Il virus benefico, Pierluigi Dadrim Peruffo
L’autore
Pierluigi Dadrim Peruffo è nato a Vicenza nel 1979, laureato in Filosofia ha conseguito poi un master in Counseling filosofico. Ha operato in diversi ambiti del sociale, occupandosi maggiormente dell’educazione dei giovani, delle relazioni e del benessere interiore. Nel 2008 condivide le sue riflessioni, insieme a domande e risposte sul suo sito web.
La ricerca di armonia e di significato è iniziata in tenera età, attraversando il periodo dell’adolescenza, fino all’età adulta, periodo in cui ha intrapreso un lavoro di indagine esistenziale di grande impatto per se stesso e per gli altri. L’intenzione principale è continuare ad investigare per comprendere l’animo umano, le influenze che provocano gravi mancanze legate alla libertà, alla dignità e alla conoscenza.
Il virus benefico è l’opera di Pierluigi Dadrim Peruffo, pubblicata da Caravaggio Editore nel 2018, all’interno della collana editoriale saggistica.
L’opera
L’opera è ben strutturata e organizzata in cinque capitoli molto dinamici, preceduti da una breve prefazione. I capitoli vengono poi suddivisi in paragrafi che puntualizzano il filo logico che l’autore segue.
Nella sua opera, Peruffo attraversa una quantità immane di problematiche e di dinamiche interne ed esterne all’animo umano, alla sua condotta e al modo di vedere se stesso, a discapito della società e della Terra.
In primo luogo viene preso in esame il fondamento storico dell’uomo, sottolineando le continue ondate di violenza e di guerre, in contrapposizione agli ultimi cento anni, in cui la violenza sembra in declino. In questo periodo però, l’autore evidenzia un aumento dello sviluppo tecnologico e delle capacità di coercizione e di controllo psicologico, aggiungendo il carattere peggiore degli ultimi decenni: il capitalismo iper-individualistico, che ha permesso uno sviluppo spropositato di un regime concorrenziale e spietato, con l’aggiunta di un crescente egocentrismo e di uno specifico modello di vita su cui pian piano, le persone si stanno plasmando.
In seconda battuta vengono evidenziate le guerre che hanno scosso gli ultimi decenni del ‘900 e il primo decennio del nuovo millennio: i conflitti in questione non sono più semplici guerre di conquista o di colonizzazione come potevano essere definite le guerre dei secoli precedenti al ‘900 e nemmeno guerre in prevalenza sui campi di battaglia; queste guerre sono umanitarie, vanno a minare i civili e i soldati tramite la distruzione dell’identità del popolo come costrutto sociale, culturale e politico. Non solo devono essere prese in considerazione le guerre, ma le attività a esse legate, sia economiche che sociali. Di fronte al dolore, alla violenza, alla morte, l’uomo sembra proseguire imperterrito, senza porsi nessun problema, come se avesse perso i significati globali di terra, mondo e umanità, come se utilizzasse queste parole in maniera vuota e disincantata.
Nel terzo capitolo l’autore concentra tutte le sue forze e le sue attenzioni in ciò che l’uomo fa e ha, nelle modalità con cui l’uomo deve adattarsi, non per una qualche evoluzione, bensì un’evoluzione positiva distruttiva, cioè dettata da delle regole, in questo caso basate su giustificazioni che non possiedono nessun tipo di dimostrazione stringente e nemmeno prediligono la libertà di sviluppo della persona come individuo integro e dotato di ragione e abilità innate. L’uomo, sotto questo punto di vista, pare più votato al consumo, al se stesso omologato al resto dell’esterno circostante, pare essere un’ombra di ciò che lo circonda solo perché costretto.
Proseguendo, il quarto capitolo si apre con una lunga e apparentemente semplice dimostrazione di come l’amore, le relazioni e il benessere interiore siano collegati e pieni di infinite possibilità (non fatevi ingannare).
L’opera si conclude con il quinto capitolo e il manifesto del vero rivoluzionario, in cui i paragrafi elencano norme per chiunque voglia sviluppare e far accrescere l’influenza di quello che è il virus benefico, una presa di consapevolezza di noi stessi come composti di un mondo interiore profondo e di cui la nostra conoscenza è scarsamente fornita, perché rapita da una società orribile e denigrante per ogni vera unicità dell’individuo. Il virus benefico è votato all’amore, alla bellezza e alla verità, la trinità in cui ogni persona dovrebbe riconoscersi e per cui ogni individuo dovrebbe vivere pienamente soddisfatto, slegato dalla materialità a cui la società costringe le generazioni, sia precedenti che successive.
Gli elementi contenuti nel primo capitolo vengono ripresi anche nelle pagine successive, come la figura dell’individuo rimane pregnante ovunque, alle volte presa con un occhio esterno, alle volte vivificata da esclamazioni secche ed estremamente utili per consentire di comprendere quanto i problemi, le domande e le concezioni esposte siano veritiere e ben fondate. Quello che più mi ha colpita è stato il dettaglio critico con cui l’autore si è confrontato nel momento in cui ha argomentato gli effetti tragici e negativi dello sviluppo esasperato dell’individuo; egli non può realizzarsi seguendo tutto quello che non ha in sé, cercando di aumentare il suo possesso, senza avere proprietà della sua integra consapevolezza di sé.
