La Scrivania Letteraria

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Arcani poteri in ‘Iris. Il crollo dei confini’ di Gabriele Moltrasi

Aedifico spazio autori

Iris. Il crollo dei confini

Di Gabriele Moltrasi

Recensione

Benvenuti o bentornati su La scrivania letteraria!

Nella rubrica Aedifico spazio autori accolgo Gabriele Moltrasi e il suo romanzo ‘Iris. Il crollo dei confini’ edito Bookabook.

Presento con vero piacere la recensione di ‘Iris. Il crollo dei confini’!

Le amicizie e le ancestrali differenze in Iris, il crollo dei confini, pongono i protagonisti di fronte ad ardue scelte: continuare a erigere muri oppure superare antichi limiti posti dalla paura e dall’avidità?

Recensione

Un romanzo in cui i punti di vista dei diversi protagonisti rappresentano nodi da sciogliere nell’orchestra poliedrica dei giochi di potere dei regni costituiti nella penisola di Iris.

In questa terra, in cui il passato entra in conflitto con il presente e disegna dei contorni confusi del futuro, alcuni esseri umani, gli Atian, sono dotati di un potere antico, grazie al quale possono plasmare e gestire uno degli elementi naturali. Inizialmente, come viene narrato in flashback e nelle pagine iniziali, scopriamo subito che la società edificata sulla base di un pacifico rapporto con gli Atian, prospera florida e ricca. Purtroppo però non tardano a sopraggiungere le problematiche legata all’inettitudine e alla miseria individuale: accidia, invidia, brama di potere e intrighi politici prendono il sopravvento sul benessere della società e i popoli della penisola di Iris non in grado di manipolare un elemento naturale entrano in conflitto con gli Atian, accusandoli di essere la causa di ogni male che imperversa nelle loro terre.

Il conflitto genera una ristrettezza mentale e quotidiana tale che le persone, piuttosto che cercare di comprendere, si chiudono nell’odio smisurato. La portata emotiva e bestiale del malcontento viene argutamente utilizzata dai regnanti, i quali, chi più chi meno, si vede costretto ad accettare i venti di guerra che porteranno allo scontro e alla distruzione.

Nel clima bellicoso e ormai tempestato dal caos non vi è più una regola morale o etica che possa in qualche modo risvegliare i sentimenti di umanità e di fratellanza che prima accomunavano le genti della penisola di Iris. Le uniche leggi che vigono sono quelle politiche, oppure dettate dalla necessità di sopravvivere agli infausti eventi che pare non abbiano fine. L’indolenza, i sotterfugi, l’incapacità di ripensare agli Atian come esseri umani non colpevoli, sono tre delle caratteristiche ravvisabili durante l’intera narrazione. Se, da una parte abbiamo l’inettitudine, la violenza, l’ignoranza e la codardia, dall’altra parte abbiamo i protagonisti della storia, i quali, in maniera corale, permettono una totale immersione in una realtà diversa, in cui la voglia di combattere non dipende dalla quantità di potere che si può acquisire, ma dalla giustezza delle azioni e soprattutto, vengono prese in considerazione le conseguenze, non solo per se stessi, bensì anche per gli altri, proprio per quei popoli che disprezzano gli Atian stessi.

Il primo dei protagonisti, anche colui che trova più spazio nella narrazione, è Nikrìo Hìver, Atian dell’acqua in grado di plasmare il ghiaccio, proveniente dal Regno di Liod. Il suo carattere duro e cinico, con una sfumatura di tristezza, deriva da un’infanzia dettata dalla solitudine, dal conflitto e dall’assenza di figure in grado di educarlo alla benevolenza. Se, in prima battuta appare arido, rancoroso e poco propenso alla difesa della vita altrui, la sua esistenza gli pone davanti delle sfide per le quali dovrà compiere scelte fondamentali e ribaltare così i valori e le convinzioni che gli avevano sussurrato all’orecchio quanto fosse inutile combattere per il proprio regno, Liod, e per gli altri sette regni in cui la penisola di Iris si è sfaldata dopo la guerra. Ma non solo, man mano che proseguiamo nella lettura, ci troviamo di fronte un giovane in grado di prestare aiuto, leale, degno di onore e di gloria, dotato di una ferrea forza di volontà in grado di spazzare via, letteralmente, muri e confini che i pregiudizi, il dolore e il male innervato nelle anime delle persone, avevano eretto. Nikrìo e la sua storia sono un viaggio attraverso il male, sia all’esterno che all’interno di se stesso. Tutte le dualità e le categorie che lo avevano imprigionato, vengono spazzate via con l’aiuto degli altri protagonisti e dei comprimari. Egli, insieme ai diversi personaggi, compie un percorso di sofferenza in cui viene redento dagli elementi naturali incarnati e pregni dell’antica magia che gli Atian sono in grado di manipolare.


