Una buona giornata a tutti! Oggi vi propongo la segnalazione del romanzo di Matteo Mario, in campagna Crowdfunding su Bookabook!
Trama
In un lontano futuro gli uomini sono condannati a lottare per la sopravvivenza, all’interno di un continente ormai abbandonato a contrasti tra bande indipendenti, cani sciolti e gruppi rivali. Due diverse idee di civiltà convivono con lo stesso obiettivo, ovvero quello di prevalere l’una sull’altra: da una parte la Ribellione Collaterale, povera e dallo stile di vita rurale, dall’altra il Governo Generale, economicamente più forte e militarizzato. Lo sfondo è la natura stessa dell’essere umano, immutata e inconfondibile: mafia, mercato nero, giochi di potere, vizi e intrighi politici fanno da contorno ad una storia in cui le vite dei protagonisti si intrecceranno e ci accompagneranno in un mondo senza più norme ben definite, che però racchiude ancora i retaggi della complessa e buia società che l’ha preceduto, con i suoi limiti, pregiudizi e credenze popolari. Nel frattempo, la scoperta di uno strano segreto sembrerà rimescolare le carte in tavola… Mistero e azione faranno tutto il resto.
Biografia di Matteo Mario
Giornalista pubblicista classe 1993, da ormai qualche anno lavoro nella comunicazione e come autore freelance per testate web e locali. I miei più grandi interessi sono il cinema, la musica e lo sport, ma ciò che ho sempre fatto con grande passione è scrivere e raccontare storie: La terra dei colpevoli è il mio romanzo d’esordio, ma spero il primo di una lunga serie.
Una buona giornata Lettrici e Lettori! Oggi vi segnalo il romanzo di Luisa De Capola, intitolato La ragazza con il girasole tatuato. Giorni di sole. Questo è il secondo romanzo della serie La ragazza con il girasole tatuato.
Ogni storia ha un principio, una parte centrale e una fine. Potranno la paura e il dolore essere sconfitti da un girasole? Sophia conosceva la risposta, prima che il destino facesse il suo corso, prima di Fabio. Dai giorni di Sole, il risveglio in ospedale lontana da lui saranno il nuovo spettro per nuove domande. La sua penna gialla, insieme alla meraviglia e al nuovo riflesso che cambia sono una nuova lei. La malattia è il suo coraggio da dividere e il cuore comincia a chiedersi se sarà mai pronta a quel primo vero appuntamento senza di lui. Poi Fabio ritorna, tutto cambia ancora ed evolve, mentre le parole di una storia, senza finale, arrivano insieme alla stagione dei girasoli. Una donna coraggiosa, con il suo tatuaggio, potrà superare i giorni di pioggia?
Biografia
Luisa De Capola ha venticinque anni, originaria di Giuliano in Campania in provincia di Napoli. Ha conseguito il diploma tecnico in ragioneria e da sempre coltiva la passione per la lettura e la scrittura. La ragazza con il girasole tatuato, giorni di pioggia e meraviglia è il suo secondo libro della serie La ragazza con il girasole tatuato.
Luisa si racconta
“Ho conseguito il diploma tecnico in ragioneria e nonostante un percorso di studi poco inerente con la mia precoce passione di scrittrice, sono sempre stata legata alla lettura critica e alla produzione letteraria. Ho cominciato a muovere i primi passi nella letteratura annotando pensieri, cose quotidiane e piccoli racconti tra le pagine dei miei diari.
Mi è sempre piaciuto scrivere a “mano”, facendomi inebriare dall’odore dell’inchiostro della mia penna stilografica e dalle pagine di carta sulle quali imprimevo le mie emozioni. Ad un certo punto, come in ogni cosa, è arrivato il cambiamento inevitabile che ho accettato con grande gioia! La mia sete di conoscenza alimentava la mia irrefrenabile voglia di dedicare anima e corpo alla scrittura.
Sì, ero decisa a fare questa scelta per la vita. In me ero fermamente convinta che null’altra cosa al mondo avrebbe potuto darmi più felicità di passare le mie giornate a scrivere romanzi che restassero come tracce indelebili nella memoria.
Poc’anzi vi raccontavo del cambiamento inevitabile, ebbene, quei meravigliosi diari che hanno accompagnato la mia infanzia, sono stati sostituiti dai fogli di Word. Lì è cambiato totalmente il mio modo di approcciarmi alla scrittura: ho riscoperto una nuova Luisa, più accattivante, decisa e travolgente nel modo di raccontare le sue storie. Leggere tanto mi sta aiutando ad affinare il mio stile di scrittura per cimentarmi in storie emozionanti.
Oggi, seppur con molti sacrifici, sono arrivata a scrivere due romanzi e a creare un blog ufficiale dove, in questo difficile momento per il Paese, cerco di allietare gli umori e le coscienze dei miei lettori pubblicando piccoli racconti e condividendo pensieri ed emozioni.
