questo piano è promosso dagli individui che si occupano della raccolta dei dati. A seguito della raccolta dei dati, si opera una riflessione critica, interpretativa, con scopo conoscitivo nei riguardi dei fatti.
In pratica, i fatti vengono raccolti e interpretati. Questo è il piano di analisi della scienza politica, con l’aggiunta di un’interpretazione critica dei fatti della politica che sono stati raccolti. In aggiunta, si opera un’analisi critica dei fatti e la conoscenza prodotta della scienza politica. Anche l’approccio realista può agire in questo senso, ma solo per mettere in evidenza incongruenze, contraddizioni e per elevare aspetti che ad un primo piano di analisi non erano visibili.

filosofia politica

Riferimenti: conoscenze pregresse e appunti universitari

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Rubrica "Le Parole Furbe"

Rubrica “Le Parole Furbe” – Filosofia

SIGNIFICATO: in termini generali, filosofia identifica l’insieme di attività concernenti i metodi e i modelli di pensiero, di conoscenza, di ricerca del sapere e della verità, dell’agire e dell’operare dell’uomo.

Tratta l’insieme dei principi, delle idee e delle convinzioni sui quali una persona o un gruppo di persone fondano il proprio ideale di vita.

La filosofia si realizza nel continuo divenire storico, si sviluppa con l’uomo, per l’uomo, dall’uomo.

Attività intellettuale che mira a elaborare una concezione complessiva e razionalmente fondata della realtà del mondo e dell’uomo.

Riguarda l’insieme delle indagini critiche, delle riflessioni, delle dimostrazioni e delle rappresentazioni sui principi delle essenze, degli enti e della realtà soggettiva e oggettiva.

SPECIFICHE: 

  • filosofia prima – metafisica
  • filosofia teoretica – indagine puramente speculativa sul reale
  • filosofia morale – etica
  • filosofia dell’arte – estetica
  • filosofia della scienza – epistemologia
  • filosofia della storia, del diritto, della religione, della matematica
  • storia della filosofia: studio delle dottrine, dei movimenti e dei problemi filosofici secondo una prospettiva storica
  • filosofia politica: studio delle dottrine e delle correnti filosofiche sorte in relazione allo studio della politica, tema centrale di tutte le dottrine di filosofia politica

SINONIMI: amore del sapere, sistema, ideologia, modello, teoria, corrente, speculazione, indagine, riflessione, dottrina, pensiero, concezione, orientamento, strategia. Serenità, calma, imperturbabilità, equilibrio (fig.).

CONTRARI: turbamento, inquietudine, distacco (fig.).


MODI DI DIRE: nell’accezione figurativa significa serenità d’animo, saggezza:

  • sopportare le difficoltà con filosofia
  • vivere con filosofia, seguendo una filosofia di vita
  • affrontare qualcosa con filosofia

ETIMOLOGIA: dal latino philosophÎa, dal greco philosophía, composto philo- e sophía: amore del sapere. Pitagora introdusse il termine ritenendo che la sapienza sophía, fosse propria degli dei e all’uomo fosse concesso solo tendere ad essa.

“La filosofia sarà la chiave del divenire e del cambiamento. Guardando al passato vedremo i precursori arrovellati nelle discordie, guardando al presente vedremo noi contemporanei ammattirsi nella lettura senza comprensione, guardando al futuro potremo immaginare i posteri progredire. Noi abbiamo il dovere di fare della filosofia le fondamenta e vivere nella filosofia della fede in essa”. 

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Scrittura libera

L’ipotesi dei “MA”

Per molto tempo, forse addirittura, fin dall’inizio di tutti gli inizi, ci sono forze, proprie e accidentali, in ognuno di noi, che ci guidano e ci supportano, svariate volte sopportano anche. Ad un colpo d’occhio, senza preavviso, le energie che sono completamente in simbiosi con noi, ci fanno crescere, maturare e da esse traiamo la forza che ci permette di pensare e persino di respirare. Non tutto peró è così semplice. Ognuno è accompagnato da queste energie, che, come se non fossero mai state nostre alleate, pian piano possono lasciarci o sopirsi dentro di noi, lasciandoci indifesi a quelle che sono le energie altrui. Addirittura, alle volte, sembra proprio che volino via da noi, per aggrapparsi e trarre il loro appagamento da altri corpi e altre menti, di cui non sappiamo pressoché nulla, se non che si muovono nel nostro medesimo ambiente.

