La Scrivania Letteraria

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Farsi le giuste domande

Le domande più profonde ricadono

non tanto sul capire

quanto sull’accettare

che un evento possa

esistere senza

che tu ne prenda parte.

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Una mente piena di domande innalza il pensiero, ma ci rende schiavi dei nostri rimorsi e di questioni a cui forse non otterremo mai risposta se non con l’esperienza. Quindi che bisogno abbiamo di tanto arrovellarci? Tabula rasa ogni tanto bisogna fare. 

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Le Domande del giorno II

1 marzo 2019

Altre domande sono spuntate in questi giorni! Tante vorticano nella mente e quando si ripresenteranno le scriverò.

  • Saranno migliorate le mie capacità di comunicazione?
  • Come si potrebbe contribuire alla creazione di una coscienza ecologica comunitaria?
  • Potremmo tornare a definirci un popolo sovrano?
  • Le persone pensano al futuro?

Attendo risposte e intanto pure io le cercherò! Ci vuole tanto tempo per giungere a una risposta adeguata e bisogna avere una certa dose di esperienze e di conoscenza ed è proprio per questi due caratteri, che credo nelle infinite possibilità delle persone.

Ci si deve sforzare, ovviamente!

 

 

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Sull’essere – II

Mi hanno detto che “sono” il lavoro che faccio.

Ti possono dire che sei studentessa, cameriera, avvocatessa, attrice, scrittrice, impiegata, manager e tanto altro. Ma siamo quello per cui lavoriamo? Non credo. Il lavoro è parte integrante della vita, ma non è la vita. Molte persone lavorano solo per denaro, altre per comprare oggetti, altre ancora per mantenere il proprio nucleo famigliare…insomma, le persone usano il lavoro come riescono.

Il lavoro di per sé stesso credo che sia inscindibile dalla vita di ogni individuo. Con il lavoro si è parte di qualcosa, di un gruppo, di un’azienda e ci si può identificare come soggetto attivo, dinamico e degno.

Essere è molto di più invece. Non si può usare essere per indicare un lavoro, una professione. Non bisogna rendere possibile una critica totalitaria nei confronti di un soggetto a seconda della professione che fa se la professione è giusta, non lede ad altri, è legittima e misurata secondo le proprie necessità, che non vadano ad influire in maniera distruttiva su altri e altro.

Essere è un verbo che bisogna usare con attenzione nei confronti delle persone; siamo individui dinamici ed essere porta una certa staticità, una costante, una regolarità, che è presente nell’uomo, ma non ne è l’unica parte.

Vivere per essere una persona sarebbe un traguardo se per persona si intende essere umano, dotato di ragione, intelligenza, sentimenti, in grado armonizzare mente e corpo, capace di comunicare pienamente e in maniera legittima, nel rispetto della vita e delle condizioni altrui, con empatia, curando l’amor di sé, consistente nell’amore per la propria vita e sopravvivenza e curando la pietà, la capacità di immedesimarsi in altro da sé.

Difficile è, essere umano.

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Aperitivo

Quando la giornata segue ritmi incalzanti, alle volte alzi gli occhi solo con il far della sera.

Gli amici e gli aperitivi sono un’ottima combinazione per godere del tempo libero.

L’amore e l’aperitivo sono un abbraccio appassionato al cuore e al palato.

 

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Sensi

Se non avessimo i nostri sensi, se non fossimo provvisti di essi, la ragione non arriverebbe mai a sospettare l’esistenza di certe qualità.

Chiedi a un cieco cosa sono i colori.

Chiedi a un sordo cosa sono i rumori.

Ricorda sempre che nessuna di queste qualità è oggettiva dei corpi. Ricorda che l’uomo dà un senso a ciò che lo circonda. Noi, i soggetti, percepiamo il mondo, tentiamo di comprenderne l’esistenza.

Bisogna allenare e migliorare i nostri sensi, ringraziando la nostra natura di cui ce ne fa dono. Chi non possiede i sensi non sarà in grado di percepire i corpi tramite gli stessi.

In questo caso il mondo non esisterà? No, sarà presente ma le sue qualità non saranno dipendenti da lui stesso, bensì dalle “armi” di cui siamo dotati per comprenderlo.

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Il peso del vuoto

Le tue lacrime mi hanno lasciata senza un volto adatto a sorridere alla vita. Le tue lacrime mi hanno stordita a tal punto che non avrei saputo come consolarti. Le tue lacrime hanno riaperto una breccia nella mente e nel cuore, da cui sono sgorgate secche parole di vergogna e di rimorso, inadatte alla consolazione. Le tue lacrime hanno strappato le gioie e aumentato il dolore, tanto da immobilizzare il pensiero e irretire le spire dei sogni.

Le tue lacrime mi hanno fatto riflettere sull’imprevedibilità, sull’indifferenza, sulla natura di quel che siamo e su ció di cui siamo fatti. Cosa potremo mai fare, noi, per il bene della nostra carne e per il futuro di coloro che verranno? Come potremo vivere quando gli anni passeranno e le stagioni seguiranno una dopo l’altra, il decorso della caducità?

Le tue lacrime sono state lo sgomento dell’impotenza, la parvenza dell’impossibilità totale del tocco dell’eterno, la malattia vera e sincera dell’assenza più grande che si abbatte ogni giorno su di noi. Come possiamo dormire beati nel letto di rose in cui tutti vorremmo adagiarci?

Le tue lacrime hanno scosso la luce della quiete per pochi istanti ma hanno impresso con fuoco violento la follia dell’incontrovertibile presenza dell’alea, dell’antica saggezza della fine e dell’amara sconfitta che è velenifera essenza della vita.

Le tue lacrime hanno estorto il dolore da un giorno di pace, scandito dalle luci dell’alba e del tramonto, scolpito del cielo delle giornate migliori. Non ho potuto far altro che assistere al decorso delle lucide lingue amare sulle tue gote arrossate. Non ho potuto far altro che volerti stringere tra le braccia senza avere il permesso di farlo.

Le tue lacrime sono il pianto dell’amore incondizionato, del legame che non verrà dissipato, dell’approssimarsi del gelido giorno in cui i raggi del sole splenderanno sul legno, del ghiaccio nel cuore, dei tremiti dell’assenza dell’essenza.

Le tue lacrime sono dolore, sono ingiustizia, sono calore nero, sono la terra del futuro che accoglierà chi ora stai piangendo.

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E se…

E se dimenticare fosse serbare per il futuro i ricordi di questa vita?

E se ricordare fosse un conto in sospeso con noi stessi?

Chi può dirlo, cosa viene prima e cosa accade dopo…se non nei ricordi non sappiamo dove sia il nostro passato. Che dire, potremmo viaggiare nel nostro tempo e in più dimensioni, cosa ne faremmo della nostra memoria?

 

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Eventi

L’evento infausto e l’evento gioioso giungono quando meno te li aspetti. Accoglili, non puoi non farlo e sfruttali al meglio, alle volte vivendoli facendoli un po’ pesare. Se pensiamo alle calamità, alle felicità e ai momenti di neutralità della vita possiamo ipotizzare che in tutto il nostro percorso si crei una sorta di equilibrio, una vibrazione delle nostre azioni che riverbera in noi e intorno a noi.

 

 

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Ad alcuni sembra non interessare il passare del tempo.

Forse sanno che il tempo non è di nessuno.