La Scrivania Letteraria

Categorie
Aedifico Segnalazioni

Lo stendardo di Giove di Emanuele Rizzardi

Aedifico spazio autori

Lo stendardo di Giove

Di Emanuele Rizzardi

Segnalazione

Benvenuti e bentornati su La scrivania letteraria!

Nella rubrica Aedifico spazio autori accolgo Emanuele Rizzardi con il suo terzo romanzo storico ‘Lo stendardo di Giove’, edito con Associazione Culturale Byzantion.

Estratto:  Arbogaste, Colonia Agrippina, Germania Inferiore, novembre 392.

Colonia era nata come una fortezza con il compito di presidiare il Reno, ma si era lentamente evoluta in una città ordinata ed estremamente fortificata. Le sue porte sono grandi quasi come quelle di Roma, benché non abbia nemmeno un decimo dei suoi abitanti, perché la Germania, fra tutte le province, è forse quella meno popolosa e sicuramente la meno produttiva. L’abitato ha una difesa naturale perché è custodito per un lato dal fiume, e pochi campi coltivati fanno da scudo contro l’infinita foresta selvaggia. Eugenio fu accolto molto freddamente, i cittadini erano totalmente immersi nei loro affari e l’aria era talmente gelida che pareva impossibile non battere i denti.

L’acqua era mutata in neve, così fitta che sembrava quasi soffocare i piccoli fuochi che illuminavano il palazzo del comandante, edificato all’interno di un bastione a pianta quadrata con diverse torri nere che lo rendevano simile ad una rovina stregata. Le minuscole finestre, illuminate dall’interno da una fioca luce, sembravano occhi di corvi che fissavano minacciosi. Tutto attorno c’era un secondo cerchio di mura e i presidii delle guarnigioni, avvolti nel silenzio.

«Che mura maestose per un posto così periferico», commentò Eugenio, con lo stupore di chi vede qualcosa per la prima volta. Secondo le storie, la pietra proveniva direttamente dalla Tuscia. Brigantia condivideva la medesima ammirazione, guardandosi attorno con la curiosità di una bambina. Io ero già stato in città per intere stagioni e ormai mi ero totalmente abituato a quel panorama, che reputavo noioso. «Mi piacerebbe che le fortificazioni sul confine, i Limes, fossero sufficienti. Invece ci tocca custodire le città con le mura e rintanarci qui dentro come ratti perché quei barbari bastardi riescono sistematicamente a violare il nostro perimetro sul Reno».

«Il mondo cambia, ciò che era scontato per i nostri nonni sarà un sogno per i nostri nipoti», commentò Eugenio. Quando giungemmo a parlare con il governatore, non badò minimamente all’etichetta di corte; accolse me e l’Augusto, scortati da Baduario e una ventina di scholae, sui bastioni. Fissava le selve di boschi all’orizzonte come se sperasse di notare qualche invasore spuntare all’improvviso, con aria torva e iraconda. «Lurida, schifosa feccia barbarica», mormorò, come se fosse solo. Aveva una sessantina di anni, ma ne dimostrava almeno dieci di meno, bardato per la guerra, con i capelli rasati e senza un filo di barba. Il suo volto tradiva i lineamenti tipici degli Italici, in particolare il naso vistoso e poroso, ma sapevo che sua madre era una donna della razza dei Franchi.

«Sono il Magister d’Occidente Arbogaste, insieme all’Augusto Flavio Eugenio», mi annunciai con voce tonante, ma il governatore mi degnò appena di uno sguardo, quasi la cosa non fosse importante.

©Lo stendardo di Giove, Emanuele Rizzardi, Associazione culturale Byzantion, 2021, per gentile concessione

Estratto: Brigantia, Valle del fiume Frigido, Italia, 5 settembre 394

«Arbizione, porta gli Herculiani alle spalle del nemico, come concordato. Marcomero e Sunno, che la vostra fanteria sia pronta su quel crinale e attacchi di sorpresa! Fritigerno, schierati sul lato sinistro», urlò Arbogaste, rimarcando un piano da tempo deciso. «Bah, non c’è bisogno che mi rammenti cosa devo fare», replicò Marcomero, alzando le spalle. Arbizione fece un cenno di assenso. «Obbedisco», disse Fritigerno.

