La Scrivania Letteraria

Categorie
La mia libreria

Racconti del mistero di Edgar Allan Poe

Racconti del mistero

Edgar Allan Poe

Dobbiamo a Baudelaire il fatto che siamo tutti a conoscenza, dall’altra parte dell’oceano, in Europa, di Edgar Alla Poe e delle sue opere, sia perché fu il primo a tradurne le opere e sia perché a lui si deve in parte l’ammirazione che il poeta ha suscitato in Europa per incarnare gli ideali, i costumi e l’ultimo soffio di un satanismo romantico. La vita e le opere di Poe sono arrivate fino a i giorni nostri sulla scorta di critiche e apprezzamenti dei più disparati.

Ogni poesia e ogni racconto di Poe possiedono un centro ideale che si può scoprire; bisogna lasciare che la nostra sensibilità incontri la sensibilità delle parole dell’autore, delle sue storie e dei travagli incarnati nei testi. I temi riscontrabili sono quelli che accomunano e che si ritrovano sia nei racconti che nelle poesie: la morte, il dolore, la fine di ogni speranza; ad essi si aggiungono il concetto di amore sublime non realizzabile sulla terra bensì solo con la morte, poi segue e si intreccia il motivo del sogno nel sogno che travolge tutto, è allucinante e rifugio del temibile passato.

Incipit:

“HANS PHALL

Secondo le ultime notizie da Rotterdam, sembra che quella città si trovi in una condizione di gran fervore filosofico; in realtà vi si sono verificati dei fenomeni d’un carattere così inaspettato, così completamente nuovo, così chiaramente in contrasto con tutte le opinioni ammesse, che io non dubito affatto che tra non molto tutta l’Europa sarà sottosopra, tutta la fisica sarà in fermento e la ragione e l’astronomia s’accapiglieranno tra loro.”

Ad apertura di libro:

“Ciò che intendo dire è che il miscuglio di epigramma e di melodramma nell’idea che Maria Rogêt sia ancora viva, più che una vera plausibilità di questa idea, l’ha suggerita L’Étoile e gli ha assicurato favorevole accettazione del pubblico. Esaminiamo i principali argomenti di questo giornale, ma badiamo bene di evitare l’incoerenza con la quale furono esposti fin dal principio.”

racconti-del-mistero-poe-giulia-the-melted-soul-legam

Edgar Alla Poe, Racconti del mistero, a cura di Carla Apollonio, con un saggio di Charles Baudelaire, Barbera Editore, 2010 – collana Nuovi Classici diretta da Giovanni Greco, Davide Monda, Ezio Raimondi.

Indice 

V Edgar Alla Poe, la vita e le opere

XXXI Introduzione

XLIX Bibliografia

3   Hans Phall

53  I delitti della Rue Morgue

92 Il mistero di Maria Rogêt

149 Lo scarabeo d’oro

190  La lettera rubata

211 L’isola della fata

218 Tre domeniche in una settimana

227 Un racconto delle Ragged Mountains

239 Sei stato tu!

256 Qualche parola con una mummia

276 Mellonta Tauta

 Lettura dell’estratto dal racconto L’Isola della Fata in collaborazione con Elisa Vinci

 

 

Categorie
La mia libreria

Lolita di Vladimir Nabokov

Ho aspettato mesi per decidermi se acquistare o meno questo romanzo…aveva bisogno di tempo. Ieri, impegnata a fare commissioni, ho intercettato il banchetto di libri usati sulla via principale della città. “Adesso vado a vedere cosa c’è”, ho pensato. L’ho visto lì, in mezzo a tutti gli altri, millemila titoli. Ora posso dire di averlo in mio possesso e lo leggerò.


A proposito di un libro intitolato Lolita: tratto dall’edizione di riferimento della Libreria di Repubblica, Vladimir Nabokov, 12 novembre 1956.

“Ogni scrittore serio, a mio parere, sente questo o quel libro pubblicato come una presenza assidua e confortante. La spia luminosa di quel libro brilla senza interruzione in cantina, e basta sfiorare il proprio termostato privato per scatenare istantaneamente una piccola, silenziosa esplosione di familiare tepore.”


Incipit: “Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta. Era Lo, semplicemente Lo al mattino, ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea tratteggiata dei documenti. ma tra le mie braccia era sempre Lolita.”

