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Il mercato e l’uovo di Pasqua – Video lettura estratto

Video lettura dell’estratto intitolato Il mercato e l’uovo di Pasqua, tratto dal romanzo di Giovanni Ardemagni, Un momento fa, forse, edito Pegasus Edition. 

In questo estratto del libro, G. propone a Marcel una passeggiata al Mercato dell’antiquariato sui navigli a Milano; mentre sono intenti ad osservare le bancarelle e gli oggetti preferiti, discorrono sulla fobia che Marcel ha chiama “la fobia dell’uovo di Pasqua”.

 

Nel blog trovate, seguendo i link, la segnalazionela recensione, l’intervista a Giovanni Ardemagnigli estratti scelti  del romanzo Un momento fa, forse. 

Video lettura in collaborazione con Elisa Vinci

 

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Estratti da “Un momento fa, forse” di Giovanni Ardemagni

Gli estratti del romanzo Un momento fa, forse, di Giovanni Ardemagni, edito Pegasus Edition. 

Sul Blog trovi la segnalazione cliccando qui, la recensione cliccando quil’intervista cliccando qui!

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«Marcello, ti andrebbe se ti portassi a fare una passeggiata in campagna, dalle mie parti? Vorrei farti vedere delle cose».

«Certo, con piacere».

Torniamo in auto. Un po’ di buona musica e poche, preziose parole. Improvvisamente mi dice: «Lo sai che da una settimana si è installato il nuovo CEO da noi a Zurigo?».

«Sì, l’ho sentito, anche se non hanno ancora fatto una comunicazione ufficiale. Dicono sia un francese col nome tedesco… Ma comunque un francese! Martedì devo essere da lui, mi vuole conoscere».

«Beh, speriamo bene! Abbiamo bisogno di qualche cambiamento».

«Dici che occorre preoccuparsi?».

«Per cosa?».

«Magari ci licenziano!».

«Non vedo perché. Tu fai da anni un lavoro fantastico. Io sono qui, solo soletto, in questo angolo di Svizzera al confine con l’Italia. I francesi non si avvicinano facilmente all’Italia! I francesi sanno far invecchiare per bene i vini ma per il resto non credono nella lunga vita, a meno che per un periodo li lascino tranquillini all’Elba. Quindi speriamo che il mangialumache non strabocchi d’idee poco sane verso la presenza vintage in azienda e voglia approfittare della nostra esperienza e della conoscenza della storia. In fondo è la storia che ti permette di costruire il futuro… E poi cosa vuoi che ne sappia di Svizzera un parigino col cognome germanico!».

«Vero! Ma è proprio l’ignoranza, magari condita con una buona dose di arroganza che mi fa assai paura».

«Licenziamento… Se dovesse succedermi credo che questa volta toccherebbe a me provarci».

«A fare cosa?».

«Ha provato tante volte a cambiarmi e non ce l’ha mai fatta, ora credo tocchi a me aiutarla. Il problema è che è una bella testona». «Ma di chi stai parlando?».

«Della vita».

«Ah beh…».

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Verso del vino nel calice di Marcello. «Credo che ogni goccia che ha fatto straboccare il vaso contenga il senso del cambiamento» gli dico.

«A me fa paura il cambiamento, ma sento di avere un amico e questo mi tranquillizza. Perché scrivi G.?».

«Ma come perché? Perché… come diceva qualcuno di cui non ricordo il nome… Penso che non ci sia nulla al mondo che corrompa più profondamente un uomo più dello scrivere. Sono certo che il lato effervescente dello scrivere, questa energia invasiva, è che finalmente usi la testa per pensare a ciò che sei, a quello che vuoi veramente dire, magari fuori da schemi convenzionali. Ogni parola ti appartiene anche se ripresa da una citazione che ti ha sorpreso e così diventa un’emozione, una nuova sfida, un volere e potere guardare oltre senza paura di offendere un collega, un superiore, tua moglie, la tua amante, tua sorella, tua madre. Magari offendi quel qualcuno che da sempre ti sta così tanto antipatico dedicandogli una riga. Scrivere è trovare finalmente uno spazio solo tuo che nessuno potrà violare mai. Al limite qualche curioso che beccato in fallo arrossisce, ti sorride con espressione ebete e con aria provocatrice ti dice: “Interessante, molto interessante!” e poi ti dà la sua benedizione: “Continua, continua!” e tu lo mandi a quel paese, sempre col sorriso sulle labbra. Scrivere ti porta a spiare così a fondo la vita reale che finisci per vederla com’è veramente e per togliere a molta gente la maschera che spesso indossa. Scrivere ti fa capire la differenza che passa tra lo stare seduti sulla panchina di una squadra di calcio e lo stare seduti su una panchina a guardare il mare. Devi diventare geologo di te stesso. Non è forse vero che la geologia è lo studio della pressione sul tempo? Non importa se vivi in un luogo senza memoria. Scrivere per me è questo. Tu devi essere libero nel tuo tempo perché sei curioso e la libertà avrà una conclusione sempre incerta. Scrivere ti permette di chiederti se sei pronto. Scrivere sei tu. Tu sei tu, non la tua ombra. “L’ombra sta sempre davanti a te e non dietro di te” è solo una questione di punti di vista. Scrivere è non avere paura dell’ombra, perché l’ombra significa che c’è qualcosa o qualcuno che vuole illuminare o illuminarti».