Come per le chiamate più eroiche, Nikrìo percepisce un ancestrale richiamo che lo conduce in un regno appena sorto e dotato di una vista lungimirante sugli eventi futuri. Nikrìo si ritrova quindi ad affrontare per la prima volta la diffidenza nei confronti di un percorso che lo porterebbe su una rotta nuova, mai segnata. L’insicurezza, il timore del fallimento e la rabbia derivante dagli anni passati a maledire la vita che gli si prospettava, aprono però a una profonda riflessione sui principi che guidano la sua vita e le persone, la quale verrà condotta in tutto l’arco narrativo. La richiesta d’aiuto che si era palesata in maniera onirica e trascendente, risuona e riverbera in Nikrìo, tanto che poco dopo lo vediamo unirsi ad altri Atian che hanno risposto alla chiamata.

Qui vediamo Nikrìo alle prese con la solitudine e la differenza. Ebbene sì, egli entra in contatto con altri Atian e non sono di certo tutti in grado di plasmare l’acqua e il ghiaccio, bensì sono padroni di altri elementi, come il fuoco, i fulmini, oppure sono dei guaritori. Avrei volentieri apprezzato una digressione sulle capacità e le specifiche dei diversi Atian, per comprendere come nella penisola di Iris sia sviluppato il concetto di natura e in relazione a esso di naturale. Nikrìo decide di accettare il compito che gli viene dato e insieme ad alcuni degli Atian parte per un viaggio che lo condurrà in ogni regno, come una fiaccola portatrice di cambiamento e rinnovamento.

Trama

Nella penisola di Iris un potere arcano consente ad alcuni esseri umani, gli Atian, di entrare in contatto con gli elementi naturali, fino a comandarli e farli propri per edificare una civiltà fondata sulla prosperità. Non appena l’attenzione da parte loro cala, montano dai recessi oscuri degli umani la fame di potere che porta allo sfruttamento degli Atian per la guerra e per produrre il caos.

Nikrìo Hìver ha vent’anni, è un Atian dell’acqua e del gelo originario del Regno di Liod, uno degli otto in cui Iris si è frammentata per via dei conflitti. Malgrado e forse proprio grazie ai suoi primi anni di vita difficilissimi, Nikrìo affronta la rabbia, l’odio e il rancore, il tutto per prodursi nell’ascolto dei sussurri del suo cuore forte e coraggioso. Come il cuore anche i sogni gli parlano e una misteriosa richiesta d’aiuto lo condurrà su una strada nuova e sconosciuta, che gli offrirà l’opportunità di vivere un viaggio all’insegna dell’integrità, dell’amore e della forza di volontà.

Il seme di una rinascita è stato gettato, toccherà ora farlo germogliare.

 

Biografia

Gabriele Moltrasi, laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, nella quotidianità si occupa di affari istituzionali e regolazione dei mercati dell’energia.

Eclettico, viaggiatore per studio, lavoro e passione nei confronti del folklore dei popoli.

“Ricorda, figliolo: non puoi scegliere cosa porterai con te oltre quelle porte, ma puoi scegliere cosa lasciare alle persone che ami, ciò che ti renderà unico, eterno e parte imprescindibile del tutto.”

— Iris. Il crollo dei confini, Gabriele Moltrasi

Scheda Libro

  • Titolo: Iris. Il crollo dei confini
  • Autore: Gabriele Moltrasi
  • Genere: romanzo – Fantasy
  • Editore: Bookabook (Aprile 2021)
  • N. Pagine: 423
  • Prezzo: 19,00€ cartaceo – 6,99€ ebook
  • ISBN: 978-8833234281

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Prime Luci del Mondo

Recensione di Prime luci del mondo a cura di Maria, Get lost in Maria’s world

Oggi do la parola a Maria, creatrice del blog Get lost in Maria’s world, la quale offre la sua opinione di Prime luci del mondo, la mia silloge poetica pubblicata a dicembre 2019 da S4M Edizioni.

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Prime luci del mondo, Giulia Coppa, S4M Edizioni, 2019.

Recensione

Leggi la recensione completa di Prime luci del mondo a cura di Maria sul suo blog cliccando sul pulsante qui sotto!

Estratto della recensione di Maria

“Era da tempo che cercavo un libro di poesie che mi trasmettesse emozioni forti e finalmente l’ho trovato. Gli autori che ci riescono non sono molti, tante volte mi è capitato di leggere poesie che non avessero senso, ma questo non è il caso di Giulia.”

©Estratto dall’articolo Recensione: Prime luci del mondo di Giulia Coppa, di maria, Get lost in Maria’s world, 2020.

Presentazione di Prime luci del mondo

La poesia esprime l’anima e il cuore di coloro che si prodigano nella ricerca delle tormentate ispirazioni e della gioia che il mondo cela agli occhi meno indagatori. Con un sottofondo di musica dolente e costante che ognuno di noi incontra nel lungo viaggio delle emozioni e dei sentimenti della vita. La sensibilità del cuore viene elevata nella natura, nei misteri dell’essere umano e nella gloriosa alba della luce sulla terra. Tormenti, pace, felicità, dolore e rinascita sono alcuni degli elementi che si incontrano nella libertà naturale che i versi permettono di far sbocciare nell’animo selvaggio e celato dell’essere umano. La natura è l’inizio di una ricerca lunga e tormentata in cui lo svolgersi del tempo si trasforma, da lineare e circolare, donando al pensiero, all’azione e al gesto umano un’immediata consapevolezza di morte, vita, amore e rinascita: una sostanziale epifania delle emozioni recondite incarnate in metafore, narrazioni ermeneutiche e interpretative.