Una frase che mi rappresenta molto è: ‘sono una penna stilografica classe ‘94’. A coniarla è stata la mia dolce nonna che – intuendo il mio talento ancora acerbo per la tenera età (all’epoca avevo 9 anni!) – ha cercato di racchiudere, sintetizzare il mio estro creativo in un’espressione simbolica.
Molte volte la scintilla di una passione scocca perché c’è qualcuno che crede in noi e in quello che facciamo. Mia nonna ha creduto in me: ecco perché a lei, alla sua intuizione e ai suoi continui sproni devo in parte quello che sono diventata oggi. Non solo, mi ha anche consigliato di scrivere mettendo al centro di tutto il cuore ed i sentimenti. E’ stata una lezione di vita di cui faccio tesoro costantemente.”
Curiosità
La ragazza con il girasole tatuato, giorni di sole, è il titolo del mio primo libro pubblicato in e-Book e cartaceo. Dopo l’uscita, meno di un anno fa, sono cambiate tante cose, ma non la voglia di lasciare che sia proprio il lettore a conoscermi attraverso le mie parole.
Dal primo romanzo è nato un brado inedito dedicato completamente a questa storia e arriverà presto con l’uscita del secondo romanzo, La ragazza con il girasole tatuato, giorni di pioggia e meraviglia: una nuova canzone per chiudere nel modo giusto attraverso l’arte musicale questa storia.
Lettori e Lettrici del mio blog, oggi vi propongo in segnalazione il romanzo di Mattia C. Russo, intitolato L’appuntamento ideale, in campagna Crowdfunding su Bookabook.
Un ragazzo di ventitré anni apparecchia il suo appuntamento con la morte. La vasca da bagno è pronta, le sue ultime volontà sono sul tavolo e le vene sono aperte, lasciando scorrere il rosso. Si addormenta rimpiangendo la sua vita piena di delusioni ed essendo convinto di non mancare a nessuno. Si risveglia in una bianca stanza d’ospedale dove, ancora confuso, fa la conoscenza di un enigmatico interlocutore che lo invita a raccontarsi. Inizia così il viaggio attraverso la sua giovane vita, passando per tutti i momenti che l’hanno caratterizzata e che l’hanno portato al gesto estremo. L’appuntamento ideale è un romanzo introspettivo dove a flashback di vita vissuta si intervallano considerazioni sociali, accompagnati dall’odore di una sigaretta tra amici. Non rivela verità universali, ma racconta quei piccoli dettagli che molto spesso diamo per scontato e che in realtà rappresentano le basi su cui crescere.
Estratto
“Il suicidio non è qualcosa d’improvviso, sai Freud. Uno non si sveglia la mattina e decide di togliersi la vita. No, è diverso. È qualcosa di pensato, voluto, messo a macerare in un barattolo e poi rispolverato quando è pronto. A volte il barattolo regge e si riesce a rispettare i tempi; altre volte si rompe e avviene l’incidente. Una volta messo nel barattolo però non c’è modo di levarlo da quel liquido, da quel processo, di levarselo dalla testa. Per me il suicidio è stato un barattolo.”
Biografia
Sono nato un sabato di novembre nel giorno più sfortunato per eccellenza. L’infanzia è trascorsa felice tra la scuola-parco giochi, la televisione-schiavista e il polveroso campo dell’oratorio dove ho conosciuto gli amici di una vita. In prima media arriva il fatidico anno X. Il nome è dovuto all’innumerevole quantità di radiografie e lastre fatte. Ho un’innata predisposizione ai guai, non ho mai pensato alle conseguenze delle mie azioni e l’ho fatta franca più volte di quanto avrei dovuto. Finito il liceo ho perso cinque anni tra università sbagliate e lavori a vicolo cieco, prima di trovare la mia strada, laureandomi con il massimo dei voti. Mi piace leggere, scrivere e viaggiare. Ho continuato ad allenare il primo fin da piccolo; il secondo lo pratico in un periodico e in un web magazine, mentre il terzo è più recente, scoperto grazie ad un’associazione di volontariato internazionale.
Una buona giornata Lettrici e Lettori! Oggi con l’appuntamento della Rubrica “Le parole furbe” presento la parola Libro. Come non amare questa parola?!
SIGNIFICATO
Complesso di fogli della stessa misura, stampati o manoscritti, cuciti insieme da formare un volume, fornito di copertina o rilegato.