«Le mie truppe sono pronte allo scontro frontale nella pianura!», urlò Richomero, allacciandosi il cappuccio. Arbogaste gli strinse il braccio in amicizia e urlò. «Mi raccomando, tieni d’occhio Sebastiano e i suoi cristiani… se ci tradiranno, sai cosa fare!» Richomero si picchiò il bastone sul palmo e se ne andò. Eugenio camminava in mezzo alle truppe, spaventato e confuso come un coniglio ferito, mi fece quasi tenerezza, anche se non ho mai smesso di odiarlo. In quel momento, il grasso Augusto era simile a me. «Ci vorrà più o meno mezz’ora per preparare l’intero esercito alla battaglia», commentò Flaviano, senza sembrare preoccupato.

Era stato l’ultimo ad uscire dalla tenda ed era scortato da un suo uomo di fiducia, di cui non rammento il nome. Aveva il volto delle persone crudeli e non parlava mai. Poco dopo, l’esercito del cristiano Teodosio si palesò con tutta la sua imponenza. Una schiera di bestie a perdita d’occhio, talmente numerosa che avrebbe prosciugato il Frigido se avesse avuto sete; i passi di quella marmaglia distruggevano l’erba e trasformavano la terra in deserto. Le insegne cristiane sfidavano l’alba, accompagnate da musica terribile e inni cristiani; era come un mare, interamente coperto di ferro, che ondeggiava verso di noi, pronto a travolgerci, ma per quanto potessero essere numerosi, noi avevamo le statue a tenere alto il morale e Arbogaste a gestire le nostre schiere. Nessun cristiano può combattere bene sotto lo stendardo di Giove, è la loro natura vigliacca che gli impedisce di essere sereni al cospetto dei Veri Dei. Quella gente osservava le statue con terrore, sgomento e io riuscivo ad assaporare il loro terrore, scagliato in alto nell’aria come il Sole… sapevano che il Fato li aveva condannati.

Prima che lo scontro iniziasse, io, Eugenio e Arbogaste andammo a cavallo nella pianura, costeggiando il fiume, soli come reietti in mezzo alle rovine, per incontrare i comandati avversari. «Non ho alcuna illusione sul fatto che vogliano darci battaglia», disse Arbogaste.

©Lo stendardo di Giove, Emanuele Rizzardi, Associazione culturale Byzantion, 2021, per gentile concessione

Trama

Anno 392

L’Impero Romano è funestato dalla pressione dei barbari oltre il confine e da terribili lotte interne tra le forze pagane e l’astro nascente del potere cristiano. I conflitti religiosi sembrano essere il centro di un’importante svolta quando l’imperatore Teodosio dichiara la messa al bando di tutti gli antichi culti, ponendo il cristianesimo come l’unica religione ammissibile.
Mentre i templi e i luoghi di potere dei pagani vengono chiusi, un gruppo di senatori decide di opporre resistenza.


Approfittando dell’improvvisa morte di Valentiniano, il sovrano d’Occidente fantoccio di Costantinopoli, i congiurati prendono il potere a Roma ed ottengono il supporto del magister Arbogaste, che comanda le legioni della Gallia; al suo fianco c’è Flavio Eugenio, uomo di palazzo di fede cristiana, ma dalle posizioni tolleranti, che rappresenta l’ultima speranza nell’imminente guerra contro Teodosio, in un crescendo di intrighi che porterà i pagani a dare un’ultima battaglia per la libertà nella gelida valle del fiume Frigido.

Biografia

Emanuele Rizzardi è un romanziere e bizantinista italiano. È nato nel 1990 e vive a Legnano, in provincia di Milano (Italia). Si è laureato all’Università Cattolica di Milano nel 2014.

Ha pubblicato “L’ultimo Paleologo” nel 2017 e una seconda edizione nel 2018. Il suo secondo romanzo è “L’usurpatore”, pubblicato nel 2020. “The Usurper” è la prima traduzione in inglese de “L’usurpatore”, uscita nello stesso anno.