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Saga - Memorie di Taenelies

Recensione di Memorie di Taenelies a cura di Maria, Get lost in Maria’s World

Oggi do la parola a Maria del blog Get Lost in Maria’s World, la quale ci offrirà la sua opinione di Memorie di Taenelies, i soli di Artchana, primo volume della saga fantasy Memorie di Taenelies, scritto a quattro mani da me e Eric Rossetti, edito Europa Edizioni.

Copertina romanzo fantasy memorie di Taenelies i soli di artchana 
Giulia Coppa Eric Rossetti
Memorie di Taenelies, i soli di Artchana, Giulia Coppa, Eric Rossetti, Europa Edizioni, 2019

Recensione

Per le recensione completa di Memorie di Taenelies di Maria vi invito a cliccare

Estratto della recensione di Maria

“Non sono solita leggere libri scritti da due autori, ma devo dire che ne sono rimasta davvero molto soddisfatta.

Il romanzo inizia narrando ciò che è successo anni prima, ci troviamo davanti ad un’atmosfera piena di battaglie e magia, cacciatori e tanti altri mitici personaggi.

Riguardo ai personaggi ne sono rimasta soddisfatta e non, ho apprezzato che non è presente il classico eroe che risolve tutto, ma allo stesso tempo avrei voluto poter conoscere più a fondo altri personaggi soprattutto su un livello emozionale. Mi sono piaciuti soprattutto coloro che nel corso del racconto sono cambiati, insomma personaggi del tutto dinamici…”

© Estratto, Recensione Memorie di Taenelies di Giulia Coppa e Eric Rossetti, Blog Get lost in Maria’s World, settembre 2020, per gentile concessione

Presentazione di Memorie di Taenelies, i soli di Artchana

Memorie di Taenelies, i soli di Artchana è il primo romanzo della saga fantasy Memorie di Taenelies. Protagonista è Vian, accompagnato dai suoi più fidati amici, Dean e Mutt, i quali dovranno far fronte alle avversità della perdita della casa natia, Toptia, a causa di una maledizione caduta sul villaggio. La storia personale del ragazzo andrà incontro all’ombra della Resistenza che si allunga e ordisce fitte trame silenziose nel Regno di Artchana e nel vicino Regno di Tiresia. Gli eventi trascineranno i protagonisti nei luoghi più disparati del Regno di Artchan e conosceranno mercenari, druidi, cacciatori di taglie e maghi dall’oscuro potere. I motivi classici del genere fantastico cappa e spada, ravvisabile nell’high fantasy, si intrecciano con elementi mitologici, soprannaturali e magici.


Ringrazio con gioia Maria per la sua recensione e lo sprone che mi dato nei confronti di un maggiore approfondimento delle componenti emotive e psicologiche dei personaggi!


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Fervore

Recensione di Fervore a cura di Arianna, Onlybookslover

Oggi vi propongo la lettura della recensione di uno dei miei libri, la quarta pubblicazione avvenuta nel 2020. Si tratta della raccolta di racconti Fervore, sull’ironia e l’imprevedibilità, edita Europa Edizioni.

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Copertina di Fervore, sull’ironia e l’imrpevedibilità

Recensione

Per la recensione completa della raccolta di racconti Fervore vi invito a cliccare QUI.

Estratto della recensione

“Come molti di voi sanno, sono sempre un po’ restia dal leggere le raccolte di racconti.
Non perché abbia dei pregiudizi sul genere ma perché temo sempre di non riuscire ad entrare in sintonia con i diversi personaggi.

Ovviamente mi sbagliavo.
Parto col dire che Giulia Coppa ha uno stile di scrittura davvero impressionante.
Lessico impeccabile, struttura perfetta.
Altra cosa che ho amato molto sono stati i dettagli all’interno di ogni racconto.
Ad esempio quando Giulia descrive gli odori, una condizione meteorologica, una qualunque cosa, riesci tranquillamente a immaginare tutto intorno a te e, di conseguenza, entrare nella storia.”

Presentazione di Fervore

Accattivante e spregiudicata: così possiamo definire l’opera di Giulia Coppa, una scrittura fuori dal comune, sia per la forma stilistica – perfetta, scorrevole e piacevolissima alla lettura – sia per la straordinaria capacità di creare un contesto narrativo assolutamente coinvolgente, che ben si inserisce in una narrazione nuova, moderna, se non addirittura futuristica. Giulia Coppa attraverso i suoi sei racconti ci introduce in mondi fantastici, ma anche reali, con personaggi fortemente caratterizzati, spietati in un certo qual modo, che sembrano incarnazioni ed epigoni sorti dal lato oscuro dell’agire umano…oppure aperte manifestazioni dell’incontro tra l’io che vorremmo essere e l’immaginifico tocco della morte. 