Le energie amichevoli per altri, sono magari dannose per il singolo, per me, perchè possono influenzarmi, indebolirmi. In altri casi, se le energie trovano una medietà tra l’egoismo proprio dell’essere e la generosità che si deve alle necessità dell’universo e più nel dettaglio, ai propri simili, possono collaborare, malgrado siano in simbiosi con menti e con corpi che non riconosciamo cone nostri possedimenti ma come propri di altrui individui.

Seppur possa essere raggiunta la medietà e l’equilibro che questa comunità di corpi ed energie possono creare, squilibri tra corpi ed energie più forti e possenti, possono portare a microfratture tra gli individui che hanno raggiunto la propria medietà tra corpo, mente ed energia.

 

Entrano ora in gioco i MA.

I MA sono coloro che, malgrado la loro medietà e la loro giustezza nel rispetto delle medietà circostanti, vengono denigrati per mancanza di invidia o di gelosie proprie di certe menti, ritenutesi, attraverso l’autosservazione, proprietari di una migliore medietà, in quanto più forti di energie.

I MA sono coloro che vengono apparentemente dimenticati, perché quieti, equilibrati, consapevoli delle necessità proprie ininfluenti sul giusto altrui, dotati di generosità nella parola e prontezza di aiuto, ma altrettanto indifferenti alle cattiverie e alle dicerie, figlie dell’ignoranza e della malevolenza delle menti e delle energie che tentano in ogni modo di sobbarcare la medietà individuale a favore della propria medietà possente, ma in grado di dissipare l’equilibrio della comunità tra corpi, menti ed energie.

I MA sono gli individui che bramano la conoscenza e l’amore della medietà tra corpi, menti ed energie, senza la morbosa necessità di riconoscimenti altrui.

“Fatevi coraggio cari Ma, in questo universo di incomprensioni sfuggenti e verità tempestose, incorniciate di vile apprensione, dovete ergervi con fervore nella medietà della mente, del corpo e delle energie, con gioia rabbiosa per la vostra indipendenza”.

 

 

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La Gloria del Sangue - Trilogia

La Trilogia della Gloria del Sangue, la mia scintilla

La Gloria del Sangue: una trilogia che ho scoperto esserla per caso.

Perché arrivata all’ultimo capitolo sono certa che La Gloria del Sangue sarà una trilogia? In realtà dopo decine e decine di volte ad arrovellarmi il cervello e pensare che sarebbe stata un’impresa difficile (sono stata tanto geniale da scrivere cinque pagine di appunti arrabattati durante la scrittura del romanzo), ho deciso che sarebbe stato meglio per i personaggi crescere, vivere e superare le soglie delle 476 pagine del primo volume.

Ho paura di non farcela a terminare la trilogia prima di cinque o sei anni perché in mente ho altri progetti, sto seguendo soprattutto altri progetti e confidenze delle confidenze, le idee devono lievitare ancora un po’ in testa. Ho scritto bozze, ho già scritto venticinque capitoli, ma Aletcsa ha bisogno di crescere con i suoi ritmi e io sicuramente non le farei mai fare cose che lei non voglia fare! So per certa che ci sarà un limpido terrore ad accompagnarla e un continuo susseguirsi di luci e ombre, non solo nel suo mondo, ma anche in altri.

Più in generale, ho scritto La Gloria del Sangue perché amo scrivere più di ogni altra cosa, altrimenti questa non sarebbe mai diventata la passione dominante, come accadde a vari autori noti dei molti campi del sapere umano.

La Gloria del Sangue, oltre ad averla scritta, mi pone sempre nella posizione di ascolto e di apprendimento, verso si me e verso gli altri. Scrivere è un apprendimento continuo, una formazione che non ha fine e dalla quale si trae il meglio anche per la quotidianità.

Al pari dei lettori, gli scrittori leggono nei libri qualcosa di sempre nuovo, un modo sempre diverso di ricordare le parole che compongono la trama e, più in generale, l’opera.

Per me scrivere è una scintilla inestinguibile, capiterà che si infievolisca, oppure che salga la nebbia o soffi il vento, ma queste sono solo modifiche della luce, non un cambiamento nella spirito della scintilla.

 


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