Nel 2021 è uscito il nuovo romanzo “Lo stendardo di Giove”.

“Era la fine.
Niente più sacrifici rituali, niente più canti, misteri, bellezza e ordine… tutto ciò che aveva un senso era perduto, il mondo bruciava… il mondo cadeva in mano ai cristiani.”

da Lo stendardo di Giove, Emanuele Rizzardi

Scheda Libro

  • Titolo: Lo stendardo di Giove
  • Autore: Emanuele Rizzardi
  • Genere: narrativa – romanzo storico
  • Editore: Associazione Byzantion (giugno 2021)
  • N. Pagine: 417
  • Prezzo: Cartaceo 16,99€ – 2,99€ Kindle – 0,00€ K.Unlimited

Scopri di più

Categorie
Aedifico Segnalazioni

Misteri e artisti in ‘Acero e acciaio’ di Paolo Santaniello

Aedifico spazio autori

Acero e acciaio

Di Paolo Santaniello

Segnalazione

Benvenuti o bentornati su La scrivania letteraria!

Nella rubrica Aedifico spazio autori accolgo Paolo Santaniello e il suo romanzo ‘Acero e acciaio’, edito Aporema Edizioni.

Presento con grande piacere ‘Acero e acciaio’!

Incontrerai il commento, poi passerai alla segnalazione del libro. Avrai modo di leggere tre estratti e infine scoprirai delle chicche nelle curiosità autore.

Nelle curiosità autore Paolo ci ha trasportati nei decenni di ricerche che hanno anticipato la creazione di ‘Acero e acciaio’ e non si è lasciato sfuggire la sua creatività: ha innumerevoli opere nel cassetto e in stesura!

Immergiamoci nel profumo di lavanda e nascondiamoci per le fumose vie di Londra. Misteri e artisti in ‘Acero e acciaio’ si contenderanno il primo posto nella danza tra classicismo e progressismo.

Aspirazioni, amore per l’arte, tradizioni e innovazioni sono gli elementi che fanno da filo conduttore in ‘Acero e acciaio’.

Commento

Il Progresso è argomento articolato e multiforme e richiede anni di ricerche e studi. Mantenere intatte le meraviglie culturali e le memorie dei maestri passati è altrettanto arduo. In ‘Acero e acciaio’ i personaggi si giocano i ruoli storici e di fantasia grazie all’ottima gestione della narrazione. Infatti è possibile percepire un equilibrio che accumuna le figure; un grado di avventura, tensione, comicità e mistero che viene impersonato da ognuno di loro tramite la voce individuale. I personaggi tra cui Vincent, Loui, Moreau, Cecilia e Wensley, ognuno dalle caratteristiche peculiari, collaborano, inconsapevolmente o meno, e si scontrano durante la storia della caccia al “Messia”. È semplice ed entusiasmante immedesimarsi e seguirli passo dopo passo nei luoghi e negli eventi storici che hanno segnato un’epoca.

Leggenda, realtà e originalità cavalcano l’onda dell’immaginario collettivo e delle personalità storiche presenti in ‘Acero e acciaio’. Incontriamo Vincent e la Camargue, Wensley e Londra, Paul, Parigi e la Tour Eiffel in costruzione, la quale si contende concettualmente lo spazio con il ‘Messia’ Stradivari, sia nei cuori di coloro che vivono il progresso come avventura, sia nell’animo di chi pensa che la perdita dei gusti classici sia una sconfitta.

Trama

1888. Paul, geniale pittore è a Parigi alla ricerca di un ingaggio. Il collezionista Moreau gli propone di raffigurare il ‘Messia’, Stradivari che ha rintracciato in Inghilterra, ma il pittore preferisce trasferirsi in Provenza e lavorare con Vincent, eclettico artista.

Ad Arles l’antiquario Loui si ritrova invischiato nella vicenda del ‘Messia’ e decide di inseguire il suo sogno di ricchezza, andando in Inghilterra. Sulla scena compariranno il Baronetto Wadsworth, sua nipote Cecilia e il poliziotto Wensley.

Romanzo storico ricco di colpi di scena e di personaggi che danno vita a un pot-pourri ricco di leggenda e inganni.