Ad apertura di libro: “E ora prendete nota dell’importante osservazione che segue: ho lasciato che in me l’artista prendesse il sopravvento sul gentiluomo. È con grandissimo sforzo di volontà che sono riuscito in queste memorie, a conservare nello stile il tono del diario che tenevo quando la Haze era per me soltanto un ostacolo.”

img_3977
Edizione la Biblioteca di Repubblica, 2002

Categorie
La mia libreria

Estetica di George Wilhelm Friedrich Hegel

L’estetica di Hegel costituisce la riflessione più profonda e completa che l’Occidente abbia prodotto sul fenomeno dell’arte. L’Estetica verrà pubblicata postuma dall’allievo Heinrich Gustav Hotho. Questa è la traduzione di un quaderno di appunti di un corso completo di estetica tenuto da Hegel a Berlino nel 1822-23, e ritrovato tra la carte del filosofo e storico della filosofia francese Victor Cousin.


Incipit: “L’arte, si dice, è il regno dell’immaginazione libera. le produzioni sono di conseguenza arbitrarie e fortuite. – È vero che l’arte risiede nell’apparenza; ma tutto ciò che è, deve anche apparire. La verità, l’essenza non sarebbe se essa non apparisse; e se l’arte è un’illusione, il mondo esterno e interno lo sono ancora di più.


Ad apertura di libro: “L’arte è in generale identità della figura e dell’intellettualità. Dapprima, l’intelligenza cerca di penetrare il materiale sensibile. Secondariamente, essa è il fondamento che penetra interamente la figura sensibile. In terza istanza, noi abbiamo visto che l’individuo non si ritrova più nella realtà, ma che ha in se stesso potenze sostanziali, il modello, la misura/a cui sottomettere la realtà; l’individuo nega la realtà come esteriore; ma egli ha in se stesso realtà.”


img_2595.jpg
Edizione di riferimento per l’articolo: Piccola Biblioteca Einaudi, Classici, Filosofia – Einaudi, Torino, 2017

 


 



 

Categorie
La mia libreria

Trattato teologico-politico di Baruch Spinoza

Trattato teologico-politico

Baruch Spinoza

Un approccio pertinente al Trattato teologico-politico mette in risalto il significato della filosofia politica spinoziana e il nesso tra quest’ultima e la metafisica. Anche la filosofia della religione, così esposta nel trattato, sembra essere collegata alla metafisica. Il trattato risulta un corpus unico, formato da due sezioni, teologia e politica, che sono momenti di un solo discorso il cui tema centrale è la liberazione da ogni forma di giudizio e di oppressione.


Incipit: “Se gli uomini potessero procedere a ragion veduta in tutte le loro cose o se la fortuna fosse loro sempre propizia, non andrebbero soggetti ad alcuna superstizione. Ma, poiché essi vengono spesso a trovarsi di fronte a tali difficoltà che non sanno prendere alcuna decisione e poiché il loro smisurato desiderio degli incerti beni della fortuna, li fa penosamente ondeggiare tra la speranza e il timore, il loro animo è quanto mai incline a credere qualsiasi cosa; quando è preso dal dubbio, esso è facilmente sospinto or qua or là, e tanto più allora esita in preda alla speranza o al timore, mentre nei momenti di fiducia è pieno di vanità e presunzione.”


Ad apertura di libro: “E poi, a conservare la lingua concorre con i dotti anche il volgo, mentre il senso dei discorsi e i libri sono conservati unicamente dai dotti, i quali, come facilmente possiamo comprendere, hanno potuto bensì modificare o alterare il senso di un passo di un libro rarissimo in loro possesso, ma non quello delle parole; senza contare che, chi volesse modificare il significato usuale di una parola, non potrebbe poi senza difficoltà mantenere tale modifica nel parlare e nello scrivere.”


img_2612
Edizione di riferimento per l’articolo: Piccola Biblioteca Einaudi Classici, Filosofia – Torino, 2017

 

Categorie
La mia libreria

Lo splendore del nero, filosofia di un non-colore di Alain Badiou

Mi sono imbattuta in questo libro per caso, mentre ero alla ricerca di un romanzo e invece ho scoperto lui, un trattato filosofico di Badiou.


