La Scrivania Letteraria

Categorie
Della Storia

Storia della Scienza – V

DAL 400 AL 600, SECOLI DI DIBATTITI E PROBLEMATICHE STORIOGRAFICHE

I secoli dal 400 al 600 sono terreno di dibattito e sorge un problema di natura storiografica: il rapporto tra rivoluzione rinascimentale e rivoluzione scientifica, rinascimento/umanesimo.
Alcuni storici dissero che l’umanesimo non aveva portato nulla alla scienza, aveva mantenuto un atteggiamento ostile nei riguardi della natura, mantenendo l’esclusività delle lettere e della morale. L’umanesimo invece è stato recuperato, studiato e valorizzato e in esso si trova uno degli elementi per cui è stata resa possibile la rivoluzione scientifica.
Atteggiamenti e metodi vennero usati e presi in considerazione per la studio della natura, il conseguimento di risultati, scoperte, ricerche e indagini. Atteggiamento tecnico-operativo: metodo utilizzato dagli intellettuali del 400; essi sono portati all’agire nella trasformazione radicale nel proprio modo di studiare la natura: è necessario rinunciare a far coincidere la scienza con la ricerca di teorie generali volte alla spiegazione di tutto l’universo perché una teoria generale è sterile al fine dei fenomeni e non ha né presa né efficacia pratica sulla realtà concreta.

La pretesa del periodo che va dal 400 al 500 è quella di conseguire risultati utili, ciò per cui vengono circoscritte le indagini. Questa necessità è dovuta dall’insistenza della società e dallo sviluppo delle economie che chiedono di accrescere la potenza dell’uomo sulla natura e mezzi di produzione efficienti. Viene stabilito un legame tra scienza e tecnica, così da costruire un sapere concreto e produttivo.
In precedenza, scienza e tecnica non erano unite. Aristotele intendeva la scienza come sapere inutile e contemplazione mentre la tecnica come pratica. Nella scienza antica non vi è l’esigenza che il sapere sia utile, perché vi erano altri strumenti e strutture sociali, invece dal 400 il benessere di un certo strato di popolazione dipende dalla scienza. Le ricerche particolari portano in luce l’importanza della matematica. Gli strumenti più adatti sono proprio linee e numeri per stabilire i rapporti tra fenomeni.


Riferimenti: Appunti universitari – Storia della scienza
Considerazioni personali

Per completezza e per saperne di più sulla Storia della Scienza, pubblicherò altri articoli e consiglio i testi che ho utilizzato per completezza di studio e di conoscenze: L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, Milano, Garzanti, ed. economica. – Paolo Rossi, Dalla rivoluzione scientifica all’età dei lumi, Milano, TEA, 2000.

img_2473

 

Categorie
Della Storia

Storia della Scienza – IV

Storia della scienza: le figure di rilievo e di prestigio nel panorama umanista e rinascimentale

IL FILOLOGO UMANISTA E LA FORMAZIONE DI UNA NUOVA FIGURA INTELLETTUALE: L’INGEGNERE 

La pratica artigianale pone richieste sempre più difficili che gli artigiani nelle botteghe non possono soddisfare. Da una parte sono necessarie competenze scientifiche, dall’altra lo sviluppo della struttura economico sociale ha urgenza e non tollera ritardi. La ricchezza delle classi dominanti per la prima volta dipende dai successi della tecnica.
Ci si interroga come formare una nuova figura di tecnico al quale gli storici del giorno d’oggi hanno applicato la denominazione di ingegnere, che affronta e studia la natura in modo nuovo, non per trovarne i principi generali e nemmeno solo per l’uso dell’artigiano. Egli dovrà sapere descrivere i fenomeni dettagliatamente, in seguito riprodurli a scopo di regolarli a proprio vantaggio.
L’Umanesimo è un fenomeno con una marcata caratterizzazione letteraria e filologica. I filologi umanisti riescono a fornire strumenti preziosi alla formazione dei nuovi intellettuali; infatti presentano in forma filologicamente correte, cioè critica, i testi degli scienziati antichi. Gli strumenti di studio prodotti dai filologi sono grandi trattati della scienza antica, migliori di quanto non fossero gli scritti del medioevo.