Biografia

Paolo Santaniello, nato a Caserta nel 1975, è docente “contrastivo” di matematica in un liceo della provincia di Napoli. Ama il cinema, la letteratura, i giochi, i diritti civili e il libero pensiero.

‘Acero e acciaio’ è il suo romanzo d’esordio.

Estratti

I

‘Il Rosso e lo Spagnolo passavano spesso per quella strada e fu facile iniziare un pedinamento. Scoprì presto che abitavano in quella casa gialla su Place Lamartine, che erano entrambi pittori e che erano fedeli ad alcune abitudini. Mise alla prova il proprio travestimento, incrociandoli una volta per strada, frontalmente, e non essendo per nulla notato o riconosciuto. Non riusciva tuttavia ad ascoltare le conversazioni: captava soltanto frasi isolate o indecifrabili.

Si era ormai quasi rassegnato ad andare a parlare a viso aperto a quei due. Avrebbe chiesto informazioni, era l’unico modo per entrare nell’affare.’

© Estratto Acero e acciaio di Paolo Santaniello, Aporema Edizioni, 2020, per gentile concessione.

II

‘Sulla facciata della stazione King’s Cross, due alte arcate a semicerchio, ai lati della torre dell’orologio, si aprivano sulle gallerie interne. Le due volte a botte sovrastavano i binari, sorrette da colonnati: grottesca parodia delle navate di una chiesa, blasfeme nel loro numero pari. L’intero complesso giaceva sotto l’intreccio di rigido sartiame in vetro e metallo della copertura architettonica, che lasciava filtrare grigiastra la luce del cielo. Moderna stalla per i cavalli d’acciaio di razza inglese.’

© Estratto Acero e acciaio di Paolo Santaniello, Aporema Edizioni, 2020, per gentile concessione.

III

‘Quindici metri sottoterra, la guardia prelevò Billy dalla cella e lo condusse, ammanettato, nella stanzetta degli interrogativi. Il prigioniero fu messo a sedere e sir Roger, seduto davanti a lui, lo squadrò; il ragazzo aveva un aspetto penoso, trascurato; i capelli spettinati ricadevano sulla fronte e sul viso cupo e inespressivo.

«Buongiorno, William; sono il baronetto Roger Wordsworth e sono qui per aiutarti.» Nessuna risposta. «Immagino che la polizia ti abbia già interrogato circo il tuo complice Reece Blackwell. Ma non m’interessa lui, a me interessa l’altro uomo.»’

© Estratto Acero e acciaio di Paolo Santaniello, Aporema Edizioni, 2020, per gentile concessione.

Approfondimenti e curiosità

La passione per le avventure e le leggende. Quando la ricerca diventa parte della storia.

Parola all’autore, Paolo Santaniello

L’idea di ‘Acero e acciaio’

Nel 1999 organizzavo giochi di narrazione con gli amici su ambientazioni storiche. Da un file .zip sopravvissuto a mille backup e ritrovato nel mio hard disk nel 2019 è nata l’idea di ‘Acero e acciaio’. Mi sono stupito di quante fonti fossi riuscito a scovare all’epoca senza usare internet, ma i buoni vecchi libri. Ho deciso di lavorare sugli appunti e sono diventati il romanzo.

In venti anni la storia ha subito una “gestazione” e nel cervello si stratificavano osservazioni tratte da un libro, un film o un’esperienza relativa all’epoca storica. Il frutto è venuto alla luce nel 2020, complice il tempo libero di un lockdown.

Quando iniziai il primo capitolo mi domandai come mai, vent’anni prima, avessi scelto il 1888 per dare inizio alla “campagna” e la risposta fu che… era l’anno ad aver scelto me! Molteplici eventi e personalità si incrociano dal 1888 al 1889 in Europa. Il divertimento consistette nell’unirli in una narrazione credibile e avvincente. È ciò che ho fatto nel libro. Divertente è l’elemento narrativo duplice e reciproco tra eventi storici e di fantasia; inverosimili tanto quanto semplici e viceversa. Nell’appendice del libro ho inserito le note relative alle verità storiche e alle invenzioni letterarie; lo stesso per i personaggi.