Ringrazio di cuore Arianna e vi invito a scoprire il suo blog Onlybookslover.it e la sua pagina IG.

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Aedifico Recensioni

“Un momento fa, forse” di Giovanni Ardemagni – Recensione

Recensione del romanzo di Giovanni Ardemagni, Un momento fa, forse, edito Pegasus Edition. 

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Giovanni nasce a Stabio il 2 marzo del 1959, Cantone Ticino Svizzera. Studia presso la scuola Interpreti di Zurigo quale traduttore per Italiano, Tedesco, Francese e Inglese. La sua carriera professionale lo vede in posizioni manageriali presso Corrieri internazionali. Ricopre la funzione di CEO per Poste Svizzere in Italia. In tale periodo sponsorizza il concorso internazionale di rilegatura d’arte, svoltosi tra Macerata e Assisi, per rilegare il Cantico delle creature di San Francesco, opera tradotta in tutte le lingue al mondo e in tutti i dialetti nazionali italiani, di cui Giovanni cura personalmente un paio di traduzioni.

Nel 2016 pubblica con Youcanprint il romanzo “Il camaleonte equilibrista, osteria con alloggio” che viene premiato a settembre 2019 col primo posto al concorso nazionale Narrativa Indipendente a Treviglio (BG). Il romanzo viene presentato nell’Hortus del comune di Cingoli, Macerata (dove è ambientato il romanzo), su invito del comune di Cingoli (Marche); viene presentato alla casa dei cechi di Lugano (Svizzera) e questi ultimi traducono il testo in Brail.

Nel 2017 L’accademia Petrarca premia il racconto “un grande amore niente più” tratto dal romanzo, col premio speciale allo scrittore. Il concorso è dedicato a Maria Callas

Nel 2017 il racconto “Pacco felice” destinato a bimbi e ragazzi di tutte le età viene premiato col quarto posto al concorso “Floc l’amico dei bambini e dei ragazzi” e ottiene un contratto editoriale dall’editore Giovanelli di Bologna. I ricavi sono stati devoluti a favore di associazioni per bambini autistici.

Nel 2018 partecipa a 7 concorsi ed è finalista, ottenendo un quarto posto, al concorso nazionale Bukowski, oltre ad essere finalista di 5 concorsi banditi da Montegrappa Edizioni.

Nel 2019 pubblica il romanzo “Un momento fa, forse” che tratta un tema sentito sia nel Cantone Ticino che ovunque: il licenziamento degli “Over 50”. Il romanzo ottiene il primo posto al concorso Città di Cattolica, Pegasus Award, un contratto con l’editore Pegasus e nel panorama nazionale sta ottenendo un certo interesse.

Il romanzo è stato presentato a Mendrisio (Ottobre 2019 presso La Filanda), a Milano nell’ambito della rassegna letteraria nazionale “Meet Book” (Ottobre 2019) e a Roma con una presentazione Tandem presso libreria Mondadori (Tandem presentato assieme ad un altro autore caro amico scrittore, Maurizio Carletti). L’ultima presentazione è stata nell’ambito di Worldbook 2019 a Pesaro.

Sono previste e confermate altre presentazioni a Viggiù (VA) Clivio (VA), Saltrio (Va) e due presentazioni a Varese e Como. Tutte tra il mese di marzo e il mese di aprile 2020.

Giovanni ha un rispetto e una stima enorme per tutti gli autori che non hanno ancora trovato un editore e continuano nel loro lavoro con tenacia e amore. A tale proposito Giovanni ha un sogno: creare un salone del libro inedito, a livello transfrontaliero, per autori in cerca di editore e che possa essere una buona vetrina.

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Trama 

Un momento fa, forse, il romanzo di Giovanni Ardemagni, racconta una storia vera, narrata in prima persona e per questo carica di tutta la forza eversiva che solo parole che raccontano una verità possono avere. Il romanzo è basato sulla piaga che da troppo, troppo tempo, infesta l’economia in cui la società è immersa: il licenziamento degli “over 50” che colpisce il lavoratore in prima persona e di conseguenza la sua famiglia e, ad un occhio più attento, i rapporti su cui si instaura anche l’etica della società. Protagonisti della vicenda sono Marcel e G., colleghi e amici licenziati dalla loro azienda. In quell’attimo, perché di attimi è composta la vita, il velo della fragilità umana e dell’assenza di etica nell’ambito lavorativo, viene bruciato dall’arrivo del libero arbitrio. Innumerevoli strade si aprono dopo la scelta ed entrambi saranno in grado di scegliere, se lasciarsi andare a pianti sterili, oppure se prendere la via di una nuova crescita personale, un micro rinnovo nella pratica sociale carico di potenza per il futuro.