Il mondo del linguaggio e delle relazioni interpersonali è preso in esame, ma l’autore non si dilunga, bensì prosegue stringente nelle argomentazioni e nelle riflessioni, alle volte tralasciando alcuni dettagli, che a una persona poco attenta potrebbero sfuggire, e così far perdere alcuni passi.
Da tenere presente durante tutta la lettura è il trio verità, amore e bellezza, ciò a cui ogni essere umano dovrebbe tendere, in quanto parte di una comunità e in quanto essere unico e individuale, non meno importante in confronto agli altri e nemmeno inferiore per qualità o abilità.
L’opera di Peruffo può essere letta in qualsiasi momento della propria vita, senza porsi troppi ostacoli, anzi, bisogna evitare di pensare che ci possano essere problemi di comprensione. Le parole si srotolano pulite per la maggior parte del testo, tranne in alcuni punti in cui bisogna pensare prima di poter continuare a leggere e comprendere la profondità di quanto la consapevolezza possa migliorarci.
Il mio consiglio è leggere con attenzione e non credere in nessun momento che questa sia un’opera a sé stante; necessita una mente aperta, pulita, priva di pregiudizi, ma altrettanto critica, una critica costruttiva, basata su concezioni che superano le diversità; siamo tutti esseri umani.
Questa opera può essere il trampolino verso lo straordinario universo della saggistica legato alla filosofia, alla storia e alla psicologia, oppure una delle numerose tappe che fanno di un individuo un essere in grado di continuo sviluppo e miglioramento a favore di se stesso e degli altri.
Mi auguro che Pierluigi prosegua con il virus benefico, come tutti dovremmo fare, riponendo la nostra attenzione in noi e negli altri, senza dimenticare che le diversità non devono pregiudicare l’esistenza pacifica a cui l’essere umano dovrebbe puntare.
Parole a confronto
Ecco qui alcune domande a caldo, sorte appena dopo la lettura. Vuoi per temi che premono particolarmente, vuoi per interesse e curiosità per l’autore, questa piccola sezione è fondamentale per l’analisi di un’opera letteraria.
1) Da dove hai preso ispirazione per la stesura dell’opera?
La maggior parte dei temi trattati nasce da quel che le persone, attraverso il mio blog e attraverso gli incontri di Counseling, mi hanno portato, chiesto di condividere e approfondire insieme.
2) Per quale motivo hai deciso di sezionare con numerosi paragrafi i capitoli?
Perché questa divisione rispecchia molto la forma dei colloqui personali e delle domande e risposte del blog, dove il mio compito è più quello di indicare una direzione, invogliare a compiere un viaggio di indagine interiore, che quello di descrivere una meta così dettagliatamente da potermi sentire rispondere “condivido o non condivido”. Vorrei sentirmi rispondere “parto o non parto”, che è tutt’altra cosa. Le mie riflessioni possono essere condivise o meno, ciò che è fondamentale è la sete di libertà e verità. Spero che sia questa sete a passare come un “virus benefico”.
3) Ritieni che chiunque possa leggere la tua opera e comprenderla pienamente?
Sì certo! Ma se manca l’intenzione e l’amore per i contenuti non si può fare molto. È un po’ come quelle persone che hanno un problema in famiglia, ma al solo sentire la parola psicologo dicono no! Non possiamo mandare tutti dallo psicologo e forse non serve nemmeno. A volte le risposte vengono nei modi più impensabili. Sarà un altro libro, sarà un amore, sarà la vita nella sua immensità…
4) Con quale tipo di volontà una persona dovrebbe leggere questo libro?
Come credo si dovrebbe leggere ogni altro libro: con apertura mentale, voglia di riflettere, pensare, discutere, provare emozioni e sentimenti.
5) Come sei giunto a certe conclusioni legate alla libertà e alla dignità?
Vivendo, osservando, ascoltando, vedendo la libertà e la dignità sempre più sottratte alle persone e paradossalmente vedendo sempre più individui che non le rivendicano nemmeno più.
6) Parlando di presente… ritieni il presente un istante fondamentale, ma, d’altro canto, il presente ricade e diventa immediatamente passato in un continuo flusso. Intendi vivere il presente in concomitanza con il passato senza per questo farsi influenzare e pietrificare?
Sul tema del presente potrei consigliare un libro che spiega magistralmente come la vedo, è “Il potere di adesso” di Eckhart Tolle.
7) Come mai non ti sei lasciato andare con la penna e hai lasciato alcuni contorni sfumati? Soprattutto ciò che definisci libertà, amore e bellezza in quanto su questa trinità si basa la vita.
Per il motivo che accennavo all’inizio. Questo testo desidera essere un invito all’indagine. E, chi può dirlo, magari un invito ad approfondire bene alcuni temi in successivi lavori? In ogni caso, però, libertà verità e amore non possono essere definiti concettualmente. Possono essere rimosse le false idee, le illusioni che vi costruiamo intorno. Quando il falso è rimosso rimane il vivere liberi, in verità, amorevolmente.