I personaggi di ‘Acero e acciaio’

Il romanzo è corale. Dei molti personaggi, non c’è un solo protagonista. ‘Acero e acciaio’ è un romanzo corale in cui ho disposto che ciascuno dei personaggi comparisse in quattro dei nove capitoli seguendo il metodo per cui nessuno ha la “maggioranza assoluta”.

Come nei giochi di narrazione, dove ogni personaggio è interpretato da un giocatore, il lettore ha la possibilità di scegliere il suo preferito e fare il tifo per lui fino alla fine. Alla fine però non tutti “vinceranno”.

La figura centrale è lo Stradivari detto il “Messia”, il più famoso e altrettanto sfuggevole elemento della narrazione che pare nascondere un segreto. Tutti vogliono sapere cos’ha da raccontare la sua voce.

L’autore e i progetti letterari odierni e futuri

Sono un matematico giocherellone, un “docente contrastivo” e un apprendista scrittore.  Acero e Acciaio è il mio esordio nella narrativa e in cantiere ho altri progetti: il mio secondo romanzo è in programma per fine estate 2021. Il prossimo romanzo storico, ideale prosecuzione della struttura narrativa di ‘Acero e Acciaio‘, è in preparazione: la storia si svolgerà nel 1911-1914 e prenderà le mosse dal leggendario furto della Gioconda.

Ho nel cassetto altri tre progetti “lunghi”: un romanzo ambientato negli anni Ottanta in Italia che prenderà le mosse dalle colonne sonore dell’epoca, il secondo e il terzo di un diverso tenore avviati su percorsi editoriali che non consentono di rivelare dettagli al momento.

Nell’approccio con la scrittura di un romanzo storico in particolare (“avventura storica”, un sottogenere a cavallo fra l’investigativo e l’avventuroso) ho imparato che non si può cominciare senza aver prima studiato. Non si può smettere di studiare durante la stesura, le revisioni e l’editing. È uno scoglio e il bello della sfida grazie alla quale si scoprono ulteriori elementi di arricchimento culturale. Sfruttando il capitale culturale accumulato con gli studi sull’Epoca Vittoriana mi sto dilettando in racconti gotici-horror per concorsi a tema.

Citazione scelta dall’autore

C’era quel secolo nuovo, scalpitante, così impaziente di arrivare in anticipo. C’era quel secolo vecchio, così ostinato a resistere fino all’ultimo dei suoi anni, riluttante a cedere il passo al progresso. C’era tutta quella modernità, straripante di forza sovrumana, inarrestabile, ingorda nel divorare cielo, terra e città. C’era la bellezza classica, delle arti, della storia, della gioventù. E poi c’era la primavera, che sbocciava con la piena potenza esplosiva di profumi, colori e vita. Tutte queste cose quell’anno erano a Parigi, all’Expo, l’Esposizione Universale, allestita nei giardini del Campo di Marte per celebrare i cento anni della Rivoluzione: per i Francesi e per il mondo intero, i cento anni più importanti di tutta la Storia.

da Acero e acciaio, Paolo Santaniello

“Loui annuiva, spaventatissimo. Gemme di sudore gli imperlavano la fronte sotto la fasciatura. Il dolore ancora pulsante e quella voce da serpe gli provocavano un’enorme ansia.”

da Acero e acciaio, Paolo Santaniello

Scheda Libro

  • Titolo: Acero e acciaio
  • Autore: Paolo Santaniello
  • Genere: Narrativa – romanzo storico (avventura)
  • Editore: Aporema Edizioni
  • N. Pagine: 300
  • Prezzo: 13,90€ cartaceo – 2,99€ ebook
  • ISBN: 978-8832144765

Categorie
I consigli di lettura

Il quartiere dei sogni perduti, Harlem di Luca Leone

“Tutto era incominciato da lì e tutto lì ritornava”

— Harlem, Luca Leone

Tra i miei consigli di lettura trova un posto particolare il romanzo storico Harlem, di Luca Leone, a cui ho voluto dare un titolo di per sé adatto a un commento: il quartiere dei sogni perduti, Harlem.

“Perché ‘sogni perduti’?” Forse te lo stai chiedendo e la risposta è parte integrante della recensione.