Si intende:
a stampa
Si specifica:
manoscritto
a mano
Rispetto al numero di fogli:
sottile, grosso
piccola, grande mole
Formato:
in foglio
in quarto
in ottavo
in sedicesimo
in diamante
tascabile
Legatura o presentazione esteriore: sciolto, legato, in brochure, rilegato in tela, in pelle
Stampa: in elzeviro, in caratteri latini, gotici, illustrato
Condizioni materiali: nuovo, usato, in ottimo o in cattivo stato, intonso
Epoca della pubblicazione: antico, vecchio, nuovo, moderno, recente
Contenuto: scientifico, letterario, di poesie (silloge), di storia, racconti (raccolta), antologia (miscellanea di più autori) divulgativo, istruttivo, giallo (a seconda del genere e del sottogenere)
Locuzioni varie, relative alla stesura, stampa, pubblicazione, vendita: preparare, scrivere, fare, comporre, cominciare, terminare un libro; stampare, pubblicare, vendere, smerciare, divulgare un libro. Con riferimento al contenuto dell’opera: leggere, scorrere, divorare; esaminare, giudicare, criticare, commentare, postillare. Come oggetto di studio: vivere tra i libri; è sempre con i suoi libri; lasciare i libri, abbandonare gli studi.
Con denominazioni particolari: di testo o scolastico, adottato nelle scuole come sussidio all’apprendimento di una materia; di stato, testo unico obbligatorio imposto nelle classi delle scuole elementari del Regno d’Italia, abolito nel 1947 e sostituito dal sistema della libera scelta dei libri di testo. Libro elettronico. Libri sacri, le scritture sacre che sono a fondamento delle varie religioni, e per antonomasia, nella religione cristiana, la Bibbia.
Nella religione e divinazione romana: aruspicini, augurali, fulgurali, ostentari, pontificali, rituali, sibillini, tarquiziani.
Nell’antico Egitto: libro dei morti, raccolta di preghiere, inni e formulari magici tracciati su rotoli di papiro e decorati con illustrazioni; veniva deposto nei sarcofagi per accompagnare il defunto e istruirlo sul modo di comportarsi nell’oltretomba.
Libri diplomatici, in passato, era una raccolta dei documenti diplomatici relativi a una determinata questione politica o a un particolare evento, pubblicati dai ministeri degli Affari Esteri dei vari stati per informare in proposito la pubblica opinione; erano distinti e denominati dai colori di copertina adottati dai vari paesi.
Usi figurativi: libro della vita, del destino, del futuro, il corso degli avvenimenti che si succedono nella vita di ogni uomo, la vita stessa, il destino, soprattutto in quanto si cerca di conoscerli, di prevederli.
Parlare come un libro stampato, per lo più usato con ironia per indicare chi parla con precisione o gravità affettata, o chi espone le proprie ragioni da un punto di vista suo, che però è in contrasto con la realtà dei fatti o con le esigenze degli altri.
Essere un libro chiuso per indicare una persona che parla poco, che non lascia trasparire i suoi pensieri e sentimenti, al contrario se una persona è unlibro aperto, si intende una persona sincera che manifesta le sue emozioni e si comprende con facilità ciò che pensa.
Libri d’oro: sono stati chiamati così, in via generale, i registri nobiliari di vari stati e città italiane dei secoli passati; in particolare i registri nei quali erano elencati coloro che, appartenendo a famiglie patrizie, avevano il diritto di essere chiamati a far parte dei consigli maggiori nelle repubbliche a reggimento aristocratico o anche nelle singole città. In senso figurato con “libro d’oro” si intende una serie di fatti memorabili di una città, famiglia, associazione; nello sport, il complesso delle vittorie o dei risultati lusinghieri ottenuti da un atleta, da una squadra o dall’insieme delle squadre rappresentative di un determinato paese.
Il Libro nero era un registro usato in Francia, all’epoca della Rivoluzione, che raccoglieva i nomi delle persone politicamente sospette o pericolose. In generale si intende un elenco di persone sospette alla polizia, anche per motivi politici. Per estensione si intende ogni registro contenente note di biasimo, nomi di persone indesiderabili o comunque considerate nemiche. In senso figurato essere nel libro nero significa essere malvisto, tenuto in disparte, escluso o godere di cattiva fama da determinate
Dal latino liber –bri, che indicava in origine la parte interna della corteccia che in certe piante assume aspetto di lamina e che, disseccata, era usata in età antica come materia scrittoria.
CURIOSITÀ
1 – “Moby Dick” di Hermann Melville fu in origine pubblicato senza il finale per un errore dello stampatore (altro che refusi).
2 – Il libro più misterioso dei tutti i tempi (ne trovassi una copia!) è il “Manoscritto Voynich”: un volume illustrato di 204 pagine, vergato a mano su pergamena dell’inizio del XV secolo. Finora nessuno è riuscito a decifrarlo: la lingua in cui è scritto non assomiglia a nessuna di quelle conosciute.
3 – Lo scrittore Stephen King soffre di una fobia, quella per il numero 13, chiamata triskaidekaphobia.
4 – Il noto indice dei libri proibiti (quante volte a scuola durante le interrogazioni lo abbiamo nominato?), istituito da papa Paolo IV nel 1558, era l’elenco delle pubblicazioni ritenute dannose per la fede che i cattolici non dovevano leggere. È stato abrogato nel 1966!
5 – In Antico Egitto le biblioteche era chiamate “il tesoro dei rimedi dell’anima”.