I copisti, gli amanuensi e le edizioni critiche dei filologi umanisti

Prima di esaminare le edizioni critiche prodotte dai filologi umanisti, bisogna prendere in esame l’attività degli amanuensi, nonché copisti medievali e comprendere come i filologi si siano posti nei confronti dei testi riprodotti e del lavoro compiuto.
Gli amanuensi medievali, i monaci, hanno copiato meccanicamente i manoscritti. Accadeva che i monaci saltassero delle righe di difficile copiatura, oppure commettevano degli errori in quanto i manoscritti erano scritti in una lingua a loro sconosciuta oppure scritti in forme complesse. Il filologo umanista tenta di porre rimedio con le edizioni critiche. I manoscritti di varia fonte vengono messi a confronto, in seguito, operando delle scelte derivanti dalle conoscenza del filologo, sia del campo biografico del personaggio trattato, sia del fine dell’edizione, viene redata un’edizione critica, costruita come un fatto scientifico:
I filologi collezionano tutti gli esemplari di un’opera per farne un unico testo: collazionare significa prendere frase per frase e parola per parola scovandole differenze. I testimoni sono tutti i testi che devono essere scelti dal filologo, il quale deve possedere competenze filologiche, storiche e biografiche dell’autore dell’opera. Una volta scelte le versioni attendibili, in riferimento alle intenzioni e all’autore, si crea una proposizione nuova che contenga gli elementi delle versioni scelte. L’edizione critica è dotata dall’apparato filologico, le note che riportano tutte le versioni.
Tra le opere scientifiche oggetto del lavoro degli umanisti, si annoverano soprattutto opere di matematica e medicina, pubblicate e tradotte:
– Apollonio: trattato sulle coniche
– Archimede: può essere denominato ingegnere dell’antichità. Scienza diversa da quasi tutto il resto della scienza antica.
– Auro Cornelio Celso, De Medicina: opera enciclopedica di medicina, ma non solo.
– Ippocrate: ed. prima in latino nel 500
– Galeno: medicina ultimo quarto del 400 prime stampe in latino

Sapere critico di scienziato e ingegnere

Il sapere dello scienziato e del filologo è un sapere critico. Il rapporto tra gli artigiani e gli ingegneri è di tipo collaborazionistico e supera il divorzio tra scienza e tecnica.
L’ingegnere muove i primi passi all’interno delle botteghe degli artigiani, dopodiché acquista competenze maggiori e inizia a riflettere sulla pratica dell’artigiano senza disprezzarla, ma semplicemente va oltre in quanto sa risolvere questioni a cui l’artigiano non trova una risoluzione.

Scienza applicata e status dello scienziato: intellettuale e ingegnere

Si sviluppa la scienza applicata che si dirige verso l’esaltazione umanistica dell’homo faber. L’umanesimo inteso come fenomeno laico pone al centro l’uomo e ne esalta la dimensione attiva e costruttiva. La nuova tipologia di scienziato, teorico e pratico è in rottura con il modello aristotelico di scienza slegata dalla prassi. La scienza attiva non si limita ad un’azione di contemplazione.
Lo scienziato è in grado di fornire qualcosa di concreto alla società che lo retribuisce per le prestazioni compiute. La figura dell’ingegnere diventa una figura prestigiosa che gode di uno status elevato e viene mantenuto dai principi perché soddisfa i bisogni delle corti.

.

.

.

Riferimenti: Appunti universitari – Storia della scienza
Considerazioni personali

Per completezza e per saperne di più sulla Storia della Scienza, pubblicherò altri articoli e consiglio i testi che ho utilizzato per completezza di studio e di conoscenze: L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, Milano, Garzanti, ed. economica. – Paolo Rossi, Dalla rivoluzione scientifica all’età dei lumi, Milano, TEA, 2000.

img_2473.jpg

GC – The Melted Soul

Storia della Scienza – III

Storia della Scienza – II

Storia della Scienza – I

Categorie
Della Storia

Storia della Scienza – III

SCRIVERE E COMUNICARE LA SCIENZA

1. LA COMUNICAZIONE E LA SCIENZA

La comunicazione è fondamentale; la scienza ha una vocazione democratica e una dimensione intersoggettiva di partecipazione del sapere è la scrittura, con vari livelli, dalla epistolare alla pubblicazione di saggi.

