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Jean Jacques Rousseau e le sue opere: i primi passi nella lettura dell’Emilio o dell’Educazione – Introduzione

Emilio 1
Frontespizio della prima edizione dell’Emilio, 1762

Nella Francia dell’epoca di Rousseau, nel ‘700, apporre il proprio nome su un’opera era molto pericoloso perché l’autore andava incontro a possibili punizioni da parte del governo.

Quando Rousseau diventa scrittore, sceglie la regola fondamentale di non pubblicare anonimamente le proprie opere, questo perché decide, in quanto autore, di assumersi la responsabilità di ciò che ha scritto.

Quando L’Emilio, o dell’Educazione, viene pubblicato, Rousseau si firma come cittadino di Ginevra, pur vivendo in Francia. La frase citata in esergo dell’Emilio, posta prima dell’opera, è tratta dal De Ira, di Seneca ed è riportata in latino: “sanabilibus aegrotamus malis; ipfaque nos in rectura genitos natura, fi emendari velimus, juvat”: “soffriamo di mali che sono curabili e siamo nati per il bene, la rettitudine. Se vogliamo, la natura stessa ci aiuta”.
Le opere di Rousseau, Il Contratto Sociale e l’Emilio, verranno subito condannate dal parlamento francese e Rousseau sarà costretto a fuggire e si rifugerà in Svizzera.


L’importanza dell’Emilio e dell’ira nel bambino: contro il peccato originale e il realismo

L’ira è fondamentale per il bambino ed è il movente con cui si spiega la natura umana nell’apparente primo movimento del neonato.
Nella storia della cultura occidentale, l’Emilio è fondamentale e si apre con questa frase, nel libro primo:Tutto è bene quando esce dalle mani dell’autore delle cose. Tutto degenera fra mani le dell’uomo”. Con questa affermazione, Rousseau enuncia l’introduzione dell’artificio dell’uomo nella natura e costringe la terra a nutrire non secondo le sue regole, ma secondo le regole imposte dall’uomo. Così come fa con la natura circostante, anche la natura dell’uomo viene strumentalizzata dall’uomo stesso, promuovendo in questo modo un ideale di un uomo contro natura.

La tesi centrale nel pensiero di Rousseau consiste nella bontà naturale dell’uomo: si tratta di una tesi di antropologia filosofica. L’uomo è buono per natura, ma è presente in lui una radice del male, che lo stato è chiamato a risolvere.
La tesi dell’origine del male è stata trattata da innumerevoli autori. Per esempio, Locke e Rousseau sono i primi a condannare le punizioni corporali, ritenute inutili. La tesi della bontà originaria dell’uomo si rivolge contro le tesi del peccato originale, contenute ne Le confessioni di Sant’Agostino. Nell’Emilio, Rousseau ricorda ed espone i propri movimenti di infanzia come peccato. Altro grande autore menzionato nell’Emilio, soprattutto nel Libro Quinto, è Hobbes. Rousseau afferma che la sua teoria, anche se non troppo distante da Hobbes, è contro la teoria dello stato di guerra teorizzato da Hobbes. Per Rousseau un bambino è malvagio solo se è debole. I primi movimenti dell’infanzia, quindi, non sono mai malvagi. Il bambino è il contrario di Dio: il bambino dipende da tutto ciò che ha intorno mentre Dio è onnipotente ed è buono.
Per riassumere brevemente, Rousseau prende posizione contro l’agostinismo politico che professa la tesi del peccato originale e contro Hobbes con lo stato di guerra e il realismo politico.
Nel ‘700, la questione dell’educazione è cruciale; vengono scritte le Avventure di Telemaco di Fénelon, però quest’opera è rivolta solo agli uomini di corte, era stata scritta Luigi di Borbone, Duca di Borgogna. Ad accentuare ulteriore il problema dell’educazione, è la questione della riforma protestante e cattolica, movente centrale all’interno del paradigma dell’educazione, in cui era stata pressante l’influenza dei gesuiti.


Il problema educativo e la finalità: le felicità del bambino, non solo dell’uomo

Rousseau ribadisce il problema educativo come fondamentale per la società e il genere umano. L’arte di formare gli uomini continua a essere dimenticata (rif. platonico). Rousseau presenta Emilio nella prefazione dell’opera, ne rivendica l’originalità e l’autore spiega perché: l’opera è necessaria, perché è qualcosa che manca. L’arte di educare gli uomini è la mancanza di conoscenza dell’infanzia. Si cerca l’uomo nel bambino ed è un fattore che destabilizza il bambino durante la crescita e non gli permette di godere dell’età che possiede. Difatti, l’opera di Rousseau pone al centro del genere pedagogico il bambino, che non deve essere considerato più come un piccolo uomo, un uomo che deve essere educato per giungere a un fine solo nell’età adulta. Infatti Rousseau pone come fine la felicità, ma non al termine, della crescita, bensì nel bambino deve essere riconosciuto ciò che esso è e considerare la felicità come questione che in ogni tappa della crescita del bambino deve essere tenuta in conto. Solo in tal maniera l’individuo riesce a giungere, senza sacrificare l’infanzia per l’età adulta, alla felicità. Per Rousseau il bambino deve svilupparsi secondo la marche de la nature, non necessariamente finalizzato al raggiungimento della piena maturità. In questo modo viene toccato il problema dell’alta mortalità infantile e dell’impossibilità del bambino di vivere pienamente la sua età perché proiettato fin da subito verso l’età adulta e i compiti che ne conseguono, quali i doveri sociali e familiari.


emilio edizione in mio possesso
Edizione di riferimento per l’articolo e lo studio approfondito – Editoriale Anicia, Roma, 2017

GC – The Melted Soul