La Scrivania Letteraria

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I consigli di lettura

L’eleganza del riccio di Muriel Barbery

Oggi scrivo dell’Eleganza del Riccio, di Muriel Barbery. È stato un “caso” averlo tra le mani. E meno male. Si deve leggere.


La sua lettura ha accompagnato tutta l’estate e all’alba della metà di settembre, ho gustato l’ultima pagina. Non ho troppo timore di terminare un libro, una saga o chicchesia. I libri sono come noi. Finiscono le loro pagine, non il loro essere stati letti.

L’Eleganza del Riccio, Muriel Barbery, edizioni e/o, Roma, 2010


Iniziato di notte e terminato al calar della sera.

Ma se nel nostro universo esiste la possibilità di diventare quello che ancora non siamo… saprò coglierla e trasformare la mia vita in un giardino diverso da quello dei miei padri?

L’Eleganza del Riccio, Muriel Barbery, edizioni e/o, Roma, 2010 pp. 189

Una di quelle domande che attanagliano le menti delle persone almeno, e sottolineo almeno, una volta nella vita. Così come il quesito sopracitato mi ha infervorata nel procedere della lettura, anche innumerevoli altre parti salienti dell’opera sarebbero tanto da sottolineare, quanto da snocciolare. A un primo impatto, un quesito simile, potrà sembrare piacevolmente fiabesco, gustoso nell’utilizzo delle parole e accattivante.

Apre possibilità alla libertà dell’essere umano; si apre all’ambizione e al progresso delle capacità umane. Eppure, non è forse tutto il contrario? Non è forse una presa in giro il continuo andirivieni quotidiano che ci scalza dai piccoli e fugaci attimi di vera Bellezza, di sensuale Dolcezza, di inconfondibile Verità?

La citazione ha a che vedere con la capacità di vedere oltre desumendo dal presente. Un gioco continuo con il futuro che sorge sulle sponde del passato e naviga i flutti ridondanti del presente, con il continuo flusso di idee, parole, pensieri e azioni. Con la convinzione che ciò che perseguiamo di materiale ci donerà l’Obiettivo. Mentre non pensiamo altro che a ciò, ad occhi altrui la nostra vita è già ben visibile. E se non per tutti fosse così? Dovremmo forse curare la persona in noi piuttosto che la persona fuori di noi? Oppure scovare “in e out” in un corpus unico?

…e soffre della povertà della sua individualità…

L’Eleganza del Riccio, Muriel Barbery, edizioni e/o, Roma, 2010 pp. 195

L’individualità gioca un ruolo fondamentale nelle pagine dell’opera. Si nasconde, osserva, ci scruta mentre passiamo di paragrafo in paragrafo, sogghigna quando la perdiamo di vista. Eppure il punto di vista è doppio ed estremamente personale, allo stesso tempo è intimo e universale. Universale come motivo di comunione dell’immediato senso della Bellezza che accomuna le opere d’Arte. Le immediatezze che si svelano in maniera atemporale all’individuale per mostrare quella che è un’ombra dell’universale. Questa è una mera interpretazione. Fugace e brillante.

L’Eleganza del Riccio brilla nei suoi adombramenti continui operati nella coscienza, per la coscienza, grazie e a causa della coscienza. La causalità pare sfumare tra queste pagine, in un incontro di un punto di vista nascosto e celato, l’occhio, la mente…il tutto che è Renée e l’intelligenza vestita di giovinezza quale viene dipinta Paloma.

Quindi certe piogge d’estate si radicano in noi come un nuovo cuore che batte all’unisono con l’altro.

L’Eleganza del Riccio, Muriel Barbery, edizioni e/o, Roma, 2010 pp. 227

La sinfonia dei sentimenti si staglia all’orizzonte e irrompe pressante nell’esistenza di Renée. Che ci sia un nuovo modo di disvelarsi, di levarsi, di aprirsi e di vivere? Anche Paloma avrà modo di toccare le piogge d’estate. Sono il ricordo serbato in Renée, che maturerà e cadrà nelle mani di Paloma e in seguito di Ozu. Della vita, dopo una rivelazione tale, verrà imposto un ripensamento su tutto l’impianto dell’esistenza e della vista che i protagonisti ne hanno. I modi di vedere: differenti modi di vivere.

E di pensare alla morte.

E alle camelie.


L’Eleganza del Riccio non lascia a mani vuote coloro che desiderano stringere e riflettere sui temi più vari del pensiero umano e dell’esistenza, della sua fallacia e della mortalità, tanto quanto considerazioni sulla semplicità, sulla giovinezza, sull’amore e sulla Bellezza.