Il periodo storico dal ‘600 al ‘700 vede nascere la pratica della monografia scientifica: i trattati tipici vengono messi da parte e vengono prodotti saggi su un argomento. In questo modo gli scienziati pensano, sperimentano e scrivono; i tre livelli interagiscono e si intersecano continuamente.

Si comunica per richiamare l’atteggiamento che viene dalla ricerca dell’ottenimento di validità. La scrittura della scienza non ha niente a che fare con il resoconto stenografico che detta la natura. Lo scienziato moderno sceglie in maniera critica, lavora sull’inchiesta sperimentale e il testo e combina due forme di esperienza, l’esperienza empirica scientifica e l’esperienza testuale. Esse intrattengono relazioni importanti, intrinseche, che lo storico non può trascurare, anzi deve analizzare.

2. DAI DATI SENSIBILI ALLA SCRITTURA DELLO SCIENZIATO

Gli scienziati partono dalla percezione dei dati sensibili; questo pare un momento vero, però la percezione, dopo, viene corrotta dalla descrizione. Essa sembra essere adeguata, ma non lo è; infatti, i giornali di laboratorio degli scienziati, sono le basi delle attività dello scienziato, persino il suo diario pare un punto primo, però non è così perché lo scienziato scrive a partire dalle sue percezioni, la sua osservazione non è obbiettiva, ma influenzata dalle sue stesse percezioni.

Il problema della scrittura della scienza è stato affrontato quando autore e lettore erano figure distinte. Il diario di laboratorio sembra essere un documento di esperienza individuale in cui autore e lettore appaiono assorbiti l’una nell’altra, invece nei giornali ci sono appunti e raccolte di osservazioni.

  • I giornali di laboratorio consistono in quaderni che gli scienziati utilizzano per raccogliere gli appunti delle osservazioni e delle esperienze.
    • Per esempio, Spallanzani ha lasciato una quantità strepitosa di diari e giornali di laboratorio.
  • Nei diari di laboratorio sono state registrate anche le preoccupazioni per la condivisione di risultati. D’altra parte, senza la condivisione delle verifiche condotte, i fatti non avrebbero basi solide della loro esistenza.
    • Ciò perché gli scienziati costruiscono i fatti scientifici e l’esistenza di un fenomeno da indagare parte dal rendere visibile e palpabile l’oggetto dell’indagine. Rendere visibile il fatto scientifico.
  • I dati annotati diventano fatti in primis per se stesso scienziato e poi per comunicare. I fenomeni naturali si esperiscono nella modalità in cui si rende possibile l’esperienza agli altri.

La scrittura è il mezzo per eccellenza di partecipazione del sapere. Fatti e teoria non esistono prima che lo scienziato inizi a tradurre il tutto sulla carta (giornali), per quanto queste pagine siano in prima battuta private.
Il protocollo sperimentale verte sulla concezione di una procedura scientifica, basata sulle strategie di convincimento e di autoconvincimento. Lo scienziato scrive durante il lavoro in laboratorio, inteso come il luogo in cui lo scienziato produce innovazione. nel ‘400 e ‘500, i laboratori erano perlopiù luoghi privati e casalinghi, esterni agli ambienti accademici.

Scrivere significa elaborare con un linguaggio ciò che colpisce i sensi e come muovono le mani dello scienziato. Linguaggio inteso come verbale e non verbale, passante per schizzi e diagrammi, fino a disegni e schemi. Nell’ambiente scientifico, sono sorte in seconda battuta numerose e variegate regole precise di comunicazione, diverse dalle altre comunicazioni.

3. PROCEDURA DI SCRITTURA DELLO SCIENZIATO

Le mani dello scienziato si muovono secondo una procedura fissata e cosi può costruire i suoi soggetti.

  • Lo scienziato scrive un resoconto ordinato, si costringe a questo metodo per ciò che osserva e sperimenta
    • il resoconto ordinato comporta idee chiare. Riorientamento e chiarificazione: caratteristiche che vanno a modificare il corso delle indagini.
    • sinergia di scrittura e lettura che orienta o e guida il corso successivo e futuro delle indagini.
    • giunge a sicurezza del metodo quando fissa sulla carta. Inoltre, sviluppi alternativi possono esser conseguenza di sforzi nell’organizzazione delle informazioni sulla carta.