Recensione

Marcel e G. sono amici da molto tempo, anni ormai, e condividono, oltre al luogo di lavoro, anche una stupenda domenica sui Navigli a Milano, immersi nel mercato dell’antiquariato. Tra commenti, racconti e riflessioni si scoprono immersi nella stessa realtà vista però da occhi diversi; Marcel è solitario e la sua vita è illuminata dal lavoro e da una relazione non convenzionale con Lilù, mentre G. ha passato tre matrimoni e il sole sembra splendere perenne nonostante gli obblighi e gli alti e i bassi della quotidianità.

Proprio l’impiego a cui si sono dedicati per decenni, il lavoro nella medesima azienda, stravolge la loro esistenza: il nuovo CEO li licenzia, uno dopo l’altro, ormai “troppo cari” e con “troppa esperienza” per essere considerati atti a rientrare nel paradigma assurdo, perché per me è assurdo e incoerente, dell’eccellente qualità a poco prezzo.

Il personaggio di Marcel ha uno spessore che direi spirituale per le sue riflessioni sulla follia della vita, sul fatto che le persone non osservano più ciò che le circondano e si inabissano nei loro giorni, senza più provare vere e proprie emozioni. Marcel ha scelto la via del solitario, non del solo; ha deciso di costruire un mondo nuovo attraverso una percezione più semplice, tenera e universale di ciò che lo circonda. A questo elemento prettamente legato all’introspezione interiore è collegato il suo modo di lavorare; è un uomo ligio a dovere, che non si lascia abbattere dall’incoerenza e dalla brutalità che lo circonda. Egli riesce a coltivare le sue passioni in uno stato di pace interiore che gli permette di vivere appieno ogni attimo della sua vita.

G. è una persona che a parer mio ama la bellezza, non si lascia forgiare dai preconcetti e dalla forme di pensiero che albergano nella stragrande maggioranza delle persone, bensì li sfrutta per vedere nella maniera migliore ciò che accade, che vortica e che avviene al di fuori di sé. L’ho trovato ricco di una personalità tesa verso l’esterno, non come esteriorità individuale che si accresce con l’estetica del vivere nella socialità, ma come una percezione dinamica e fertile di ciò che lo circonda. Ha forse dei preconcetti? Delle aspettative? Un voglia innata di agire per ciò e per coloro a cui tiene? Sì e come tutti, come anche Marcel, cade nelle debolezze dell’umanità; un corpus di percezione dell’essere umano calato nello spazio-tempo, un groviglio apparentemente inestricabile della persona pensa come vedere le cose, come interiorizzarle, come rapportarsi ad esse.

Gli elementi che mi hanno rapita maggiormente sono legati alla concezione del tempo, il libero arbitrio e le relazioni.

Il tempo si snoda in noi e intorno a noi da sempre, ma è stato “ingabbiato” negli orologi, negli appuntamenti, negli anni da contare, nelle domeniche in cui trovarsi con i parenti, nelle ore dei pasti e in tutti i fattori che scandiscono la vita. Ma la vita ha davvero un tempo? Sappiamo che la vita è un ciclo che si rigenera in un tempo che non viene scandito con le lancette. Sappiamo che gli attimi non sono fuggenti, ma veri, sono il momento che noi incaselliamo nel presente, nel passato e nel futuro e quindi erroneamente gli diamo uno spessore che può vivere nella memoria e renderci sia felici che tristi quando stiamo compiendo già un altro nostro tempo. Quante volte abbiamo mangiato un buon pasto pensando a quanto lavoro avevamo da fare, al collega che continuamente sparla alle spalle, oppure agli inviti da inviare ai parenti per il battesimo del figlio del cugino. Abbiamo goduto davvero del pasto? No. Questa sottile, ma tangibile differenza del tempo e di come lo sfruttiamo è stata posta in maniera impeccabile nel romanzo, prima di tutto per la scrittura in prima persona e in seconda battuta per la carica che ogni attimo ha, nella storia, la sua verità di esistenza. I momenti del romanzo non sono incasellati, vivono nel tempo, ma non ne sono scanditi. Sono liberi.

Alla questione del tempo scandito o meno, si collega il valore dell’attimo. Un attimo che cronologicamente è avvenuto magari venti anni prima è ancora nella mente, nei pensieri, nei gesti, vivo e graffiante come fosse avvenuto un attimo prima. Il nostro presente è già un “passato”, che si voglia dire anche recente, ma è pur sempre già avvenuto e quindi? Come vivere questi attimi? Giovanni Ardemagni rende il presente vero. Marcel e G. riescono a vivere finalmente il loro presente, ogni azione, ogni atto della loro vita prende una nuova piega, quella della presenza totale nel compiere l’azione che stanno facendo. Non si pensa più secondo i termini prima e dopo, ma con il termine adesso che muove i primi passi e a modo di fiorire nella vita di Marcel e dopo riesce a penetrare le convinzioni di G. permettendogli di apprezzare al meglio ogni attimo, che, come dice il titolo è un momento fa, forse. 