Chapeau. Grazie, fortuna, sempre che tu ci sia.


Titolo originale Éclats d’une non-couleur, Lo splendore del nero ha la straordinaria capacità di rapire la mente dalla prima all’ultima pagina, non perché io sia di parte o che altro, ma è proprio così.

Partendo dalla riflessione dell’infanzia, dei primi incontri con il colore nero, passando poi per le varie “sfumature” di significato che acquista a seconda dell’età e degli eventi che accadono intorno a noi e nel mondo, sia alle persone che alla cose, fino a giungere a puntuali riflessioni su ciò che illumina l’esistenza.


Incipit: “A quell’epoca era caporalmaggiore – è stata una delle mie metamorfosi. fanfara della terza regione aerea: uniforme blu scura, bustina, ghette bianche, dita e labbra avvezze agli striduli acuti del nostro cavallo di battaglia, intonato a ogni circostanza, il ritornello della Marsigliese. Di nera, allora, c’era solo la notte invernale. Il regolamento imponeva che alle…”


Ad apertura di libro: “Quando si trova al servizio della morte, il nero del lutto significa l’estinzione delle fiaccole della parata umana: i corpi sono tutti soggetti all’eguaglianza di ciò che, essendo negazione della luce, impedisce loro di brillare più degli altri. La nera eguaglianza di fronte alla morte.”


IMG_1668.jpg
Edizione di riferimento per l’articolo – Ponte alle Grazie, Salani, Milano, 2017

 

Categorie
La mia libreria

Alice’s Adventures in Wonderland di Lewis Carroll

Beloved Alice, amazig world, horrific and true feelings. This is Wonderland.


Introduction: “-It is not children who ought to read the works of Lewis Carroll-, writes Gilbert Chesterton. Lewis Carroll’s Alice books shoul be read instead by – sages and grey-haired philosophers…in order to study that darkest problem of methaphysics, the borderland between reason and unreason, and the nature of the most…”


Incipit: “Alice was beginning to get very tired of sitting by her sister on the bank, and of having nothing to do. once or twice she had peeped into the book her sister was reading, but it had no pictures or conversations in it…”


Book’s choice: “The king and the queen of hearts werw seated on their throne when they arrived, with a great crowd assembled about them – all sorts of little birds and beasts, as well as the Whole pack of cards: the Knave was standing before…”


IMG_1667.jpg
Reference Edition for the article – Giunti classics, 2017

 

Categorie
La mia libreria

Paradisi Artificiali di Charles Baudelaire

Saggio dotato di una potenza riflessiva straripante e poema in prosa ancora attuale per i moti dell’animo e dell’immaginazione che tocca, Paradisi Artificiali viene pubblicato nel 1860 e si sofferma in maniera dettagliata sui mondi paradisiaci che l’assunzione di droghe può provocare. La seconda parte dell’opera riprende le opere di Thomas De Quincey Confessions of an English Opium-Eater e Suspiria de profundis. 

Baudelaire, utilizzando la prosa conturbante e scandalosamente affascinante sua propria, studia come l’oppio e l’hascisc non sono rimedi, ma portatori funesti di una dipendenza tracotante e tirannica, ridondante nei gesti a cui sottopone il malcapitato, quanto nelle sensazioni provocategli. La visione del dispotismo e della dipendenza rimanda all’irraggiungibile basamento dell’immaginazione umana, al velo tremulo che separa la realtà dall’artificialità degli eventi, delle sensazioni e dal ballo frenetico della creazione, unito alle problematiche dell’inconscio.


Incipit:

“Mia cara amica,

il buon senso ci dice che le cose della terra hanno ben poca consistenza, e che la realtà vera sta nei sogni. Affinché uno possa digerire il benessere naturale, e quello artificiale, bisogna anzitutto che abbia il coraggio di mandarlo giù, e quanti meriterebbero forse di star bene sono proprio quelli a cui la…”


Ad apertura di libro: “E a un tratto i suoi occhi, abbagliati dalla luce della vita che c’era fuori, mentre confrontavano lo splendore glorioso del cielo con il gelo che ricopriva il viso della morta, ebbero una strana visione. Attraverso l’azzurro sembrò aprirsi…”


IMG_1665
Edizione di riferimento per la stesura dell’articolo – Rizzoli, Bur, Classici Moderni, Milano, 2011

 

Categorie
La mia libreria

Il Diavolo in Corpo di Raymond Radiguet

Il Diavolo in corpo

Raymond Radiguet

Che dell’amore se ne parli da sempre è vero, ma ciò che si può sentire tra queste pagine non è solo l’eco dell’indistruttibile gioco del cuore e della mente, ma anche il canto eterno del nostro spirito che si eleva nella ricerca della carezza altrui, preda di istinti e di passioni che non dovrebbero avere regole a stringerle, bensì leggi a guidarle ed educarle.