Scrittura: passato e presente dell’attività scientifica. Scrivere è un’attività volta al passato se si intende come scrittura per la memoria e per sedimentare. Se la scrittura è volta al presente, si riorienta, produce un cambiamento quando giunge a maturazione e si comprende ciò che è stato annotato e si capisce ciò che è stato tralasciato. L’autore sa le operazioni che ha compiuto, ma il lettore no.

Dimensione materiale della scrittura: disposizione della pagina scritta particolare. Modalità di struttura dell’impaginazione per collocare ciò che non è testo, ma è utile per la redazione del testo definitivo.

Normalità e specificità del testo: numerazione, cronologia, riferimenti bibliografici, sigle di vario genere.

Materiale sperimentale, conflitti e falsificazioni

Testo, gestione degli spazi: dimostra le illuminazioni, le idee brillanti e le sottovalutazioni dello scienziato nei riguardi del soggetto dell’indagine.

  • I resoconti delle osservazioni hanno spazi cartacei giusti
    • Le elaborazioni delle osservazioni non hanno una spazio conteggiato in maniera perfetta in quanto lo scienziato ê fautore di una elaborazione critica
  • Lo scienziato tradisce: scelta intenzioni e modifica tramite costrizione
    I diari di laboratorio sono una sequenza, non un ordine. Lo scienziato rielabora prima di tutto i contenuti, significa alterare la sequenza dei giornali ed elaborare un ordine giusto, eliminando ciò che è inesperienza e disordine creativo. Purtroppo bisogna alterare il contenuto, evidenziare e far emergere i concetti importanti.

Ridisporre il tutto secondo un metodo che non si è seguito in laboratorio perché non si era padroni di esso, in quanto il metodo è il risultato del percorso, trae elementi da osservazioni concrete e costruisce l’Osservazione, l’Esperienza: costruzioni chiare e delineate.

4. CONDIVISIONE E RIPRODUZIONE DEL SAPERE SCIENTIFICO

Carattere importante che fa capo alla scrittura è la capacità del testo scientifico di riprodurre ciò che lo scienziato vuole condividere e vuole fare sì che altri possano riprodurre e giungere ai medesimi risultati.

Fino al ‘700 gli scienziati erano in solitudine. Avevano necessità di esperienze e di osservazioni testimone: esistono grazie a un metodo particolare di descrizione delle procedure che le reggono, grazie a una grammatica particolare che regola la narrazione.

Gli altri devono ripetere le procedure, ottenendo i miei risultati da scienziato

Le esperienze-testimone:

  • sono atte alla comprensione, alla dimostrazione e alla testimonianza. Permettono di produrre risultati medesimi ottenuti dallo scienziato
  • esistono grazie a discipline particolari di descrizioni delle procedure, ovvero sono narrazioni ordinate e credibili conformi il buon metodo

La descrizione avviene in termini precisi in modo da convincere che l’apparato sperimentale non è stata un’invenzione, ma che le procedure siano state veramente condotte e i risultati siano stati effettivamente conseguiti.

Si scrive in maniera da consentire agli altri di compiere le osservazioni, ottenendo gli stessi risultati e al tempo stesso riducendo al massimo i margini della creatività. La precisione è fondamentale nell’illustrazione dei risultati:

  • le tecniche
  • le procedure
  • gli strumenti al fine di mettere gli altri in condizione di ripetere

Le descrizioni delle esperienze, delle osservazioni e delle procedure, se uno scienziato sviluppa una certa abilità nella narrazione, diventano tanto stringenti che l’esperimento può essere anche non riprodotto, ma solo sottoposto a lettura. Le descrizioni autorevoli non necessitano di altre dimostrazioni.