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Le chiedo se ci siano molti ospiti. Mi guarda lasciando che gli occhi, di un blu infinito, volino sopra le lenti.

«Pieno! Booked out! Ho dovuto informare Booking e Tripadvisor di non prendere più prenotazioni!» esclama, mentendo palesemente, poi si mette a ridere, divertita. «Ci sono i soliti disperati» riprende «il camionista polacco che mi fa la corte da una vita, il medico sfigato, l’incazzato col mondo e la signorina elegante che non ho mai capito come mai torni sempre da noi. È talmente fine… E tu non adocchiarla, chiaro?!».

«Bene, sono contento per te, Ruth!».

Anch’io mi domando come mai da anni torni sempre qui. Forse perché ci sono sempre venuto in auto, e Ruth ha qualche posteggio nel piccolo garage sotterraneo che non fa pagare, o forse perché ho sempre pensato che essere circondato da un po’ di sana irriverenza giochi il ruolo di un sonnifero assai efficace o più semplicemente provochi reazioni sane a pensieri trasgressivi. Lascio la valigia in stanza. La solita stanza. Una cosa però devo dirla: Ruth ti lascia le tue cose e si ricorda tutti i particolari, come ad esempio il cuscino, che deve essere “dei nostri” e non come quelli che si sgonfiano, appena li tocchi, trasformandosi in lenzuola supplementari.

È ora di cena.

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Una donna è seduta sugli scalini. Ha uno straccio sulle gambe. La testa tra le mani.

«Buonasera».

«Buonasera», mi fa eco. Il suo singhiozzo sembra scandire ogni singola sillaba.

«Mi scusi, lei abita qui?».

Non risponde alla mia domanda, quindi continuo:

«Sa se Marcello è in casa? Ah, accidenti, non mi sono presentato: sono Giovanni, un collega di Marcello».

La donna mi guarda e mi dice: «Marta, mi chiamo Marta» e poi tutto d’un tratto mi fa: «G.?».

Sorrido.

«Sì, G.!».

Si alza di scatto, mi abbraccia forte. Singhiozza.

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Marcel, invece, no!

Lui ha cercato con calma, come se mi cercasse in una scatola di cerini dorata e mi ha scelto. Mi ha acceso e lei non sa quanto mi faceva sentire così infuocata.

 Poi mi ha trasformato in una candela. Sa, una candela di quelle che si mettono sulla torta di compleanno di un bimbo. Di quelle che quando soffi per spegnerla, sembra che si spenga e un istante dopo si riaccende e continua a farlo, e il piccolo ride e regala a tutti gli invitati, un sorriso spettacolare e due occhi incantati. Era sufficiente che lui soffiasse sul mio collo e io, per magia, mi riaccendevo».

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«Mi diceva di vivere il momento. A volte facevamo solo sesso, ci piaceva e basta. E lo baciavo! Mamma mia quanto lo baciavo. E anche lui mi baciava. Mamma mia quanto mi baciava! Mi accarezzava come fossi l’unica donna, o la donna della sua vita. Io non vorrei sembrarle sciocca. Ma credo di essere assai infiammabile».

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Mi sento come se fossi stato gettato dalla forza delle onde su di una spiaggia deserta sulla quale non ci sono pescatori che rientrano col pescato del giorno e con orgoglio e con un grande sorriso parte ne offrono alla famiglia e parte la vendono direttamente al piccolo porto. Con cosa tornerò oggi da mia moglie? Con cosa? Mi passa davanti l’immagine del contratto del mutuo, dei miei impegni finanziari, di quei piccoli lussi che ho sempre offerto a chi amo.

Devo ripartire subito. Ma da dove? Cosa farò da grande? Ho cinquantasei anni, accidenti.

E cinquantasei anni da noi significa rottamazione.