6 – La biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America conta 138 milioni di documenti e l’ha resa la biblioteca più grande al mondo.
Memorie di Taenelies, i Soli di Artchana, è il secondo libro che ho pubblicato, scritto a quattro mani con Eric Rossetti. Il romanzo è di genere fantasy, con tratti concordi al sottogenere high fantasy e sono presenti forti richiami alla mitologia.
Trama
Nel continente di Taenelies i regni di Artchan e Tiresia sembrano aver trovato un equilibrio dopo secoli di conflitti, trasformazioni e cambiamenti. Una pace delicata, sorta sui cocci della guerra, viene scossa dalle ombre del passato, dalla Resistenza che, serpeggiante e sempre più pericolosa, ordisce malvagi e misteriosi piani di rivalsa. Il velo di pacifica di quotidianità viene strappato da turbolenti accadimenti e a chi toccherà lottare per la vita e il futuro? Il garzone Vian, con Mutt, Dean e Felis, si ritroverà senza patria e parte di una compagnia di mercenari, sul filo della magia e della lealtà. Partiti con un unico destino, si ritroveranno divisi da tortuose macchinazioni magiche e umane, al di sopra della loro giovane e ingenua immaginazione.
Dove trovare Memorie di Taenelies?
Il romanzo Memorie di Taenelies è disponibile in formato cartaceo e e-book online ed è ordinabile in libreria!
Il romanzo di Vincenzo Raco in pillole: gli estratti scelti! Il romanzo è edito S4M Edizioni e puoi trovare qui la segnalazione! In fondo all’articolo ho segnalato i link per trovare Hellville e il collegamento diretto alla pagina Autore!
Rare volte riusciamo a trovare il modo di percorrere i sentieri della nostra mente e del nostro spirito. Rare volte riusciamo a trovare la forza per affrontare la quotidianità e armarci della lucidità e della saggezza necessarie a distoglierci dalla morbosità di una vita che spinge ad essere ipocriti, schiavi del perbenismo e delle apparenze…
Non è semplice. Non lo è soprattutto dopo aver toccato il fondo senza aver ben compreso come, e continuiamo a restare immersi nel mare dell’insoddisfazione del malessere. A quel punto tutto diventa maledettamente complicato, soprattutto pensare di venirne fuori, trovano ancora la forza di guardare con fiducia dentro se stessi, in modo da fare il punto della proprio vita in maniera obiettiva.
Pensando alla propria vita spesso ci si chiede se è misera, vuota, appagante, se effettivamente si tratti di una vita vissuta al massimo delle proprie possibilità, se abbiamo ricevuto da esse il massimo delle soddisfazioni. Ma ancora più spesso ci si chiede se avendo la possibilità di cambiarne qualcosa troveremmo effettivamente il coraggio per farlo, senza rischiare da cadere nuovamente nell’errore di ancorarci al passato, ripetendo noi stessi all’infinito, persi nell’eterno ritorno.
Qual giorno Billie stava facendo il punto della situazione; qualcosa per un ragazzo poco più che adolescente poteva apparire come subdolo, insensato, veramente triste. Ma nonostante tutto il ragazzo rifletteva, e viaggiando con la sua mente cercava di rifugiarsi in una realtà parallela per cercare di sfuggire a quella che viveva ogni giorno, una realtà terribile e insopportabile. Era convinto che isolarsi fosse la soluzione.
Era finita da poco la Seconda Guerra Mondiale e con l’Europa completamente distrutta dalla guerra, Stuart aveva deciso di migrare verso l’America in cerca di fortuna. Riuscì a trovarla, e quando ebbe abbastanza denaro comprò un pezzo di terra proprio a Hellville, costruendo così la propria casa. Con la costruzione dei vari ambienti fu anche la volta del garage. Era molto largo, spazioso, con gli scatoloni e le varie cianfrusaglie messe ben in ordine, così in ordine da ricordare la domenica mattina, quando Stuart metteva su la camicia pulita, ben stirata, la giacca nuova e la cravatta scura, poi scendeva al piano di sotto, baciava sua moglie e sorseggiava il suo caffè leggendo il giornale prima di andare a messa, dove puntualmente avrebbe ascoltato ogni genere d’infamia ora su questo ora su quello, poiché anche la messa della domenica faceva parte di una logica marcia ad Hellville, di un maledetto equilibrio costruito sulla degenerazione e sul vizio.
Ma il garage no. Quel luogo sapeva di felicità, e quel sapore era così insistente che avrebbe potuto convincere chiunque fosse entrato lì dentro anche per un solo minuto che il mondo non sarebbe mai finito e che tutto sarebbe rimasto in quel modo, eternamente perfetto.
Billie era nuovamente a “casa”. La solita estate all’insegna del nervosismo e del disagio era lì ad attenderlo. Nonostante tutto però, anche se costretto a tornare a “casa”, c’era una piccola ma fondamentale nota positiva: si trattava di Jane. I due continuarono a tenersi in contatto e a vedersi, un aspetto che aveva reso al ragazzo un po’ meno pesante rientrare a Hellville.