Il sogno tratta di una componente simbolica carica di significati che l’inconscio vuole trasmettere ai momenti di veglia per comprendere ciò che accade, le scelte fatte e le emozioni annidate nei recessi dell’umano. Perduto perché in ogni personaggio ho percepito una perdita. Approcciandomi ai protagonisti, Pee Wee e Joe, ho notato attraverso la narrazione precisa e cruda dell’autore una sensazione di perdita continua. In questo caso ciò che risalta di più, soprattutto nella prima fase storica del romanzo (dal 1964 al 1968) è la perdita dell’ingenuità dell’infanzia e della prima adolescenza. Tale avvenimento presumo inerisca, per il periodo storico della narrazione, al tentativo di riprodurre la drammatica situazione della vita della maggior parte dei giovani di Harlem; questo elemento crea un pathos di continua aspettativa, timore e tensione. Subito dopo l’autore conferma come per la strada vi siano galoppini e frontman al soldo di un certo Boss, il quale tesse le fila della delinquenza e agli occhi di tutti risulta intoccabile.

Lui voleva alleati, non nemici: meglio avere un feudo nascosto piuttosto che ostentare potenza.

Non c’è posto in queste strade dissestate, nelle case sovraffollate e stantie di muffa e tra i coetanei per la spensieratezza. Bisogna crescere e soprattutto bisogna fare soldi. Dalla loro parte, Pee Wee e Joe hanno un talento per il basket; Pee Wee sarà il primo a venire presentato come frequentatore del Rucker Park, gestito da Holcombe, poi arriverà anche Joe, il quale entrerà a far parte del sistema di Boss.

Rucker vide che le lacrime rigavano le guance di Joe e il cuore gli si strinse. Il suono della palla che rimbalzava sull’asfalto riportò entrambi immediatamente al presente.

Nella prima parte della narrazione fa il suo ingresso il reverendo Williams, colui che rappresenta sia l’antagonista che il protettore e salvatore di coloro che non intendono seguire la ‘via della strada’. Williams sente personalmente le contraddizioni, vede gli scontri e le violenze che avvengono nel quartiere. Secondo il suo modo di agire, le sue azioni, i suoi pensieri e più in generale la sua vita, sono volte al bene per i più giovani, i quali sono facili prede della semplicità con cui si può cadere nel malaffare. Cerca di osteggiare la criminalità e la sua chiesa è un punto di riferimento per color che sono in cerca d’aiuto.

Il bene e la luce attraggono che vive sempre nel buio.

Oltre a Pee Wee Joe incontra Goat al Rucker Park. La storia personale di Goat l’ho trovata pregna del senso di disperazione, desolazione e paura che può cogliere chi vorrebbe cambiare ma non possiede la forza per farlo, fino all’ultimo.

Tornando ai protagonisti, la precarietà della vita di Pee Wee e Joe salta subito agli occhi e si trascina per decenni. Se da un canto sembrano inconsapevoli degli atti che stanno compiendo, dall’altro appaiono sicuri che la strada scelta sia l’unica percorribile. Il sentimento che li lega a Harlem è indefinibile, una sindrome che scava nel loro cuore e si fa spazio, combattendo persino il talento che possiedono.

Tornando al basket, non mi interessa vincere, mi interessa dare un’opportunità.

La trasformazione dei personaggi, pur seguendo i cambiamenti avvenuti nel corso della storia reale, riesce a sostenere il patto narrativo dall’inizio alla fine. Prima di tutto il romanzo è ben strutturato, non vi sono istanze narrative che rendono lenta o noiosa la lettura ed è visibile l’impegno, lo studio e la ricerca che soggiacciono alla storia. In seconda battuta il ritmo è incalzante e la tensione narrativa è presente nei momenti in cui Pee Wee e Joe in particolare devono compiere delle scelte o si trovano davanti a ostacoli insormontabili. infine la Parte Terza e Each one teach one lasciano spazio a una narrazione sobria, dettata da un ritmo in cui si nota il passaggio dalla prima maturità all’età adulta.

Mi prende a pugni sulla schiena e io invece vedo solo il cartellino con scritto Kleopatra.