Poter ripetere e non dover più ripetere:

  • l’autorità passa dall’osservazione/esperienza alla descrizione
  • ciò che persuade non sono solo i fatti, ma le rappresentazioni e le narrazioni dei fatti
    • il racconto è prova del fatto stesso
  • strategie retoriche della scienza:
    sintesi:
    • non narrare tutto
    • uso delle tabelle
    • collocazione degli esperimenti nel tempo
    • riproduzione limitata degli errori

Gli errori dimostrano:

  • Evoluzione del lavoro: fallimenti rendono credibile
    • Catatio Baenevolenze: farsi amichetto il pubblico. Se anch’io cado nell’errore non c’è da impiccarsi
    • Contingenza: il racconto del buon metodo è credibile se in qualche raro caso l’errore non funziona. Smascheramento come contingente perché non è norma ma è eccezione da smascherare in quanto eccezione

La scrittura della scienza è qualcosa di diverso dalla letteratura in quanto la retorica dipende dalle scelte epistemologiche dello scienziato.
La struttura narrativa della scienza appartiene ad essa, non è un rivestimento della scienza, bensì un elemento intrinsecamente richiesto dalla scienza, non è un’esigenza di stile, ma una necessità propria della scienza, basate su regole e modalità che discendono dalla regole degli scienziati che si sono dati. La nuova scienza è aperta e partecipativa.


Riferimenti: Appunti universitari – Storia della scienza
Considerazioni personali

Per completezza e per saperne di più sulla Storia della Scienza, pubblicherò altri articoli e consiglio i testi che ho utilizzato per completezza di studio e di conoscenze: L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, Milano, Garzanti, ed. economica. – Paolo Rossi, Dalla rivoluzione scientifica all’età dei lumi, Milano, TEA, 2000.

Categorie
Della Storia

Storia della Scienza – II

 VERSO IL ‘600: SCIENZA E TECNICA TRA UMANESIMO E RINASCIMENTO, ‘400 E ‘500 

Nei secoli a partire dalla fine del ‘300, con la massima ascesa tra ‘400 e ‘500, si verifica un processo storico, articolato, scientifico, tanto complesso quanto rivoluzionario che conduce il mondo europeo occidentale cristiano, dalla civiltà medievale alle soglie della rivoluzione scientifica. Avviene una rottura netta, diversa dalla riforma, da intendersi come una modifica che consente la continuità.

La cesura avvenuta prima del 600 è rivoluzionaria ma non è una rivoluzione, bensì un periodo di crisi, un passaggio, uno stravolgimento. Dopo il 600 invece, avviene la vera e propria rivoluzione scientifica, cioè la rottura drastica e netta con la metodologia e l’episteme delle scienze precedenti.

Dalla fine del ‘300, durante il periodo della Scolastica, fino al culmine del ‘500, la crisi è in svolgimento. Le vecchie regole, che avevano costituito dei limiti per il progresso, vengono man mano abbandonate, a favore delle basi gettate per nuovi valori culturali.

La trasformazione avviene nel segno del recupero del mondo classico, attraverso la sua comprensione critica. Con ciò viene a costituirsi una nuova concezione dell’uomo, della natura e di Dio.

Risultato rilevante sarà l’elaborazione di un nuovo metodo di fare scienza che va sotto il nome di matematico-sperimentale o ipotetico-deduttivo e l’avvio poi della scienza moderna, così come è concepita ancora ai nostri giorni.


Riferimenti: Appunti universitari – Storia della scienza
Considerazioni personali

Per completezza e per saperne di più sulla Storia della Scienza, pubblicherò altri articoli e consiglio i testi che ho utilizzato per completezza di studio e di conoscenze: L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, Milano, Garzanti, ed. economica. – Paolo Rossi, Dalla rivoluzione scientifica all’età dei lumi, Milano, TEA, 2000

Categorie
Della Storia

Storia della Scienza – I

Lineamenti di storia della scienza

La storia della scienza è diversa dalla storia delle scienze e dalla storia della filosofia. I suoi lineamenti sono il prodotto di diversi autori e il frutto dell’età moderna, periodo nel quale si colloca la nascita della scienza, intesa come metodo e ipotesi epistemologiche. I testi sono le opere che vengono scritte dai classici mentre gli studi sono invece i saggi.