Riprendendo il secondo elemento che mi è piaciuto, il libero arbitrio, ho percepito durante la lettura un vero e proprio sbocciare della libertà; una libertà dettata dal dialogo con se stessi, con il mondo e con le persone. La bellezza di Marcel, del suo modus vivendi che vuole perdere la sua caratteristica di provvisorietà, in contrapposizione con l’ombra che ora come ora paragono a homo homini lupus del Leviatano, è pura meraviglia, la meraviglia della conoscenza. Il libero arbitrio si innesta anche nell’elemento onirico, che pare premonitore per G. e lo spinge verso un nuovo modo di vedere le cose, senza tempo, senza spazio, senza le razionali connessioni logiche verso le quali la società sembra spingerci con un tale obbligo che mi viene da domandare, è forse un difetto essere in grado di apprezzare la vita nella semplicità?

Il terzo elemento, le relazioni sociali, in particolare la relazione tra Marcel e Lilù, una prostituta. Inizialmente ho pensato “accidenti”, poi mi sono ricreduta: nella figura della prostituta e nel suo lavoro, che viene definito arte, si mostra proprio il contrario di ciò che l’arte ideale è: Lilù è fragile, corrotta, esasperata e conscia della brutalità della sua vita, ma con Marcel ritrova la bellezza dell’essere umano: i gesti, le intime condivisioni, la complicità degli atti di follia che vivificano le relazioni, le scelte compiute per sé, la comunione di due anime che si incontrano di rado, senza mai rifuggire. Ad uno sguardo più ampio ho notato tutte le sfaccettature dell’amicizia, la vera amicizia per scelta, dettata dall’amore dell’amicizia, dettata sempre dalla complicità dei gesti, dal confronto libero e dialogante delle idee. Le vite delle persone all’interno del romanzo si intrecciano, lasciano le grandi domande della vita aperte e la missione di queste pagine è per me far comprendere al mondo degli esseri umani quanto l’umanità stia pian piano svanendo, non a causa di conflitti aperti, ma a causa di una serpeggiante piaga formata dall’assenza dell’etica, dalla paura di dimostrare la vera umanità fatta di scelte, sbagli e rinnovi continui, dalla mancanza di un orologio senza lancette che permetta ad ogni persona di fare del suo tempo una scelta.

Il romanzo di Giovanni ha toccato un’infinità di temi, sia immediatamente tangibili come il licenziamento degli “over 50”, sia altri più dinamici e non sempre aperti ad un’immediata comprensione come l’amore, l’amicizia, il giusto, il male, la vita, la morte e il significato del tempo e dello spazio. Il mondo è governato da forme di omologazione e di assenza del rapporto umano e per questo c’è una cura? Forse, come un momento fa, forse, è giunto il momento che l’essere umano compia un percorso individuale di evoluzione.


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Ringrazio Giovanni Ardemagni per avermi fatto conoscere la sua storia.


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Fragments of life di Elisa Vinci – Recensione

Recensione della raccolta di poesie di Elisa Vinci, intitolata Fragments of Life. 

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Mi chiamo Elisa Vinci, ho 25 anni, abito attualmente a Sanluri (SU) e sono un’aspirante attrice, cantautrice e scrittrice di poesie.
Dal 2009 al 2014 ho frequentato il liceo Linguistico E. Piga di Villacidro, in cui ho iniziato ad appassionarmi alle lingue straniere, in particolare all’inglese e allo spagnolo.
Nel 2014 mi sono iscritta alla facoltà di Beni Culturali e Spettacolo di Cagliari ed è durante questo percorso che mi sono fortemente interessata alla Storia dell’Arte, del Teatro e del Cinema.
Nel 2017 ho partecipato al programma Erasmus+traineeship in una Scuola di Teatro a Valladolid, in Spagna, frequentando varie lezioni, come ad esempio Interpretazione, Drammaturgia e Canto, e facendo da assistente alle lezioni di recitazione degli allievi del secondo anno.
In quello stesso anno, al mio ritorno dalla Spagna, capii finalmente che ciò che volevo fare nella mia vita era lavorare nell’ambito del teatro. Durante il mio percorso universitario ho partecipato ai corsi di recitazione di Ferai Teatro con Ga’ e Andrea Ibba Monni, e assieme a loro ed altri artisti ho partecipato al progetto del Baratto Teatrale, ispirato ai lavori di Eugenio Barba.
Mi sono laureata nel 2018 e in quello stesso anno mi sono trasferita a Padova per frequentare la Scuola di Musical Dreaming Academy, in cui ho imparato le nozioni base negli ambiti di danza, canto e recitazione teatrale.
Nel 2019 mi sono trasferita a Londra e ho frequentato il corso di recitazione della Young Actors Theatre Islington fino a Dicembre 2019. Attualmente sono in Sardegna e sto lavorando a dei progetti personali (registrazione di brani musicali inediti e raccolte di poesie in lingua inglese) con l’intenzione di pubblicarli e sto continuando a studiare recitazione per riuscire un giorno a lavorare nel mondo del teatro.