Oltre a Jane, c’erano anche i suoi compagni, con i quali di tanto in tanto organizzava della scampagnate, o si riunivano per andare a ballare, e cose del genere. Già. Billie ora aveva degli amici, un’alternativa per andare via da Hellville in qualsiasi momento. Certo ci sarebbe dovuto tornare, ma in quel modo il disagio risultava essere meno soffocante per lui.
La cose con Jane andavano a gonfie vele, ma nonostante il vento soffi e la vele siano spiegate, ciò non significa che la nave non posso naufragare…
Jane era davvero una ragazza straordinaria, e uno dei suoi talenti più grandi era quello di scrivere. Era parte integrante della sua vita, e ci si dedicava anima e corpo.
Estratti dal romanzo Le nove vergini, di Valeria Nitto edito S4M Edizioni. Trovi la segnalazione del romanzo sempre qui sul blog e in fondo all’articolo troverai tutti i link utili per trovare Le nove verginie i link social dell’autrice.
Prologo Siracusa 1835
Affanno. Il battito del mio cuore e l’assenza di aria mi fecero vacillare per un istante. Non dovevo fermarmi. Non potevo. Ero una traditrice, un essere vile, degna di divenire cibo per cani rabbiosi.
Eppure, la voce dentro di me mi aveva gridato di lasciar perdere, che sabotare il rito avrebbe riversato su di me sguardi di odio e insaziabile vendetta.
Ma io, l’avevo respinta, segregata in un angolo della mia mente cercando di far prevalere il cuore.
Un cuore che aveva condiviso gioia e passione con loro. Con chi chiamavo “sorella” e le stringevo forte la mano senza il sospetto che un giorno, tutto questo sarebbe cambiato per una mia scelta.
Una scelta ardua, che mi aveva spezzata in due, voltando le spalle a tutto ciò in cui avevo creduto fino a quel momento.
Non potevo certo prevedere dove saremmo arrivati quando, anni prima, presi la decisione di farne parte. Rimasi incantata dalle lunghe serate di puro divertimento, dove permettevamo ai nostri desideri più reconditi di librarsi nell’aria, spezzando le catene che li tenevano imprigionati.
Tutto svaniva, lasciando sfogo alla spensieratezza. Null’altro. Ed io ero felice. Felice per essere stata scelta e far parte di qualcosa di speciale, di raro che tutte le ragazze del villaggio desideravano.
E chissà per quale motivo, avevano indicato proprio me.
Giunsi dinanzi a una porta e bussai con foga fino a quando non venne aperta. Mi fiondai dentro come una pazza. Non c’era più tempo.
«Perché sei venuta?»
Il ragazzo che avevo incontrato un giorno, quasi per caso. Che scuoteva i riccioli ogni volta che sogghignava a ogni mia battuta, i cui occhi verdi brillavano quando cercavano i miei, mi strinse tra le braccia.
«Ti ho mentito», ero rimasta senza fiato. «Io ti amo.»
Sigillai le mie parole con un bacio, intenso, passionale.
«Mi hanno costretto a mentirti, tu invece, mi hai aperto gli occhi.»
«Non ti daranno mai la tua libertà.»
Un nitrire di cavalli proveniente dalla strada mi fece trasalire. «Andiamo via», gli dissi e senza aspettare una qualsiasi reazioni, lo trascinai con me.
«Qui!» Mi consigliò un’uscita secondaria.
«Dove hai nascosto gli oggetti sacri? Diccelo!»
L’ordine tuonò. Da colei che mi aveva introdotta alla ninfe. Che mi aveva fatto credere di essere nel giusto, di vivere alla ricerca della purificazione. Si, ma a quale prezzo? Ciò che mi chiedeva era troppo e l’amore che mi aveva pervaso per quel ragazzo così dolce, sensibile e buono mi aveva dato da pensare. Ero arrivata alla conclusione che quella non era altro che una setta ed io non volevo farne parte. Non volevo nemmeno che potessero riuscire un giorno nel loro intento così, armata del coraggio che solo l’amore poteva darmi, avevo nascosto lo specchio e la maschera, gli oggetti sacri.
Senza quelli, nemmeno la magia di cui erano dotate le seguaci avrebbe permesso loro di compiere il rito. E loro, in quel momento, dovevano odiarmi con tutte loro stesse.
Non solo aveva disertato, ma avevo sottratto qualcosa di insostituibile.
«Preparati, perché stiamo venendo a prenderti e sta’ tranquilla: sotto tortura, parlerai.»
Quelle ragazze mi avevano insegnato tutto. Le arti mistiche, come sviluppare il mio dono. La preveggenza era complicata da gestire.