Una corrispondenza presente nel quartiere di Harlem e nella vita dei suoi abitanti si può riassumere in una sola parola: poliedricità. Durante la lettura si parteggia per uno, poi si dovrà avere a che fare con l’altro. I punti di vista si scontrano, poi si eguagliano e passano all’improvviso a una gerarchia. Tali movimenti durante la lettura fanno riflettere sulla complessità di un quartiere urbano che ha risentito delle dinamiche socio-politiche ed economiche scontratesi con una cultura salda nei suoi principi, ma altrettanto conflittuale proprio per le diversità interne. La possibilità di coesistenza è resa critica dalla precarietà della quotidianità, dalla fragilità umana, dall’impossibilità di costruire una rete comunitaria solida su cui riflettersi, ma anche in cui agire. Da un quartiere che pare non dia prospettive di vita, ma solo un’esistenza votata alla sussistenza si ha l’impressione che esso sia attraversato da tre correnti: un continuo movimento teso verso l’azione cieca, una staticità che immobilizza il pensiero e aliena dal futuro e una riserva pulsante di energia inestinguibile per coloro che vogliono afferrarla e farla propria.

Sembra che al vita da queste parti vada in questo modo, ma ci sono tante altre vie per vivere bene, Joe.

Ho apprezzato la lucidità con cui l’autore è riuscito a integrare alla parte storica la narrazione di personaggi di fantasia e le modifiche cha ha apportato a certe vicende, come l’inserimento di Jack Molinas (trovi tutte le informazioni in merito nelle note del romanzo) e di Gary Davis (ti stupirà!).

Goat non diceva nulla, gli lasciava il tempo di cui aveva bisogno per ammortizzare i colpi della memoria. Passarono sotto al ponta e finalmente arrivarono al Rucker Park.

Il connubio tra narrazione ‘raccontata’ e ‘mostrata’ è equilibrato; farei un appunto solo sulla descrizione dei personaggi e prendo d’esempio il caso di Holcombe (pag. 80): nonostante si tratti di un modo conciso e puntale di dipingere la modalità con Holcombe si approccia alla vita, vederlo in forma narrata e non mostrata attraverso un’azione o una relazione con altri personaggi, ha reso necessaria l’evocazione del personaggio, a discapito dell’esperienza di un personaggio in quanto agente e portatore attivo di certi comportamenti, abitudini e valori. Il medesimo modo di descrivere l’ho ritrovato anche nel reverendo Williams e in Boss, mentre in Goat, Pee Wee e Joe è presente una narrazione che favorisce la partecipazione attiva dei personaggi. Presumo che la scelta possa essere dettata da una praticità maggiore nelle gestione del personaggi.

Consiglio ‘Harlem’ ai lettori che hanno voglia di approcciarsi a una storia di un discusso quartiere di New York per scoprire, tramite una prosa incisiva, avvenimenti e personaggi, reali e di fantasia, che insieme rendono omaggio alla storia del basket di strada. I sogni perduti possono essere ritrovati.

Scopri di più

Scheda Libro

  • Autore: Luca Leone
  • Titolo: Harlem. You write the rules
  • ISBN: 9788868614423
  • Casa Editrice: Infinito Edizioni
  • Collana: GrandAngolo
  • Genere: Romanzo storico
  • Pagine: 480
  • Prezzo: € 17,00 cartaceo, € 6,99
  • Pubblicazione: settembre 2020

— Ringrazio la casa editrice Infinito Edizioni e Luca Leone per avermi dato l’opportunità di leggere ‘Harlem’

Categorie
Aedifico Segnalazioni

L’usurpatore di Emanuele Rizzardi – Segnalazione

Una buona giornata a tutti! Oggi segnalo il romanzo storico di Emanuele Rizzardi, dal titolo L’usurpatore.