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Sinossi 

Fragments of life è la raccolta di poesie di Elisa Vinci in cui i temi centrali sono gli amori impossibili, la scoperta della bellezza delle piccole cose e la lotta personale. È inoltre il viaggio di una parte della sua vita trasformato in poesie e può essere interpretato in maniera diversa a seconda della sensibilità del lettore. È diviso in 5 capitoli, intitolati come i 5 sensi e ognuno rappresenta appunto un frammento dell’esistenza. I capitoli seguono questo percorso: sentimenti di una relazione autodistruttiva, un amore di creta, la consapevolezza di un sé senza colore, una profonda relazione intrecciata dipinta di battaglie e sogni e una conversazione intima con i mostri dentro della mente.


La sinossi qui sopra citata indica in maniera puntuale quali sono i temi principali trattati nelle poesie e da questi punti di riferimento ho iniziato la mia lettura di Fragments of Life. La raccolta è composta da 16 poesie e ciò che più mi ha affascinata è stato il clima che subito viene a crearsi con la prima lettura, di preciso con la poesia Leaves of blood; leggere questa poesia è pari all’inizio di una lunga camminate sul viale di una vita che si interseca con altre e che, per molti versi e per innumerevoli eventi, si allaccia ad esistenza altrui sotto punti di vista quali i sentimenti, le emozioni, la capacità di instaurare relazioni, l’amore, le pulsioni e i sogni, come i desideri che una persona ricerca per se stessa, in particolare per ciò che concerne il suo ideale di amore e di quiete.

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The voices of the monsters in my head. Inserita nella raccolta Fragments of Life. Illustratrice: Martina Pilloni

Leggendo le poesie ho percepito innumerevoli sensazioni che danno forma al clima appena citato; immaginatevi di entrare in un bosco di conifere e di aceri rossi, c’è sia il verde che il rosso, un rosso che irrora gli occhi e stupisce la mente osservante l’ambiente circostante. Poi immaginatevi una casa in legno, piena di monili, oggetti appesi alle finestre, una veranda occupata da qualche cassa panca e delle sedie. La catasta della legna è vicina alla dimora principale e il profumo del bosco abita ovunque, soprattutto in autunno, quando il rumore delle foglie canta perenne con la brezza fredda dell’inverno ormai prossimo. L’aria porta con sé anche l’odore del fumo del camino.

Ora, questo meraviglioso quadretto ribaltatelo all’interno della vostra persona e specchiatevi in esso: cosa si nasconderà dentro la casa? Cosa contengono gli armadi, le cassapanche e i cassetti dei mobili della cucina? Il camino è acceso? Sì, lo avevamo immaginato prima, quindi, quella casa è viva come le persone che la abitano. Ogni persona contiene in sé infinite sfaccettature dettate dalla crescita individuale, dall’educazione, dal carattere formatosi negli anni, dalla personalità, dalle esperienze e dagli eventi accaduti. Questo è il substrato a cui ho fatto riferimento per godere appieno delle poesie che compongono Fragments of Life; nelle poesie ho sentito le emozioni dell’autrice e non ho potuto fare a meno di constatare che il ventaglio di esperienze avvenute sia stato ampio e variegato, tanto doloroso quanto costruttivo per lei.

Un elemento che mi è piaciuto è legato all’intrecciarsi del tempo e dello spazio, inteso come luoghi: ogni poesia è uno spazio diverso in cui mi sono immersa e ricercando il tempo, ho evidenziato due tensioni principali: la prima, legata al passato innervato nei ricordi serbati nella memoria che esprime la sua vera realtà delle percezioni avvenute e la seconda, legata al futuro in tutte quelle occasioni in cui il tempo del sogno, del desiderio, dell’immaginazione fanno da padroni e non lasciano scampo al presente, spazzato via da ciò che si vorrebbe essere.

The touch of a wooden skin. Inserita in Fragments of Life Illustratrice: Martina Pilloni.
The touch of a wooden skin. Inserita in Fragments of Life. Illustratrice: Martina Pilloni

Altro carattere che voglio sottolineare è quello che ho soprannominato timore dell’incompiutezza: la dinamica che soggiace ad alcune poesie la ritengo davvero legata alla volontà del “voler essere”, “voler diventare”, “voler divenire”, cioè tre forme di volontà che spingono la persona a progredire e a perseguire i suoi obiettivi. Questo elemento l’ho apprezzato perché è colorato da una parte di una nota melanconica per il fatto che l’obiettivo appaia lontano, quasi irraggiungibile, snaturato dalle pressioni che il presente nella sua immediatezza comporta e dall’altra da un guizzo, una scintilla che pian piano inizia a farsi strada nonostante i turbamenti e le avversità che incorrono nel cammino della vita.

Le mie preferite

Leaves of blood 

I primi versi provocano un’immersione in piacevoli sensazioni che toccano tutti e cinque i sensi, ma subito dopo, alla parola “kills” ho provato un’ascesa di agitazione e subito dopo alla parola “naked” ecco la tristezza e la sofferenza, non solo fisica, ma anche spirituale.

In tutta la poesie si palesa la componente sensoriale unita alla percezione del mondo esterno e di ciò che l’io, la persona, registra mentre prova emozioni che soverchiano il corpo e l’anima.