Oggi ho letto un libro, non che sia una novità nel mio quotidiano dato che i libri per me sono una passione e un lavoro. Ma questo libro è stato diverso. Un elemento che dà valore al libro in quanto opera letteraria e opera d’arte è ciò che il lettore vive durante la lettura. Quindi qui non parlo del libro, ma del suo valore, del valore che ha per me che in questo frangente ricopro il ruolo di lettrice.
Il lettore è una delle figure più importanti per un libro; senza di lui forse potrei anche dire che il libro perde una parte della propria possibilità di esistenza perché appunto un libro per vivere deve essere letto. Cosa intendo con questo vivere? Vivere non tanto in sé come oggetto di consumo, ma vivere nel lettore e divenire fautore di cultura, di un’introspezione, di un sapere che va al di là dei titoli, dei concorsi vinti, dell’entità agente dello scrittore, dei saloni del libro e della rendicontazione vendite.
Oggi ho letto un libro che mi ha colpita, ho letto un libro la cui anima è sorta dalle vicissitudini e dalla volontà di persone che hanno ancora la loro scintilla bruciante nel cuore e che non si lasciano cadere nell’oblio profondo di una morte del se stessi per sé come persona, come essere umano.
Ho sentito la vita, l’esistenza pulsante delle persone e della loro vita, le loro emozioni quasi che sfiorassi i dolci pensieri che li hanno resi ciò che sono, che sono stati e che saranno.
Il lettore quando legge non deve solo leggere, deve vivere il momento presente della lettura perché in quel momento è la cosa più importante della tua esistenza, non sparare opinioni a caso. Ogni lettore deve essere conscio che i libri, pochi per sfortuna, non raccontano solo una storia, racconto di anime, di etica, di morale. Sono la formazione immortale a cui l’essere umano ha accesso. E non se ne rende conto.
Pensa, lettore, prima di aprire un libro. Non hai davanti solo personaggi, trame, refusi, consecutio temporum, similitudini, metafore, citazioni, una storia ritrita, un amore, un antagonista ad hoc o un finale aperto. In quelle pagine c’è la vita.
Segnalo il romanzo giallo Le nove vergini di Valeria Nitto, edito S4M Edizioni.
Titolo: Le nove vergini
Autore: Valeria Nitto
ISBN: 9788885450240
Genere: Giallo
Editore: S4M Edizioni – Ottobre 2019
N. Pagine: 367
Prezzo: 21,00€
Formato: Cartaceo
Trama
Danze proibite. Legami indissolubili. Un casale alle porte di Siracusa cela un oscuro segreto. Le vergini tormenteranno i tuoi sogni. Assaporeranno ogni tuo respiro. Controlleranno il tuo cuore. Fino a dove sei disposto a spingerti per non perdere la tua anima?
Biografia
Nata a Siracusa nel 1982 è cresciuta nella città natale dove ha frequentato una scuola commerciale. Impiegata, moglie e madre, ha partecipato a vari premi letterari arrivando finalista al Premio Giovane Holden della città di Lucca, sezione narrativa inedita. Ha partecipato a una selezione di racconti editati su diverse antologie come “La raccolta dei 365 racconti horror per un anno” e “Il magazzino dei mondi”, edite dalla Delos Books. Per diversi mesi ha collaborato con la rivista locale MAG magazine, distribuita in Siracusa e provincia, trattando articoli legati alla cultura popolare. Nel 2017 ha pubblicato il suo primo romanzo “I sogni di Barbara – L’uomo dal volto fracassato” , Eracle Edizioni. Un anno dopo, giunge alla sua seconda pubblicazione con il romanzo “La sacerdotessa della luna” , Capponi Editore, proclamato finalista all’XI Premio Internazionale Navarro 2019 (Sambuca di Sicilia), nella sezione narrativa edita. Riceve il Premio Aretusa D’Argento, prima edizione anno 2019, in qualità di autrice siracusana. Segnalata alla XIII edizione del Premio Città di Castello ed al Concorso Letterario indetto dalla Dario Abate Editore, con la stessa opera inedita “Il canto degli angeli.”
Segnalazione del libro “Sul viale delle ombre. La lacrima del principe” di Enrico Scebba, edito Kemonia Edizioni. Titolo: Sul viale delle ombre. La lacrima del principe Autore: Enrico Scebba Editore: Kemonia Edizioni – 15 ottobre 2019 Formato: Cartaceo (338 pp.) Prezzo: 15,90€ ISBN: 9788831257046
Sul viale delle ombre è un giallo gotico ambientato agli inizi del ‘900 all’interno di Villa Palagonia a Bagheria (PA). Una villa su cui gravitano leggende e superstizioni legate ai mostri di pietra che la circondano e che ammaliano i visitatori ancora oggi.
Sul viale delle ombre è il titolo della trilogia mentre per ogni volume bisogna fare riferimento al sottotitolo, in questo caso per il primo romanzo qui segnalato è La lacrima del principe. La storia principale de La lacrima del principe si risolve in queste 338 pagine, ma attenzione! I tre romanzi della trilogia hanno una trama comune e in questo primo romanzo il lettore troverà spazi misteriosi e punti interrogativi che si risolveranno nei successivi due libri.