La storia della scienza si occupa dei problemi sia dell’ambito fisico – matematico sia dell’ambito della vita come un corpus unico. Le scienze della vita, nel periodo contemporaneo sono definite scienze bio-mediche, ma inizialmente il corpus delle scienze era unico. I motivi sono i seguenti:
1. La biologia non venne identificata come branca scientifica se non nel 1800.
2. Le materie mediche comprendevano ambiti diversi dalla medicina, passando dalla botanica alla chirurgia, comprendendo sia la fisiologia che l’anatomia.

I modelli di storia della scienza

MODELLO 1: STORIA EPISTEMOLOGICA DELLA SCIENZA

Ci sono vari e diversi modelli per fare storia della scienza; il primo da esaminare è il modello della storia epistemologica della scienza. Si tratta del metodo più recente e si presenta alto e sofisticato, utilizzato dai filosofi della scienza. Il filosofo si volge ed è interessato al passato, ma solo nella misura in cui va a ricercare e trovare nel passato casi, eventi, fenomeni, personaggi ecc.. che confortano la propria filosofia, la sua filosofia della scienza e la sua teoria della storia.
Il modello di storia epistemologica della scienza è un modo di fare storia della scienza che manifesta:

  • una condizione di debolezza euristica: con difficoltà si porteranno alla luce nuovi documenti o alla pubblicazione di inediti perché volendo confortare una teoria precisa di come debba essere fata la scienza, si guarderanno solo ai casi che sostengono la teoria e le scelte saranno di natura selettiva
  • costituzione estranea alla comprensione del passato come presente di chi visse nel passato. Chi aderisce a un modello di questo tipo non guarda al passato come al presente di quegli anni, in cui gli individui vivevano e operavano, ma guarda al passato, come passato del presente vivente e finisce per trovare per lo più errori e precorrimenti

Il modello epistemologico della scienza presenta quindi:

  • una debolezza e un’incapacità di spiegare quello che nel periodo storico della modernità avviene sotto forma di rivoluzione, sviluppata poi in modelli e protocolli
  • incapacità di comprendere quello che è frequente nella modernità, cioè teoria e pratica, mente e mano, teoria e procedura, impegnate in un lavoro sinergico e continuo

In conclusione, gli storici epistemologici appaiono gravati da inadeguatezza filosofica. I protagonisti che svolsero un ruolo fondamentale appaiono come personaggi filosoficamente deboli perché la storia epistemologica della scienza è interessata alle teorie filosofiche dell’oggi, non alla comprensione delle teorie del passato per il passato. I personaggi dell’epoca lavoravano con la teoria e con la pratica, usavano strumenti e quindi sembrano essere depositari di un sapere minore.

MODELLO 2: MODELLO DI STAMPO POSITIVISTA, STORIA POSITIVISTA DELLA SCIENZA 

La storia della scienza scritta dal filosofo finisce per convergere con i modelli più antiquati dell’800, cioè i modelli di stampo positivista. Per stampo positivista si intende la storia della scienza fatta dal professionista scienziato, colui che in genere si ritiene nella pienezza del sapere vero. A meno che non si tratti di scienziati scaltriti dal punto di vista critico, lo scienziato però non possiede la sensibilità storica e non gli è richiesta. Invece il filosofo si ritiene nella pienezza del sapere filosofico.
Lo scienziato opera con sguardo introspettivo: parte dal presente. Ricostruisce il passato, guardandolo come un cumulo di ingenuità e di errori commessi dalle generazioni precedenti. Sequenza di precorrimento bizzarri e errori ingenui.
Nell’età moderna si trovano scienziati che si possono definire “manovali dell’esperienza scientifica” (c. Diderot), che lavorano con la mente, gli occhi e le mani a grandi edifici che non sono il risultato di pochi ma di tanti manovali e rappresentano un tessuto connettivo di quella che si può intendere come l’alba della scienza moderna; costruiscono i fatti scientifici, il metodo di come fare scienza e cos’è la scienza modernamente intesa. Non si troveranno solo i migliori, ma anche i molti criticati e diversi personaggi che appartengono a varie professioni, artigiani e costruttori del nuovo metodo. Gli individui suddetti sono coloro che costruiscono il terreno per i personaggi della scienza moderna.


I due modelli precedenti possono essere allettanti, ma non utilizzabili perché non aderenti agli eventi accaduti. Sorge la necessità di una ricostruzione genetica.