La dualità presente corpo e anima è sottolineata soprattutto quando i versi iniziano a focalizzarsi sugli strappi provocati da ciò che la persona vorrebbe: un amore, una sentimento così grande e avvolgente che provoca dolore, non perché sia impossibile nella sua impossibilità globale, quanto perché nel particolare appare impossibile.

Nei versi “you are a vertigo – made of different souls” si sente una lotta che passa da essere anima e corpo ad uno strato più profondo, come se le anime che si incontrano, in realtà si allontanassero per stringersi più forti, ma sempre mutate, sempre cambiate a causa si ciò che avviene e che sentono l’una per l’altra.

Dal verso “I hear your honey” seguito dalla parola “mouth” la situazione che prima era tesa verso un globale senso di perdizione e di lotta interna, si sprigiona nei ricordi della memoria del tempo passato; qui l’amore sembra essersi finalmente congiunto con l’altro amore, ma così, proseguendo nella lettura, non è; un turbinio di dolcezze e di melanconia si mischiano alla metafora della foglia “leaf” in accezione anche plurale, perciò in diverse forme: la foglia che cade in autunno, il tempo che vorrebbe essere eterno, la foglia nell’aria, apparentemente libera se non fosse che vorrebbe tornare all’albero da cui è caduta, la foglia che cade nella corrente del fiume e che viene portata via, lontano, impotente.

La foglia assume la stessa importanza metaforica del biscotto, “biscuit”: ingenuo e generoso biscotto che accetta, che vuole sentire e sapere tutto dell’amata, come se il vino in cui viene intinto fosse lo stesso sangue dell’amore dell’anima di cui si ricerca la beatificante comunione.

Il vino non è solo l’amore in cui ci si vuole immergere, ma anche un “wine of dreams”, in cui si incontrano la realtà e il sogno: la realtà che solo in uno schiocco di dita sembra essere stata realizzata, ma proprio perché realtà, a cui è precluso il viaggio verso il desiderio ultimo della realizzazione del sogno, si infrange all’interno del sogno stesso; il sangue, il dolore fisico della perdita e il cammino verso l’accettazione di questa assenza che ormai l’amata sa essere perenne, infrange ogni confine, abbatte i muri delle due anime in questo travaglio e una vorrebbe essere nell’altra totalmente, per sentire e percepire l’amore che, nonostante le avversità e l’impossibilità, combatte strenuamente fino alla fine, rimpiangendo di non poter realizzare il suo sogno, vissuto in una maniera mediata nella realtà, mediata in quanto preda di timori, sofferenze e dolori.

La carica emotiva e riflessiva di leaves of blood apre al mondo colorato di sentimenti perenni legati al corpo e allo spirito, come l’amore, la compassione, la sofferenza, il dolore, la tenacia, la generosità e l’accettazione; il sangue è veicolo di un sapere, di graffianti sospiri e di un cuore colmo di turbinose emozioni, che lottano tra di esse per la supremazia.

 

Blowing down my happy thoughts

Trovo che questa poesia racchiuda in venti versi le domande e i crucci di un’esistenza durante la sua crescita. Indirizzare la propria esistenza è difficile, in particolare un elemento della vita è complicato, perché pone davanti all’essere umano non solo un bivio, ma più sentieri: la scelta. Come si sceglie? Si sceglie davvero nella vita?

Ciò che nell’essere umano più si scontra sono i sogni e la realtà: scegliere di vivere il sogno o scegliere di vivere la realtà? La realtà è il sogno? Oppure il sogno in quanto tale se calato nella realtà viene snaturato?

Con il verso “I deluded my self” si percepisce tutta la forza di volontà utilizzata per perseguire i propri desideri, ma si percepisce anche la caduta, la caduta in un abisso in cui la mente perde la sua consistenza e le ombre oscure, i pensieri che ci portano sempre a credere di essere nulla più che un involucro privo di capacità, ci ingabbiano e ci imprigionano in noi stessi. A questo punto il corpo cerca di combattere, si chiude in se stesso in una “conferenza” per decidere che cosa fare? Ritorna il tema della scelta calata nel tempo presente. “Now” del verso 15 è di importanza vitale in questa poesia.

What should I do now?”. “Now” viene accompagnato da “should”, dovrei: il presente di “now” si accosta al condizionale di “should”; un incontro di due modi, di tue tempi, il momento presente del fare e il momento condizionale del dovrei. Scegliere di due tempi della vita è complesso, perché l’uno infonde carattere e importanza all’altro. Come i due tempi sono scissi proprio dal modo in cui l’essere umano vive, insieme al peso della scelta presente portata avanti verso il futuro, irrompe una nuova scissione: uscire dal proprio corpo, librarsi lontano, con l’intenzione e forse il desiderio che le pene scompaiano e che si possa ritornare nel proprio corpo e scegliere per la propria vita. La scissione è presente anche all’inizio della poesia, in cui un occhio è vuoto e l’altro è pieno, ma sporco: un vero e proprio adombramento della vita e delle scelte da compiere.

Link Utili 

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