Il respiro lento, quieto, tranquillo.
L’aria, mia per un attimo e subito dopo del mondo.
Il tempo, a cui ho lasciato ogni istante, passa, loquace alle volte, troppo rapido altre.
Aspetto.
Aspetto che in esso riesca a realizzarmi e a prenderne tra le mani una manciata, per farne buon uso.
Attendo.
Attendo che le maree salgano e scendano per permettermi di percorrere la mia strada, non sempre chiara e nemmeno limpida, a tratti oscura, per certi versi diabolica, ma mai scontata, forse un po’ quotidiana, pur sempre inaspettata.
Rimango seduta, in un angolo o su una panchina, ad aspettare che il cielo diventi terso o coperto di nubi. Immagino un mondo diverso, simile a questo, mentre aspetto.
Scruto ciò che cambia e ciò che rimane impassibile e immobile. Nelle ore più buie e nei momenti più profondi, rimango basita dalla moltitudine di caratteri e di colori che impregnano l’attesa, che soddisfano i sensi, in cui ci si può immergere, perdendo un po’ la coscienza di noi stessi.