Trama
Il principe di Villa Phalagon, Sebastian Groove, è affetto da una malattia misteriosa così la moglie Margaret decide di rivolgersi al dottor Steven West, specializzato in infettivologia. L’uomo si recherà all’antica villa del principe accompagnato dall’attraente sorella Katie senza sapere che a Baghville, il piccolo borgo in cui sorge la villa, i tanti segreti e le misteriose leggende rendono il paese un luogo poco ospitale, dove gli abitanti subiscono l’effetto di una potente maledizione che minaccia la loro esistenza. I West conosceranno l’intera famiglia Groove, ma non sarà facile per loro scoprire cosa cela la villa che in paese è stata soprannominata “ villa dei mostri”. Molti sono i quesiti che Steven e Katie dovranno porsi. Cosa nasconde Margaret Groove? Perché il fi glio Albert sembra l’unico disposto ad aiutarli? Da cosa è affetto realmente il principe di Phalagon? Ma soprattutto, perché tutti i cittadini e persino il parroco del paese temono l’antica villa?
Biografia
Enrico Scebba è nato a Palermo il 13 agosto 1989, ma vive a Bagheria. Dopo il conseguimento del diploma di tecnico elettronico e grazie alle competenze acquisite durante diverse esperienze lavorative in ambito informatico, si appassiona alla programmazione di siti internet e software gestionali. Ma un’altra passione lo anima, quella per la lettura che lo ha sempre accompagnato nel corso degli anni, soprattutto a partire dall’adolescenza, tuffandolo nel genere fantasy. Crescendo si è approcciato alla lettura di altri generi letterari. Scrive storie e racconti per hobby da quando aveva diciotto anni, ma soltanto sulla soglia dei trenta ha deciso di pubblicare il suo primo romanzo d’esordio.
Estratti
I
“Katie alzò il mento e vide un’intera schiera di mostri di pietra che soprassedevano sul muro di cinta, tutti rivolti verso il giardino e mai all’esterno della villa. Tra questi si potevano distinguere figure antropomorfe e grottesche nelle loro forme: statue umanoidi dove spiccavano quella di un gobbo senza un piede che sembrava mendicare, quella di un cavaliere che cavalca un mostro quadrupede, malvagi satiri, nani abietti e tante altre fusioni tra essere umani e animali poste tutte sul muro di cinta.”
II
“In fondo è una triste realtà quella del tempo che passa. È l’unica costante che vale per tutti, nessuno può piegare il tempo al proprio volere, così nessuno può non sentirsi fragile e impotente di fronte al termine posto alle nostre vite. Ho sempre pensato che bisogna dare valore a ogni giorno che ci viene donato, facendo ciò che ci viene più spontaneo e sincero, senza lasciarsi sopraffare dalle paure e dai dubbi che appesantiscono ogni giorno le nostre anime. Mi piacerebbe poter mettere in pratica questi miei pensieri sin da subito, tuffandomi tra le braccia di questo bel ragazzo del tutto sconosciuto. Ma la ragione mette un freno a tantissime situazioni che risulterebbero più semplici se potessimo ragionare davvero con il cuore, lasciandoci trasportare dal vento dell’istinto.”
– PROLOGO –
All’interno della nobile chiesa di Saint Dominic, le pareti di marmo dal colorito ligneo che circondavano i fedeli donavano loro una parte di quella maestosità facendo in modo di porre, almeno per qualche ora, un velo di speranza sugli animi in parte sconvolti, in parte arrabbiati e impauriti della folla decisa a partecipare alla santa messa. In paese sorgeva un nuovo, ma allo stesso tempo antico e oscuro tormento che minacciava le sorti di quelle famiglie. Il sole era quasi allo zenit quando la sua luce illuminò l’unica navata della struttura religiosa, riflettendosi sugli affreschi presenti nei quattro altari laterali, dove venivano raffigurati diversi santi cattolici, uniti per infondere speranza e devozione a quel pubblico di uomini e donne seduto sulle panche di legno bruno. I fedeli stavano in riverente silenzio ad ascoltare l’anziano parroco predicare il verbo della chiesa che pareva accrescere sempre più la propria capacità d’insinuarsi nei cuori di chi lo ascoltasse, mentre dalle pareti dell’altare maggiore, le figure affrescate di Mosè che teneva le tavole della legge e di Davide nell’intento di tornare vittorioso dalla battaglia dell’Arca dell’Alleanza, sovrastavano l’intero pubblico e il suo predicatore. Il trambusto di passi che si percepì all’interno di quel sacro luogo comunicò il momento in cui quasi tutti i fedeli si stavano preparando per ricevere l’eucaristia, mettendosi in fila. La disperata aria che si respirava in paese faceva sì che fossero sempre di più gli uomini e le donne disposti ad avvicinarsi all’unica istituzione religiosa, partecipando alla santa messa. La chiesa era così gremita di persone che tutti i posti a sedere erano stati occupati, ma non per questo i ritardatari rinunziavano a