SINOSSI

Gli ultimi anni del ‘200 sono durissimi per il già provato Impero Bizantino, recentemente ricostituitosi a Costantinopoli, sotto la spregiudicata e agguerrita famiglia dei Paleologi.
Quel che rimane delle ricche province d’Asia Minore è caduto nell’anarchia. Bande di razziatori turchi, avide di bottino e terre, saccheggiano ripetutamente le campagne, costringendo i cittadini dell’impero a tentare una disperata fuga verso la costa o ad arroccarsi dietro alle mura di antiche e solide fortezze.
Nel frattempo Karman Bey, signore musulmano di Mileto, aumenta il suo potere a dismisura e raduna un esercito abbastanza grande da convincere la corte di Costantinopoli a rispondere con ogni mezzo a sua disposizione. Il sogno turco di conquistare la “regina delle città” sembra poter diventare una triste realtà.
Il Basileus Andronico II ripone le sue speranze nel giovane nipote Alessio Filantropeno, incaricandolo di porre definitivamente fine alla pressione nemica e conservare quanto rimasto, prima che sia troppo tardi. Alessio, euforico all’idea di mettere in mostra le proprie qualità come comandante militare, scoprirà che gli intrighi, i giochi di potere e la guerra hanno sempre un prezzo da pagare, e le sue illusioni giovanili andranno incontro ad una realtà amara.  

SCHEDA LIBRO

  • Titolo: L’usurpatore
  • Genere: storico/drammatico
  • Formati: brossura ed ebook
  • Pagine: 385 pagine
  • ISBN10: 8835381002
  • Editore: Assobyz (prima edizione)
  • Lingua: Italiano, inglese

CITAZIONE

“Tutto quello che ho fatto non era per la mia gloria, per l’oro o per la riconoscenza, no, era solamente per te, per tua madre, per la nostra gente.”

Qui di seguito riporto il commento del Prof. Borghi dell’università di Genova nei riguardi del romanzo L’Usurpatore.

“Le gesta del generale bizantino Alessio Filantropeno (ca. 1270-dopo il 1340) in Anatolia Occidentale negli anni 1293-1295 vengono qui ricostruite nella pregevole forma artistica di romanzo storico fondato sull’analisi scrupolosa e al tempo stesso critica delle fonti primarie coeve. La vicenda, pienamente rappresentativa delle dinamiche geopolitiche dell’epoca, si configura altresì come un paradigma storico generale e ha rilevanza a livello di Filosofia della Storia”.

ESTRATTI

1

“Da quando sei partito per la tua campagna militare in Epiro, la nostra casa di Tessalonica non ha più alcun occupante, a parte me. So che ti eri duramente raccomandato perché tenessi almeno un servo, ma ammetto di averli cacciati via non appena hai varcato le bianche porte della nostra città. Devi perdonarmi, ma non ho mai sopportato che degli estranei mettessero le loro mani nella mia vita, sono sempre stato riservato e sto bene solo in compagnia del mio silenzio. Voglio restare solo, specialmente da quando è morta tua madre. Ma questo lo sai…  sei mio figlio. Per questo ti invito a mandare qualcuno a casa in tua vece, perché un edificio vuoto, specialmente uno grande e spazioso, vicino all’acropoli e costruito con solida pietra attira come vespe prima i razziatori e poi tutti quei disgraziati che hanno la sfortuna di dormire sotto gli archi dei ponti o dei muri pubblici.”

2

“Sappi che in questa lettera avrai solamente la verità, la pura, semplice e cruda verità. Ora che anche tu stai percorrendo le mie orme come soldato, fai tesoro delle mie parole, potrebbero tornarti utili in futuro, perché gli uomini cambiano volto con il tempo, ma i loro caratteri e pensieri restano sempre uguali, tramandandosi come un’eredità alle generazioni future. Ormai sei un uomo fatto e finito, alto, robusto e intelligente, ma devi imparare a camminare da solo, anche in un mondo difficile come il nostro. Ti darò consigli e ti farò rivivere le mie esperienze attraverso l’inchiostro, tutto ciò che non ti ho mai raccontato, nonostante i tuoi capricci di bambino, te lo dirò ora, da uomo a uomo.”

Link utili per conoscere meglio l’autore e il suo romanzo

Sito web di Emanuele Rizzardi

Patreon di Emanuele Rizzardi

Profilo Instagram di Emanuele Rizzardi

Pagina Facebook di Emanuele Rizzardi

Link d’acquisto al romanzo L’usurpatore