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Un momento fa, forse di Giovanni Ardemagni – Segnalazione

Segnalo il romanzo Un momento fa, forse di Giovanni Ardemagni, edito Pegasus Edition. 

Titolo: Un momento fa, forse

Autore: Giovanni Ardemagni

Editore: Pegasus Edition – Collana Emotion – 1 Maggio 2019

Genere: Romanzo – Narrativa

ISBN: 9788872110997

N. Pagine: 154

Formato: Cartaceo

Prezzo: 13,00€

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Trama 

Un momento fa, forse tratta un evento che colpisce e ha colpito molte famiglie: il licenziamento degli “Over 50”. Due amici, Marcel e “G” vengono licenziati dalla loro azienda. Il momento del licenziamento potrebbe aprire nuove porte sul futuro, potrebbe essere una nuova opportunità di crescita, ma non solo.

Le difficoltà di un nuovo inizio si intrecciano con la storia d’amore tra un uomo solitario e una prostituta, in cui i valori, le preoccupazioni, le paure e i timori del cambiamento si scontrano e si ricostituiscono nella volontà di ripartire, di prendere a piene mani la propria libertà, senza cadere nella depressione e nelle contraddizioni di fondo dei canoni e dei sistemi di pensiero della società odierna.

Biografia 

Giovanni nasce a Stabio il 2 marzo del 1959, Cantone Ticino Svizzera. Studia presso la scuola Interpreti di Zurigo quale traduttore per Italiano, Tedesco, Francese e Inglese. La sua carriera professionale lo vede in posizioni manageriali presso Corrieri internazionali. Ricopre la funzione di CEO per Poste Svizzere in Italia. In tale periodo sponsorizza il concorso internazionale di rilegatura d’arte, svoltosi tra Macerata e Assisi, per rilegare il Cantico delle creature di San Francesco, opera tradotta in tutte le lingue al mondo e in tutti i dialetti nazionali italiani, di cui Giovanni cura personalmente un paio di traduzioni.

Nel 2016 pubblica con Youcanprint il romanzo “Il camaleonte equilibrista, osteria con alloggio” che viene premiato a settembre 2019 col primo posto al concorso nazionale Narrativa Indipendente a Treviglio (BG). Il romanzo viene presentato nell’Hortus del comune di Cingoli, Macerata (dove è ambientato il romanzo), su invito del comune di Cingoli (Marche); viene presentato alla casa dei cechi di Lugano (Svizzera) e questi ultimi traducono il testo in Brail.

Nel 2017 L’accademia Petrarca premia il racconto “un grande amore niente più” tratto dal romanzo, col premio speciale allo scrittore. Il concorso è dedicato a Maria Callas

Nel 2017 il racconto “Pacco felice” destinato a bimbi e ragazzi di tutte le età viene premiato col quarto posto al concorso “Floc l’amico dei bambini e dei ragazzi” e ottiene un contratto editoriale dall’editore Giovanelli di Bologna. I ricavi sono stati devoluti a favore di associazioni per bambini autistici.

Nel 2018 partecipa a 7 concorsi ed è finalista, ottenendo un quarto posto, al concorso nazionale Bukowski, oltre ad essere finalista di 5 concorsi banditi da Montegrappa Edizioni.

Nel 2019 pubblica il romanzo “Un momento fa, forse” che tratta un tema sentito sia nel Cantone Ticino che ovunque: il licenziamento degli “Over 50”. Il romanzo ottiene il primo posto al concorso Città di Cattolica, Pegasus Award, un contratto con l’editore Pegasus e nel panorama nazionale sta ottenendo un certo interesse.

Il romanzo è stato presentato a Mendrisio (Ottobre 2019 presso La Filanda), a Milano nell’ambito della rassegna letteraria nazionale “Meet Book” (Ottobre 2019) e a Roma con una presentazione Tandem presso libreria Mondadori (Tandem presentato assieme ad un altro autore caro amico scrittore, Maurizio Carletti). L’ultima presentazione è stata nell’ambito di Worldbook 2019 a Pesaro.

Sono previste e confermate altre presentazioni a Viggiù (VA) Clivio (VA), Saltrio (Va) e due presentazioni a Varese e Como. Tutte tra il mese di marzo e il mese di aprile 2020.

Giovanni ha un rispetto e una stima enorme per tutti gli autori che non hanno ancora trovato un editore e continuano nel loro lavoro con tenacia e amore. A tale proposito Giovanni ha un sogno: creare un salone del libro inedito, a livello transfrontaliero, per autori in cerca di editore e che possa essere una buona vetrina.

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