seguire la cerimonia, rimanendo in piedi per tutta la durata della messa. I più sfortunati, invece, assistevano appoggiandosi sullo stipite in legno del portone d’ingresso, al confine di quel monumento a Dio tanto nobile quanto importante per la piccola comunità di Baghville. Durante l’omelia, il parroco li aveva esortati a non perdere le speranze e a pregare affinché la piaga che stava affliggendo il piccolo borgo venisse debellata per sempre dal santo patrono a cui era stata dedicata duecento anni prima la chiesa stessa. La statua lignea di Saint Dominic dominava la scena, al centro dell’abside di forma circolare dove era collocato l’altare maggiore, esattamente tra i due soggetti dell’Antico Testamento, Mosè e Davide. La scultura rappresentava un frate dai capelli rasati esclusivamente sulla sommità del capo, lasciando la restante parte a costituire un cerchio di capelli, forma che comunemente viene chiamata “chierica”. Il religioso e immobile patrono di Baghville era stato immortalato nell’atto di tenere con la mano sinistra un giglio, mentre con l’altra era intento a reggere in braccio un neonato, anch’esso di legno, che a sua volta stringeva a sé un piccolo cuore. Pare che i devoti preti che succedevano alla direzione della chiesa di Saint Dominic ritenessero opportuno, ma soprattutto rispettoso, che il taglio di capelli a forma di chierica venisse riportato anche sulla propria capigliatura. Così anche l’attuale parroco, nonostante avesse terminato da molto tempo la propria iniziazione al sacerdozio, la portava con profondo orgoglio. «John, aiutami tu a offrire il corpo di Cristo», disse l’anziano prete. «Sì, padre Randall», rispose servile John, l’alto e attraente giovanotto vestito interamente con una semplice tunica bianca. Prese così il calice che gli porgeva il parroco e si pose davanti all’altare. I fedeli si misero ordinatamente in fila, spintonandosi involontariamente in quella calca variopinta di paure e speranze, aspettando il proprio turno per ricevere l’eucaristia. Mentre l’anziano uomo inumidiva le ostie dentro il calice retto dal giovane ministrante, ogni fedele rimaneva in attesa di ricevere il corpo di Cristo dinanzi al santo patrono del piccolo paese di provincia, l’unico appiglio che permetteva di nutrire ancora speranza nel domani facendo affidamento sul fragile strumento delle proprie preghiere. Dopo aver preso il sacramento, il silenzio accompagnava ogni fedele che tornava al proprio posto passando per uno dei corridoi laterali, accanto alle panche. Tutti loro facevano tappa su almeno uno degli affreschi che ricoprivano le pareti degli altari minori, fermandosi a dire due parole di preghiera o segnandosi con la croce dinanzi alle immagini delle figure sacre. Soltanto una persona non volle prendere la comunione quel giorno, e non lo faceva mai nelle rare volte in cui partecipava alla messa. Si trattava di una donna dall’aria imbruttita dall’incuria, che sembrava regnare sul suo corpo e sui capi logorati dal tempo. Di sicuro i partecipanti avevano notato la sua presenza, ma nessuno ebbe l’accortezza di interessarsi a lei quando non si alzò durante la comunione, tutti erano più concentrati verso il rito della messa condotta da padre Randall.
L’unica cosa che aveva voglia di fare la misteriosa e stravagante donna era fissare quel bellissimo ragazzo che da bravo ministrante volontario aiutava il parroco. Ma lui non si accorse mai del suo sguardo, la sua attenzione era attratta dalla moltitudine di genti che riversava la propria devozione in padre Randall e sul santo patrono. Prima che la messa finisse la donna uscì dalla chiesa per non dare troppo nell’occhio, ma avrebbe preferito rimanere lì il tempo necessario per mettere in atto ciò che aspettava ormai da anni. Invece decise, come ogni volta, di tornarsene nella sua umile casa con un nulla di fatto, non prima però di aver salutato il suo fedele amico a quattro zampe che, accucciato nella piazza poco distante dal gran portale in legno della chiesa, aspettava sempre che la messa finisse. Quel cane randagio, grassottello, dal pelo bianco e arancio sembrava voler sempre attirare la sua attenzione. E la donna di certo non voleva perdere l’occasione di fare un po’ di coccole a quel meticcio che sembrava l’unico essere vivente in grado di capirla veramente e che non la giudicava per il suo aspetto reso imbruttito dal tempo trascorso nelle sue misere condizioni, a differenza di quella folla che, lentamente riversandosi sulla piazza, la trattava con diffidenza. A differenza degli animali, gli esseri umani fanno l’errore di giudicare il prossimo basandosi sull’apparenza senza neanche interessarsi alla sofferenza che c’è dietro un volto devastato dagli eventi della vita.
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