Breve biografia

Raymond Radiguet ha cavalcato i primi decenni del ‘900 letterario francese ed europeo, librandosi tra influenze psicologiste del ‘600 e del ‘700, scrivendo parole crudeli e sottili, in bilico sul gioco della fine tragica.
Nato a Saint-Maur-des-Fossés il 18 giugno 1903 fu immediatamente accolto nell’entourage letterario parigino e collaborò con Jean Cocteau, amico del padre, disegnatore satirico. La sua figura acquisì importanza con sole due opere, le uniche che scrisse: Le Diable au Corps del 1921, primo titolo Coeur vert e Le bal du comte d’Orgel, pubblicato postumo nel 1924. A maggio del 1923 Raymond ricevette il premio del Nouveau Monde. Purtroppo Raymond morì a Parigi il 12 dicembre 1923, a causa della febbre tifoidea, appena dopo aver consegnato all’editore Grasset il secondo romanzo, appunto Le bal du comte d’Orgel.


Incipit: “Andrò incontro a molte critiche. Ma cosa possa farci? È forse colpa mia se avevo dodici anni qualche mese prima della dichiarazione di guerra? I turbamenti che mi vennero da quel periodo straordinario furono certamente di un genere che non si prova mai a quell’età; ma siccome non esiste nulla di così forte da invecchiarci, nonostante le apparenze, finii per comportarmi come un bambino in un’avventura nella quale anche un uomo si sarebbe trovato in imbarazzo.”

Ad apertura di libro: “Un profumo di provvisorio eccitava i miei sensi. L’aver assaporato piaceri più brutali, più simili a quelli che senza amore si provano per la prima venuta, rendeva insipidi gli altri.

Apprezzavo ormai il sonno casto, libero, il benessere di sentirmi solo in un letto dalle lenzuola fresche. Adducevo ragioni di prudenza per non passare più la notte da Marthe. Lei ammirava la mia forza di carattere. Temevo anche l’irritazione provocatami da quella voce angelica che hanno le donne quando si svegliano…

IMG_1666
Edizione di riferimento per l’articolo – Bur Rizzoli, 2009
Categorie
La mia libreria

Disobbedienza Civile di Hannah Arendt

Disobbedienza civile 

Hannah Arendt

Breve biografia di Hannah Arendt

Hannah Arendt nacque a Hannover (Linden) il 14 ottobre 1906 da una famiglia ebraica e trascorse l’infanzia a Königsberg. Venne educata dalla madre dopo la morte del padre.

A Berlino seguì le lezioni di Romano Guardini e nel 1924 si iscrisse a Manburgo, dove seguì le lezioni di filosofia di Heidegger e di teologia di Rudolf Bultmann. Nel 1925 la Arendt conobbe Edmund Husserl e Karl Jaspers. Nel 1933 le fu negata la possibilità di ottenere l’abilitazione all’insegnamento e in seguito emigrò a Parigi.

Dopo l’invasione tedesca della Francia e le deportazioni, la Arendt dovette scappare, migrando nel 1941 negli Stati Uniti. Arrivata a New York iniziò a lavorare al periodo di lingua tedesca Aufbau e divenne parte del movimento attivista della comunità ebraica presente.
Lavorò come giornalista e docente universitaria e pubblicò opere importanti di filosofia politica. Arendt fu politologa, filosofa e storica tedesca naturalizzata statunitense, difatti rimase apolide del 1937 al 1951, anno in cui divenne ufficialmente cittadina statunitense.
Morì il 4 dicembre 1975 a causa di un attacco cardiaco e fu sepolta al cimitero del Bard College, in Annandale-on-Hudson a New York.