MODELLO 3: RICOSTRUZIONE GENETICA DELLE TEORIE

La storia intellettuale, della scienza e delle idee scientifiche, dà il meglio confrontando i testi, nello sforzo di ricostruire il percorso per e con il quale lo scienziato giunge alle conclusioni. La genetica delle teorie scientifiche ha ottenuto risultati nei confronti di manoscritti inediti e opere pubblicate.

Applicazione: per comprendere i precedenti compiuti e osservati dallo scienziato bisogna lavorare su tutto ciò che precede. La scoperta deve essere posta al di là di se stessa: bisogna entrare nei luoghi concreti della scienza, non solo studi e biblioteche, ma anche laboratori, sperimentazioni in campo, raccolte di campioni naturalistici.

Una storia come genetica di teorie dovrebbe proiettarsi fuori da se stessa e confrontarsi con qualcosa che teoria non è.

L’intelligenza umana è sia idea che procedura, teoria e manualità. La dimensione della manualità è importante e molto forte nell’essenza della vita, è rilevante ed è presente in tutti i campi. La dimensione operativa è costitutiva per i fatti scientifici.

MODELLO 4: ARCHEOLOGIA DI PRATICHE

Al terzo modello preso in considerazione, è associata una storia della scienza che fa anche archeologia di pratiche: un modello particolare e molto complesso. Lo storico prende in considerazione ed esamina tutto ciò che è parte operativa, tutto quello che non è idea.
Seguendo il modello, ci si scontra con qualcosa che viene agli storici della scienza dalla formazione che gli storici della scienza non anglosassone, ma in ambito latino, hanno alle spalle. I latini sono in genere umanisti, alle spalle hanno studi storici o filosofici.
Gli scienziati non lavoravano la teoria e la pratica in maniera dissociata. Vivono il tutto nella manualità, non vi sono concetti disincarnati.

L’archeologia dei processi di produzione del sapere scientifico viene usata anche per restituire la dimensione materiale costitutiva dei fatti scientifici di un gruppo di scienziati in un preciso momento storico. Gli scienziati stabiliscono il metodo e anche cosa sia l’oggetto della scienza.

Gli scienziati dell’età moderna producono i fatti:

  • Cosa è degno di essere oggetto di scienza?
  • Ciò che si vede o che non si vede?
  1.  I fatti scientifici vengono prodotti per cose di cui si ignorava l’esistenza o di cui si sapeva l’esistenza semplice (la composizione dell’acqua)
  2. In laboratorio si usano l’intelletto e la manualità. I laboratori all’epoca non erano luoghi adibiti alla ricerca in ambienti accademici, bensì luoghi “casalinghi”, studi, laboratori privati in cui gli scienziati lavoravano in piena autonomia. Le ricerche non avvenivano in luoghi di trasmissione del sapere tradizionale
  3. Il riconoscimento avviene solo mandando riscontri di esperienze e di fatti
  4. Il sapere scientifico è democratico, perché vuole essere pubblico. Solo con la circolazione delle scoperte compiute, lo scienziato trae validità per se stesso e per i risultati ottenuti
  5. I metodi di base di azione dello scienziato:
    Osservazione: non interferisce con il corso naturale degli eventi. Esempio: osservare: studiare la vita del lombrico.
    Esperienze: l’esperienza interferisce con il corso degli eventi. Esempio: agire sull’evento: tagliare il lombrico
    La serie: tratto tipico del metodo moderno, per intendersi, è anche la serie come serie di osservazioni e di esperienze.

Bisogna misurarsi con i contenuti positivi delle scienze e non solo con i dettagli tecnici, perché sono la struttura fondamentale per la costituzione delle teorie scientifiche e del metodo scientifico.


Riferimenti: Appunti universitari – Storia della scienza

Considerazioni personali

Per completezza e per saperne di più sulla Storia della Scienza, pubblicherò altri articoli e consiglio i testi che ho utilizzato per completezza di studio e di conoscenze: L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico e scientifico, Milano, Garzanti, ed. economica. – Paolo Rossi, Dalla rivoluzione scientifica all’età dei lumi, Milano, TEA, 2000