Disobbedienza civile

Incipit: “Le figure di Socrate e di Thoreau non solo ricorrono nella letteratura sul nostro argomento, ma, cosa ancora più importante, sono scolpite nella mente di coloro che praticano le disobbedienza civile. Chi è stato allevato nella tradizione occidentale della coscienza – e chi non lo è stato?  trova naturale considerara l’accordo raggiunto con gli altri secondario rispetto alla decisione solitaria maturata in foro conscientiae…”

Ad apertura di libro: “Personalmente ritengo cruciale a questo proposito l’affermazione di Eugene Rostow, secondo cui ciò che conta è -l’obbligo morale del cittadino verso la legge nelle società basate sul consenso-. Se Montesquieu aveva ragione, come credo, nel sostenere l’esistenza di uno spirito delle leggi che varia di paese in paese e in funzione della forma di governo, allora possiamo affermare che lo spirito delle leggi americano è costituito dal consenso, non nel significato originario di accettazione pura e semplice di regole…”


hannah arendt
Indicazioni dell’articolo tratte da questa edizione e da Enciclopedia Treccani
Categorie
La mia libreria

Bartleby lo scrivano e altri racconti americani di Herman Melville

Bartleby lo scrivano e altri racconti americani 

Herman Melville

Breve biografia di Herman Melville

Herman Melville è uno dei grandi fondatori della letteratura statunitense. Nato a inizio ‘800 da una famiglia agiata, si ritrova costretto ad interrompere gli studi a causa della morte del padre e prima ancora del fallimento. Melville non avrà un lavoro fisso malgrado i numerosi mestieri appresi, fino a quando non deciderà, a causa dell’instabilità finanziaria, di imbarcarsi su una nave diretta in Inghilterra.

img_2552.png

I suoi viaggi saranno le prime muse per i romanzi e quando entrerà a far parte della società letteraria di New York, si trasferirà nella città fino al 1850, luogo in cui si sposerà. Si trasferirà poi in Massachussets.

Purtroppo la carriera letteraria non sarà in ascesa, bensì in declino e non per una produzione di poco conto, bensì per quello che viene considerato oggigiorno uno dei più rilevanti romanzi della letteratura statunitense: Moby Dick. I sentimenti dilaganti furono all’insegna del disinteresse e le critiche furono aspre. Il libro venne presto dimenticato e anche Melville, dopo anni di peripezie letterarie ed economiche, si ritroverà a lavorare come impiegato alla dogana del porto di New York, fino alla morte nel 1891, dimenticato.

img_4370-e1550857375425.jpg
Empire State Building – New York

Per fortuna le opere di Melville sono state riscoperte, per sfortuna il successo è stato postumo…

La rivivificazione di Melville avverrà grazie ad alcune correnti di sperimentalismo novecentesco e diverrà anche oggetto di studio di critici. Moby Dick verrà tradotto in Italia ad opera di Cesare Pavese nel 1932.

 


Bartleby e Wall Street

Bartleby racconta sia il momento cruciale dello sviluppo economico statunitense, sia il tracollo della carriera letteraria di Melville stesso. Wall Street è il luogo in cui è ambientato il racconto, precisamente in un ufficio ed ha anche un grande valore simbolico: nella narrazione è costantemente presente la sensazione di impenetrabilità e di separazione: di un muro.

Bartleby non verrà mai descritto in maniera particolareggiata e certe caratteristiche, come l’austerità, l’insondabilità e la mitezza, diverranno in realtà riflesso degli altri.


Il resto del racconto, come quelli che seguono all’interno dell’edizione Sempreverdi, li lascerò alla tua lettura!


Incipit

“Sono un uomo abbastanza avanti in età. La natura della mia professione negli ultimi trent’anni mi ha messo a contatto più del consueto con quella che parrebbe una specie di uomini interessante e piuttosto singolare di cui, per quanto ne so, non si è mai scritto nulla: voglio dire i copisti o scrivani di legge.”


Ad apertura di libro

“Smontando, e facendomi strada con prudenza per la discesa pericolosa – uomo e cavallo ogni tanto scivolavano insieme sui tratti di ghiaccio – alla fine mi spinsi, o fui spinto dalle folate, nella piazza più grande, su un lato dell’edificio principale.”


img_1664
Edizione di riferimento per l’articolo